Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'appello

“Nella zootecnica c’è tanto lavoro per i giovani, la politica però deve aiutarci”

07 Giugno 2013
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“Sicurezza alimentare e qualità” afferma con convinzione “sono due rotaie che viaggiano sullo stesso binario”.

 Su questo concetto Vincenzo Chiofalo, Presidente del Consorzio di Ricerca Filiera Carni Sicilia, non ammette repliche. Un ragionamento che tesse i fili della valorizzazione della carne attraverso le peculiarità regionali rappresentate dalle razze autoctone siciliane. Un impegno  concreto e rigoroso che inizia a toccare traguardi sempre più importanti. E’ di questi giorni la notizia di un accordo siglato a Messina tra il Consorzio Filiera Carni e l’azienda giapponese Biobalance Co. Ltd con sede a Nagoya che prevede una partnership (per un periodo di 24 mesi) finalizzata alla produzione in Giappone di una linea di alimenti naturali per gli animali. “Abbiamo chiuso l’accordo di collaborazione” racconta il prof. Chiofalo senza nascondere il suo entusiasmo “cominciando a lavorare con un probiotico già commercializzato in Cina, Giappone e Stati Uniti che dovrà essere introdotto per la vendita nell’Unione Europea. Qui per essere accettato dovrà essere sottoposto a dei test di verifica, passando poi per l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. Tutto questo comporta un ulteriore stimolo  per i nostri laboratori e per  i giovani che vi lavorano, ma vuol dire anche lavorare con profitto nel settore dell’innovazione, della ricerca e dello sviluppo”. All’orizzonte altri importanti progetti di innovazione tecnologica: ”Stiamo lavorando sulla valorizzazione degli scarti dell’agroalimentare (scarti dell’agrumistica, del tonno…) da inserire nell’alimentazione animale. C’è un altro progetto importante, Smart Cities, per il recupero dei prodotti dei supermercati prossimi alla scadenza e finalizzati alla alimentazione animale ed ancora un progetto di innovazione che riguarda le protesi dell’anca umana con le ossa di cavallo”. Grazie all’intensa attività svolta sul territorio regionale dalla Corfil Carni è nato tempo fa il “Consorzio Carni di Sicilia” in base al quale è stato possibile pensare ad un marchio unico per contraddistinguere e valorizzare la carne siciliana. Una struttura di immediato riscontro che garantisce al consumatore la provenienza, la qualità, le tecniche produttive e la salubrità del prodotto: “oggi fanno parte del Consorzio duecento allevamenti, ottomila vitellli, 40 punti vendita sparsi per la Sicilia principalmente nella provincia di Palermo”.

La strada da percorrere però è ancora in salita. La zootecnia siciliana conserva ancora in larga parte caratteristiche strutturali, a volte tecniche ed organizzative (mancanza di forme associative) tradizionali e superate. Cosa è necessario fare per superare questa situazione? Il Presidente Chiofalo rimane a pensare alcuni istanti poi dice: “Nell’ambito del panorama agricolo siciliano il comparto zootecnico – filiera delle carni assume una importanza rilevante con una produzione valutata complessivamente intorno ai 240 milioni di euro. E’ costituita da 400mila capi soltanto nel settore bovino e da dodicimila aziende. Se facciamo una media, otteniamo circa trentasei capi per azienda. Questa si chiama polverizzazione. Cosa è necessario fare? Anzitutto aggregazione tra i produttori ai quali chiedo di ragionare in termini di filiera. Il singolo allevatore non può svegliarsi la mattina pensando di avere un prodotto migliore degli altri. Si vince soltanto se si fa squadra. Purtroppo a causa di alcune scelte fatte in passato dalla politica non è stato facile riuscire ad incentivare questo tipo di ragionamento”.

Nel programma di sviluppo rurale  Sicilia 2007/2013 è scritto a chiare lettere che la Sicilia a causa di limiti strutturali ed organizzativi che caratterizzano l’intera filiera delle carni, non è attualmente in grado di coprire l’intero fabbisogno regionale di carne bovina, che quindi viene importata sia dall’Italia che dall’Estero. In buona parte come animali vivi, ma non mancano le importazioni di carne fresca, refrigerata o congelata. Le esportazioni, di conseguenza sono del tutto trascurabili. Cosa è necessario fare per invertire questa tendenza?: “Ciascuno di noi consuma ventiquattro chili di carne bovina all’anno. La Sicilia ne produce soltanto otto chili, il resto lo importiamo. Se noi attraverso una operazione di aggregazione e di filiera riuscissimo a spostare soltanto di un chilo questa produzione a favore della Sicilia aumenterebbe la produzione di circa diecimila vitelli. Occorre poi potenziare questo marchio Born in Sicily di cui parla tanto l’assessore Cartabellotta ed entrare in modo più deciso nella Gdo”.

