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Itinerari

Sicilia seconda terra al mondo con la più lunga storia del té. A Raddusa il museo nazionale

11 Novembre 2013
tazze_raku tazze_raku

Ci sono delle strade che sembrano perdersi nel nulla, luoghi nei quali non penseresti mai di andare e che invece custodiscono cose inaspettate.

 Nascosta tra le colline al confine tra la provincia di Catania e quella di Enna, si trova la Casa del tè, l’unica che esista in Italia. Siamo a Raddusa, città del grano, recita il cartello all’inizio del paese. Poco più di tremila abitanti. Quando arriviamo non c’è un’anima in giro. Tutto è silenzioso, statico. Pensiamo addirittura di aver sbagliato strada. Ma poi appare l’insegna in legno: Casa del tè, c’è scritto. Ci accoglie Salvo Pellegrino, uno dei quattro maestri del tè che esistano in Italia, consacrato in Giappone dopo venticinque anni di ricerca ed esperienza. E' lui a guidarci lungo la scala che porta all’ingresso del Museo Nazionale del tè. Per entrare bisogna togliersi le scarpe e lasciare che i nostri piedi vengano accarezzati dal pavimento in legno realizzato con le regole del Feng Shui, così come tutto il resto che ci circonda. La luce entra nella stanza da una finestra esposta ad est per accogliere l'energia del sole, la sala è asimmetrica per simboleggiare le difficoltà che si incontrano nella vita. 

Varcare la soglia è come entrare in una dimensione senza tempo e senza spazio. O ricchissima di tempo, di tutto quello passato e di tutto lo spazio del mondo. In un unico ambiente, infatti, sono racchiusi millenni di storia dell’umanità sintetizzati in miscele di tè, tazze e teiere di tutti i tipi e di tutte le provenienze. Ci sono la tazza e la teiera più grandi del mondo realizzati dai ceramisti di Caltagirone, che hanno fatto entrare la Casa del tè nel Guinness dei primati, così come, in precedenza, c’era riuscita la collezione di oltre seicento tè provenienti da varie parti del mondo, che ha permesso alla Casa del tè di Raddusa di superare il primato del Giappone.

Ci sono circa cinquecento esemplari di teiere della città di Yixing, che racchiudono duemila anni di storia. Tutte realizzate in terra porpora zisha, queste teiere non sono smaltate perché, secondo gli esperti, l’uso del piombo presente negli smalti, modificherebbe notevolmente il sapore dei tè pregiati. Ciascuna conserva un colore speciale a seconda della zona di provenienza della Cina e della terra con cui sono state realizzate tanto da sembrare forgiate ora in legno, ora in ghisa o in ferro.

C’è una tavoletta di tè pressato cinese da di oltre un chilo utilizzata come dono di fidanzamento dalle famiglie benestanti della Cina, o la versione in tavolette più piccole e più economiche. Ci sono le tazze raku, tra i pezzi più preziosi della collezione del museo il cui valore può arrivare a due mila euro, perché realizzate a mano e cotte in una fossa scavata nel bosco. Ci sono i tè invecchiati nei nidi di rondine tipici della Cambogia o quelli tibetani invecchiati nelle tegole. C’è un bollitore del 1810 appartenuto ad una famiglia di samurai e il tè birmano le cui foglie sono invecchiate in canne di bambù, l’unico al mondo ad essere mangiato passato nel sesamo e nel peperoncino e servito in una sorta di antipastiera di legno laccato. Ci sono le teiere piccole per i tè pregiati, quelle fatte con i fanghi verdi e via così per ore, a guardarsi intorno e stupirsi per tanta ricchezza.

“Sono venticinque anni che studio e raccolgo materiale”, racconta Salvo Pellegrino che al tè ha anche dedicato due pubblicazioni. E che tra i suoi progetti ha quello di ampliare il museo utilizzando una struttura in costruzione a poca distanza da quella attuale. Il suo amore per il tè è nato a Windsor, in Inghilterra, – e dove altrimenti? – luogo nel quale ha lavorato per qualche anno. Li si occupava di abbinare i dolci al tè e per farlo al meglio ha iniziato a studiarlo. Da allora non si è più fermato e oggi, a Raddusa, nell'estrema provincia di Catania come in Giappone, è possibile anche assistere ad un’autentica cerimonia del tè.

Accanto alla casa-museo c’è l’orto, una piantagione di due ettari dove viene coltivata la pianta del tè, la camellia sinensis, insieme con un gran numero di piante officinali ed erbe aromatiche che Pellegrino utilizza per creare le sue tisane. E tra una cosa e l’altra ha anche ricostruito la storia del tè in Sicilia e ha scoperto che la nostra regione ha la più lunga storia del tè al mondo dopo la Cina perché in Sicilia la pianta del tè è arrivata nel 950 d.C. insieme con arance e gelsi.

Clara Minissale

 

http://www.lacasadelte.it/
via Garibaldi 45, Raddusa, Catania
tel. 095 662193