Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 107 del 02/04/2009

VIP A TAVOLA “La tv uccide anche il cibo”

02 Aprile 2009
mastelloni mastelloni

VIP A TAVOLA

Leopoldo Mastelloni critica l’inflazione di chef sul piccolo schermo. “I cuochi sono ovunque e stanno annullando il sapore originario dei piatti con un’opera di falsificazione globale”

“La tv uccide
anche il cibo”

Leopoldo Mastelloni, vero attore di teatro e di cinema, vive la televisione con uguale maestria e trasformismo. Una voce chiara e un pensiero schietto che da un semplice piatto di spaghetti al sugo graffia la globale omologazione della cultura italiana.

A tavola lasciamo che il calore del piatto sciolga la nostra maschera e ci rilassiamo.
“Mettersi a tavola non è un’abitudine di questa società, è un rito che non esiste più. Si sta perdendo il gusto che un tempo era familiare dello stare tutti insieme, seduti. Oggi “gustare” qualcosa sembra essere diventato un fatto eccezionale. Quando mangiamo ormai lo facciamo di fretta e davanti a noi c’è la televisione. Il rituale del cibarsi si sta estinguendo. Ora quello che un tempo era straordinario, come mangiare fuori casa, è diventato naturale, se non indispensabile. Un tempo c’era l’ora di pranzo, di cena, una scadenza che decideva la giornata. Adesso quella regola interna che stabiliva anche i rapporti tra le persone (più intimi e forse più umani) è in totale disequilibrio”.

Uno chef cucinando tende a travestire il cibo, trasformandolo nel gusto e nell’aspetto, ma alla fine riesce a mantenere qualcosa dell’originale?
“Gli chef di oggi annullano completamente il sapore originario. Ci sono chef ovunque, la televisione ne è piena, stracolma. Quello che stanno facendo è una falsificazione globale del piatto. Il piccolo schermo oltre ad uccidere la cultura sta facendo lo stesso con il cibo. E’ come un pittore che non usa più i colori nel modo originario. La nouvelle cuisine non fa altro che rispecchiare la nostra vita, e noi stiamo perdendo il sapore primario del vivere, non ci accorgiamo di cosa mangiamo, né di quello che proviamo. Io non vado quasi più al ristorante, ma cucino a casa per i miei amici, e so di farli contenti perché in tavola cerco di portare cose semplici che abbiano i sapori di una volta”.

Si dice che l’appetito vien mangiando, ma in realtà viene a stare digiuni (Totò). Questo vale anche per il teatro?
“Il teatro è come il cibo, non esiste più. E’ diventato un cibo obsoleto, perché nessuno sa più mischiare gli ingredienti giusti per cucinarlo. Non esiste più il vasellame, né i bravi cuochi.”

Parafrasando un tuo spettacolo d’esordio “Bambole non c’è una lira”, un piatto veloce, saporito e anticrisi per Leopoldo Mastelloni.
“Il popolo si ciba di pasta e di sugo. Un tempo era una prelibatezza, oggi è diventata una costrizione, e il pomodoro costa quasi più del pacco di pasta. Il cibo non lo possiamo più scegliere, è la tasca che ci obbliga a fare questa scelta. Abbiamo proprio perso la papilla gustativa, e se proprio dobbiamo mangiare ce ne andiamo nel fast food dove tutti e sei i nomi dei panini hanno dentro lo stesso identico sapore. Madre dell’omologazione umana”.
 

Fabiana d’Urso