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Birra della settimana

Nino e le “sue” birre: così ha cambiato per sempre il mondo brassicolo milanese

18 Novembre 2018
Nino_foto_darchivhio Nino_foto_darchivhio


(Antonio “Nino” Maiorano)

di Andrea Camaschella

Sabato si è festeggiato il compleanno del Lambiczoon, noto pub di Milano, specializzato, come suggerisce il nome, nelle fermentazioni spontanee della tradizione di Bruxelles e dintorni.

Cinque anni sono passati da quando Antonio “Nino” Maiorano, fino ad allora deus ex machina dello Sherwood Music (Nicorvo, PV) nel mezzo della campagna lomellinese, ha inaugurato, con il socio Alessandro “Alle” Belli dell’Arrogant Pub di Reggio Emilia, il “figlio del Lambic”. Cinque anni e a volte sembra ieri, a volte sembra una vita fa. Milano da allora, anche grazie al Lambiczoon, è cambiata molto sul fronte brassicolo. Nino nel frattempo ha aperto un nuovo locale, la Perditempoteca, accanto a Porta Romana, sempre a Milano. Ma è il passato di Nino che mi torna in mente in questi giorni, quello che ha portato un giovane studente dell’accademia delle belle arti, a diventare uno dei principali attori del movimento brassicolo italiano. Ho condiviso tanti viaggi con lui, in Belgio soprattutto, ma anche in Germania e in Italia, in Inghilterra, in Francia. Sempre per birre ovviamente. Allo Sherwood mi ha fatto assaggiare birre che allora mi erano sconosciute, che hanno cambiato radicalmente il mio modo di bere e pensare la birra.

In particolare, c’è un momento che racconta molto del suo modo di bere, per curiosità e passione, certo, per piacere e consapevolezza anche. Si era al bancone delle Birre del Bi-Du, a Bizzarrone, dove avevamo pranzato, credo dopo un rientro dal Belgio, per bere il caffè. Nino mi guarda “non ci crederai ma la Rodersch è perfetta anche dopo il caffè” mi dice. In effetti lì per lì non ci credo, ma so anche che devo provarlo, soprattutto perché ha ordinato per entrambi sia il caffè sia la birra, che alla fine ci sta pure bene dopo il caffè, non scompare in bocca dietro alle note bruciate del caffè, ma si difende con le sue note erbacee. Manco fosse un amaro!

La Rodersch è una birra ricorrente nella vita di Nino – e nella mia. Ogni volta che la bevo penso a lui, alla sua amicizia con Beppe Vento, l’estroso birraio del Bi-Du che quella birra l’ha creata a sua immagine e somiglianza. Anche a nostra immagine e somiglianza, visto che da 15 anni è una delle mie birre preferite e lo è grazie soprattutto a Nino, che me l’ha fatta scoprire.

E’ strano essere al compleanno del Lambiczoon e pensare a una birra, semplice, ispirata alle Kölsch (birre prodotte all’interno delle mura di Colonia), mai banale grazie a una luppolatura ricercata e caratterizzante. Forse lievemente sbilanciata sull’amaro erbaceo, ma questa è la mano – vincente – di Beppe Vento. Questa è la birra che in tanti anni di onorata carriera Nino deve aver servito più volte, quasi sempre fissa in spina dove lui è dietro al bancone, fino a farlo diventare socio del birrificio stesso, per amore più che per investimento.

La Roedersch è la birra più semplice, ma non la più facile. I profumi di fiori, miele, crosta di pane in cottura e soprattutto di erbe di campo, il colore giallo paglierino, il cappello di schiuma bianca, consistente e persistente, e poi via a dissetare col suo corpo esile, una bella secchezza sul finale che cancella la dolcezza del malto e lascio spazio all’amaro del luppolo e poi ai suoi profumi, declinati in svariate sfumature di erbe. Cinque gradi alcolici, come gli anni del Lambiczoon, non pervenuti. Con questa brindo al Lambiczoon, a Nino, a Beppe e a tutti gli amici.

Bi-Du
Via Torino, 50 – Olgiate Comasco (CO)
www.bi-du.it
Tel. 031 945418

Lambiczoon
Via Friuli, 46 – Milano
Tel. 02 3653 4840

Perditempoteca
Via Ludovico Muratori 3 – Milano