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Cronache dal Vinitaly

“Vi racconto il Sassicaia”

09 Aprile 2011
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La firma del Sassicaia, Nicolò Marchese Incisa della Rocchetta, racconta il suo vino e pronostica un futuro tutto in rosa. “Sempre più donne capiscono questo vino, hanno un palato migliore”

“Non c’è alcun segreto dietro al mio vino solo il terroir”, questo la unica e sola formula magica che svela l’ambasciatore del Sassicaia il marchese Nicolò Incisa della Rocchetta (nella foto).

La combinazione di terreno, clima, varietà e fattore umano è tutto ciò che ha fatto la grandezza di questo simbolo enologico. “Anche se quest’ultimo – precisa il marchese – incide sul vino solo il 10%. Si possono certo fare errori nella vinificazione o alla vendemmia. L’unica cosa importante è la qualità dell’uva. Proprio questo vino nasce in vigna, è la nostra filosofia e quella sostenuta da Giacomo Tachis”. Ma forse un segreto lo avrebbe e sta proprio nella sua evoluzione, poiché come testimonia lo stesso produttore, più di molti altri vini, il Sassicaia muta di annata in annata mai rimanendo uguale a sé stesso: “E’ il vino italiano che più risente della diversità delle annate. Dipende tantissimo dal tempo della vendemmia”. Quello che non muta mai sicuramente è la sua piacevolezza che gli ha reso e gli rende ancora fama mondiale tanto che, conferma Incisa della Rocchetta, è ancora oggi più capito all’estero e sempre di più apprezzato dalle donne: “Sicuramente è più apprezzato fuori, però anche in Italia adesso si avvicinano persone più educate nel gusto. Vedo che molte donne hanno il palato per capirlo, hanno il palato migliore”. Sarà anche per questo che il produttore vede un futuro in rosa: “Con il passare degli anni il vino continua a piacere, aumentano i consensi, il futuro lo vedo sempre rosa e molto lungo nel tempo – riferendosi alla sua longevità come una delle sue principali peculiarità -. Il modo migliore per gustarlo è dopo dieci anni”. Longevo in bottiglia e anche nel bicchiere come precisa: “E” un vino timido, bisogna dargli il tempo di esprimersi, è introverso e con lui bisogna essere molto pazienti”.

Manuela Laiacona