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L'allarme

La susina Presidio Slow Flood… alla frutta

19 Luglio 2012
susine susine

Si chiama susina sanacore. Molti la chiamano bianca o gialla.

È un presidio Slow Food e viene coltivata solo a Monreale in tutto il territorio nazionale. Solo che non si vende. L’allarme lo lancia l’agronoma Marilù Monte, una delle principali produttrici del frutto. “L’intera produzione giace nei magazzini – dice – C’è una forte concorrenza dei mercati esteri”. Il prezzo di vendita è molto basso (si aggira intorno agli 80 centesimi per chilo). Ai tempi della lira la susina veniva venduta per 1.400 lire al chilo. “In pratica non è cambiato nulla – dice Marilù Monte – Non riusciamo a coprire le spese e non possiamo pagare gli addetti alla raccolta”. Una varietà unica nel suo genere che rischia di sparire per sempre.

Nemmeno in città, a Palermo, dove un tempo si registravano i dati maggiori di vendita, la susina sembra essere apprezzata. Anche dopo essere stata affiliata allo Slow Food, l’associazione internazionale nata in Italia con lo scopo di preservare alcuni prodotti italiani a rischio estinzione. O di valorizzarli. Quest’anno il raccolto si è confermato. Si prevede di raccogliere circa 250 quintali. Ma i 4 maggiori produttori delle susine che si trovano nel monrealese (tra cui il sindaco della cittadina normanna, Filippo Di Matteo), sanno già che avranno parecchie difficoltà. La produzione spagnola e marocchina ha infatti già saturato il mercato. “Ci stiamo guardando intorno – dice Marilù – ma credo che l’associazionismo rimanga la soluzione ideale per tentare di uscire dalla crisi tutti insieme”. I prodotti che vanno di più sono i derivati, come le confetture. Ma per farle occorrono spese superiori che le aziende in questo momento non si possono permettere.

Giorgio Vaiana