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Lo studio

Franco Berrino (Istituto Tumori di Milano): ecco come prevenire con l’alimentazione del contadino

28 Maggio 2012

Se si chiede alle gente quali siano le principali cause dei tumori la maggior parte delle risposte convergerebbe sul tabacco.

Pochi, al di là degli informati e dei salutisti, oltre alle sigarette andrebbero ad elencare anche l’alimentazione, la cattiva alimentazione. Sono questi i fattori determinanti la predisposizione al male. Continua a ribadirlo Franco Berrino, direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Conosciuto oramai come uno dei paladini dell’educazione alimentare a scopo preventivo, Berrino lo abbiamo incontrato a Palermo in occasione di un convegno tenutosi con i coordinatori del progetto Diana, di cui è il curatore, che studia gli effetti della sana alimentazione sulle recidive del tumore al seno in 12 centri d’Italia.


Franco Berrino e Adele Traina

Una decina le regole da seguire a tavola, semplici, che però prevedono un “reset” del gusto e delle abitudini soprattutto, il ritorno di un approccio al cibo di un tempo “emoto”, relegato oramai nella memoria anche per gli anziani. Le divulga come un manifesto etico prima che salutistico. Non è una dieta vegetariana quella promossa dal professore ma un’alimentazione prevalentemente di origine vegetale. Sul banco degli imputati mette le carni, rosse e bianche, ed anche il pesce. Ed ecco il perché: “Purtroppo i nostri mari sono inquinati – spiega Berrino -. I pesci carnivori accumulano un quantitativo di veleni che poi inevitabilmente ingeriamo. Il pesce che si nutre di alghe, quello vegetariano, come lo sgombro o le sardine, è il migliore da inserire nella nostra alimentazione. Le carni rosse hanno un’alta concentrazione di ferro, andrebbero evitate, e anche le carni bianche, bandite, se sono da animali allevati in batteria. Sono cose che tutti sappiamo. La carne, quella che si reperisce oggigiorno, fa male ai bambini, anche se molti pediatri dicono il contrario”.

Sullo zucchero si pronuncia con tono intransigente. “Si dovrebbe eliminare dalla nostra dieta e si dovrebbe cominciare proprio dai bambini. Abituarli a gusti meno dolci. Abituarli invece al dolce della frutta. L’aumento della insulina e della glicemia causano l’infiammazione e la predisposizione ai tumori”. E sotto accusa i dolci. “Stamattina in albergo – racconta per dare il buon esempio – mi hanno proposto un cannolo siciliano  per colazione. Bene, io la scorza del cannolo l’ho fatta riempire con ricotta fresca. Può sembrare un’eresia ma assicuro che era buonissimo”. Su amidi e farine raffinate nessuna deroga. “Ritorniamo a fare pane e pasta in casa. E poi nutriamoci con tutti i tipi di legumi, variando”.

Chiedendogli se il mangiare biologico sia un valido sistema di prevenzione risponde: “Non ci sono ancora studi che dimostrano questo. Sicuramente non fanno male i prodotti biologici. Si è fatta una piccola ricerca su bambini che hanno consumato cibo biologico, si è riscontrato una riduzione dell’asma, di dermatiti atopiche ma difficile capire se questo fenomeno sia da ricondurre esclusivamente al prodotto biologico o perché magari in casa la mamma li ha già educati a mangiare bene. Frutta e verdura anche da campi coltivati in convenzionale non fanno male. Non si sono riscontrati ancora casi di malattie esclusivamente riconducibili alla quantità di sostanze chimiche o antiparassitari. Certo i contadini sono più esposti ed effettivamente su questi soggetti si è riscontrato un legame”. La posizione sul biologico è comunque critica. “E’ diventato un business. Nei negozi specializzati vedo sullo scaffale un sacco di “porcherie”. Prodotti di tutti i tipi, dove le sostanze contenute sono lo stesso dannose come quelle presenti nei cibi industriali. Vorrei che questi negozi facessero una reale educazione mettendo in entrata frutta, verdura, prodotti della terra e non trasformati”.

Il modello ideale di nutrizione è per Berrino quello del contadino. “Dovremmo mangiare come il contadino siciliano di una volta o come quello del Cilento. E’ la dieta mediterranea il modello migliore per curarsi, ma non quella attuale, quella di tantissimi anni fa. Nemmeno la cultura gastronomica asiatica può eguagliarla, che anzi oggi è diventata troppo ricca di sali e non è così quindi salutare come si pubblicizza”. Per quanto riguarda il vino, lo spazio a tavola, secondo il professore, dovrebbe essere dato a quello senza solfiti. “Sono dannosi, e le sostanze derivate da azoto sono causa di infezioni nell’intestino”.
 
Ecco quindi le regole per curarsi con una sana alimentazione e stile di vita:
 
1.    Mantenersi snelli pert utta la vita
2.    Praticare esercizio fisico
3.    Limitare cibi con alta densità calorica
4.    Evitare bevande zuccherate
5.    Basare l’alimentazione su cibi di origine vegetale con un’ampia varietà di legumi. Cereali e frutta.
6.    Diminuire consumo di carne rossa
7.    Evitare bevande alcoliche e il consumo di cibi conservati sotto sale o cereali e legumi conservati in ambienti umidi
8.    Evitare uso di integratori
9.    Mangiare il pesce che sia meno inquinato, soprattutto se si è in gravidanza

Chi sta applicando l’alimentazione come metodo curativo sono le due mila e cento donne italiane che sono state colpite dal tumore al seno aderenti al progetto Diana. E non solo lo fanno in casa ma proprio in occasione dei corsi promossi dal progetto, moduli di pratica ai fornelli attraverso l’applicazione di ricette della tradizione “ragionate” che vedono l’ausilio di pasticceri e chef, come Salvatore Cappello e Pietro Pupillo che in Sicilia stanno seguendo 660 donne. La dottorezza Adele Traina è il coordinatore del centro di Palermo per il progetto Diana e ci dà qualche anticipo sull’esito del progetto:  “Ancora non si è concluso lo studio ma dai primi risultati abbiamo rilevato una diminuzione nelle donne che applicano i principi della sana alimentazione di recidive”.

C.d.G.