La situazione è molto complessa:  le aziende zootecniche siciliane ed in particolare i piccoli allevatori, disorientati dai cambiamenti della politica comunitaria, gravate dalle crisi congiunturali (BSE, malattie e siccità) e dall’affermarsi di una normativa igienico-sanitaria piuttosto rigida, sono state sottoposte, negli ultimi anni, ad un processo di disgregazione (falcidia del patrimonio in bestiame) e di espulsione, con ripercussioni sui fenomeni di esodo agricolo e rurale dalle zone montane e collinari interne. A ciò si aggiungono le carenze infrastrutturali, costo dell’energia, costo dell’acqua, costo del lavoro (con particolare riguardo alla incidenza degli oneri previdenziali), costo dei tempi dei trasporti sono alcune delle problematiche che gli allevatori devono affrontare. Quali sono le più urgenti?:“La problematica più urgente consiste nel fare emergere la professionalità di tanti allevatori che oggi stanno lavorando sul miglioramento della qualità e sostengono le nostre razze autoctone. La razza Modicana e quella Cinisara  rappresentano degli scrigni di grande valore che non devono scomparire. Su queste due razze rustiche la Regione Siciliana dovrebbe puntare quando presenta le eccellenze del territorio. Insieme ai formaggi storici e ai vini rossi ci dovrebbero essere anche le “Rosse di Sicilia”. Per farle emergere bisogna certificare la carne e la sua rintracciabilità. Si tratta di fare cultura della carne la cui conoscenza spesso, in Sicilia, manca. Bisogna poi aiutare gli allevatori potenziando i trasporti, l’elettrificazione. Queste cose devono essere inserite nei bandi del nuovo Sviluppo Rurale 2014-2020”. Rafforzamento della filiera, diversificazione delle attività dell’impresa, qualità, aggregazione e marketing sono, dunque, gli obiettivi su cui puntare per affrontare le sfide che la zootecnica siciliana deve affrontare. Una sfida in cui è necessario anche il supporto delle autorità regionali. Intende fare un appello alle autorità regionali a favore del Consorzio?:“Noi siamo all’interno della tanto discussa e adesso annullata tabella H. Il Presidente Crocetta difende la meritocrazia. Difende chi produce e chi è capace di creare sviluppo e lavoro ai giovani. Oggi il Consorzio di Ricerca Filiera Carni riesce in questo intento. E’ l’unico organismo di certificazione dell’Assessorato Risorse Agricole e Alimentari della regione Siciliana per i prodotti di qualità riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole ed è anche organismo di certificazione accreditato da Accredia per le certificazioni di prodotto e di filiera per l’agroalimentare. E’ un organismo vivo e vitale. Invito,dunque, il Presidente Crocetta a visitare le nostre strutture e i nostri laboratori. Prima di qualsiasi provvedimento preso dalla politica, bisognerebbe fare una sorta di censimento per vedere quali sono le strutture sane ed operose in Sicilia. Non vogliamo riconoscimenti. Chiediamo, appunto, una sua graditissima visita in modo che verifichi in prima persona il nostro modo di lavorare. Faccio il Presidente del Consorzio da dodici anni e l’ho sempre fatto ponendo molta attenzione alle risorse pubbliche che sono poche e all’occupazione giovanile a cui bisogna dare concrete e reali possibilità di sviluppo. Alla politica dico che in Sicilia c’è un capitale umano già formato e pronto ad essere immesso nel mercato. Costruiamo dunque delle vere politiche a favore di queste professionalità troppe volte costrette ad andare all’estero perché in Sicilia non riescono ad emergere”.   

Rosa Russo
 

Consorzio di Ricerca Filiera Carni
Università degli Studi di Messina Veterinaria
Sez. Zootecnica e Nutrizione Animale
Polo Universitario dell’Anunziata
98168 Messina
Tel.090/353659– Fax 090/3500098
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