Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 179 del 19/08/2010

LA DENUNCIA Odissea di Ferragosto

17 Agosto 2010
ristorazione ristorazione

LA DENUNCIA

Una sera spesa a cercare un locale dove mangiare qualcosa nella quinta città d’Italia. Ma non era la più cool della Penisola?

Odissea
di Ferragosto

di Giovanni Franco

Il sindaco Diego Cammarata la definisce ”la città  più cool d’Italia”. Il suo predecessore Luca Orlando sosteneva in uno slogan ”Il mondo ha un sogno: imitare Palermo”. Belle frasi, belle parole. Ed al di là di tutti gli stereotipi sulla vivibilità  urbana come spiegare ad un turista in vacanza a Ferragosto che trovare nel capoluogo siciliano un ristorante o una pizzeria aperti di sera è come cercare quel ‘famoso’ ago in un pagliaio’?

Ed è proprio quello che accade a chi scrive la sera del 15 agosto dell’anno 2010. In auto giro in lungo e in largo per strade semideserte e spettrali. Dal centro alla periferia. Poi mi dirigo verso viale Strasburgo. E nei pressi di quella strada scopro in un vicolo una ‘trattoria’ aperta con aria condizionata, come sostiene l’insegna. Posteggio. Ed entro. Un cameriere mi guarda con aria interrogativa, della serie ‘cosa desidera’? ‘’Vorrei mangiare’’, dico. ‘’Vada in fondo’’, è la risposta. Vedo un tavolo libero. Accanto gruppi di famiglia che attendono la pizza. Il climatizzatore non funziona bene. E il forte odore di sudore dei commensali nella piccola saletta fa passare l’appetito. E così nonostante il locale ‘aperto’ sia un oasi in un deserto decido di andare via. Il cameriere quando sto per uscire mi chiede ‘’ma aveva prenotato?’’. Rimonto in macchina e quasi come una scommessa con me stesso proseguo nella ricerca di ‘un posto dove mangiare’. Ed eccomi nel quartiere San Lorenzo. L’unico locale aperto è ‘da Totuccio’, dove fanno polli allo spiedo, pizze a panini con la meusa. Chiedo una pizza margherita che mangio, sorseggiando una birra in uno dei tre tavoli con panchetta sistemati fuori. La pizza servita nel cartone è veramente buona, croccante. Accanto a me un signore con la barba incolta sorseggiando una Moretti parla con una signora con un cagnolino che fuma una sigaretta dietro l’altra. Lancia strali contro la mafia e i politici e gli amministratori comunali e regionali. ‘’Devono andare a casa’’, afferma. E propone di fare la ‘ri-evoluzione’’. Racconta che ha già  scritto ‘’lo statuto popolare’’. Chissà  forse anche lui prima di arrivare là ha girovagato a lungo per cercare una trattoria aperta.