Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
La novità

Presentati gli spumanti Abruzzo Dop: metodo classico o Martinotti, convincono i primi assaggi

27 Luglio 2015
Lino_Olivastri_sciabolata Lino_Olivastri_sciabolata


(Lino Olivastri apre con la sciabola la prima bottiglia di bollicine dell'Abruzzo Dop)

da Milano, Michele Pizzillo

La contrazione del mercato del vino e, quindi, del consumo pro-capite in particolare nel nostro Paese è sotto gli occhi di tutti. Ma c’è, anche, un incremento delle richieste di bollicine. Può una regione come l’Abruzzo non tenere conto di questo trend? No.

È la riposta decisa del management della più importante realtà vinicola abruzzese, Citra, che conta più di 3.000 viticoltori presenti un tutta la regione. Così è nata l’idea di sperimentare le spumantizzazione di vini ottenuti da cinque vitigni autoctoni abruzzesi: Cococciola, Passerina, Pecorino, Montonico, Montepulciano. E, quindi al progetto “Spumanti Abruzzo Dop”. “Si tratta di bollicine che stanno muovendo i loro primissimi passi – sottolinea Lino Olivastri, enologo di Citra e responsabile del progetto -. Possiamo dire che tutti e cinque i cultivar che abbiamo utilizzato rivelano un’ottima attitudine a questo tipo di vinificazione, esprimendo le rispettive caratteristiche anche in funzione dei vari ‘terroir’ di allevamento; inoltre, alcuni di essi, Cococciola e Passerina, sembrano maggiormente predisposti alla spumantizzazione con il Metodo Martinotti, mentre altri, in particolare Pecorino e Montepulciano, appaiono più adatti all’utilizzo del Metodo Classico”.

Il progetto “Spumanti Abruzzo Dop” è realizzato da parte di Codice Citra attraverso le sue associate e i soci vignaioli, con la partnership di Crivea (Consorzio per la ricerca viticola ed enologica d’Abruzzo) e dell’Università di Teramo. E finalizzato a produrre spumanti sia con il Metodo Martinotti sia nelle versioni Metodo Classico e Metodo Classico Millesimato, dopo un riposo sui lieviti di 36 e 48 mesi.

Un progetto che secondo Olivastri nei prossimi mesi dovrebbe dare la certezza per il definitivo avvio alla fase di produzione di spumanti abruzzesi, visto “che le prime degustazioni, l’altro giorno a Milano, di prodotti sia pure ancora in erba, hanno dato indicazioni molto utili per il proseguimento del nostro percorso. “Da parte nostra – ha detto Olivastri – seguiamo giorno per giorno l’evoluzione di questi vini perché vogliamo essere certi di offrire un prodotto che possa competere sui mercati mondiali per qualità ed anche per l’unicità che rappresenta il terroir abruzzese. Senza dimenticare che il progetto di spumantizzazione dei nostri vitigni rappresenta una grande opportunità, non solo per la vitivinicoltura abruzzese, ma anche per la promozione della regione a livello internazionale.”

L’idea di bollicine abruzzesi non è nuova: da tempo, dicono i tecnici di Citra, si pensa che le cinque rinomate cultivar abruzzesi abbiano una spiccata vocazione a dare vita ad eccellenti vini spumanti, in grado di essere apprezzati dal pubblico nazionale e internazionale. Vini che, grazie proprio alle bollicine, permetteranno alle loro caratteristiche di esprimersi in modo diverso, ma altrettanto ricco e appassionante. Ma per essere certi di avere bollicine dalle caratteristiche molto spiccate, si è puntato tutto su innovazione e ricerca con i tre protagonisti del progetto che mettono insieme le rispettive competenze, per valorizzare al meglio le sinergie. Così l’Università di Teramo cura tutta la parte scientifica: dalla raccolta dati alla sperimentazione pura. Tali informazioni diventeranno oggetto di tesi scientifiche di laureandi, che insieme ai loro professori saranno parte attiva del progetto. A Crivea compete tutta la parte inerente la tecnologia enologica. Mentre il Codice Citra ha messo a disposizione il suo know-how costituito da una rete di agronomi ed enologi di tutte le associate e grazie agli oltre tremila soci vignaioli produttori delle uve, oggetto della sperimentazione, occupandosi anche della elaborazione degli spumanti.

Il percorso dei nuovi spumanti è partito dalla vigna – tecniche di allevamento, valutazione delle rese, potatura secca, potatura verde, scelta tra coltivazione tradizionale e biologica, scelta dell’epoca vendemmiale, analisi chimica delle uve, valutazione dell’impatto ambientale, eco sostenibilità viticola – per passare poi per la cantina e i laboratori – vinificazione in bianco e in rosé, reazioni alla presa di spuma con i due metodi, analisi chimiche dei vini – e per giungere alla bottiglia – esami organolettici, valutazioni sensoriali – e, si spera, di arrivare su un gran numero di tavole dei consumatori.