Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 9 del 17/05/2007

L’INCHIESTA: Le Doc palermitane valgono dodici milioni

17 Maggio 2007
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    L'INCHIESTA

Una commissione di esperti e tecnici assaggiatori giudica i vini che chiedono la “patente” di denominazione d’origine. Ogni anno un marchio per oltre due milioni di bottiglie

Le Doc palermitane
valgono dodici milioni

Sessanta campioni di vino degustati ogni anno, diciotto mila ettolitri certificati, per un totale di due milioni e quattrocentomila bottiglie che arrivano da tutte le aziende che producono nel territorio di competenza delle quattro Doc che rientrano nel Palermitano: Alcamo, Monreale, Contessa Entellina, Contea di Sclafani.

In euro si parla di dodici milioni di euro. sono questi i numeri delle quattro Doc che prodotte nella provincia di Palermo. Gran parte del prodotto è riconducibile all’Alcamo, con circa il cinquanta per cento del totale. Il resto è diviso in parti quasi uguali tra Contessa Entellina (dove esiste un’azienda forte come Donnafugata), e la Contea di Sclafani, con Tasca d'Almerita che fa la parte del leone. Fanalino di coda, con il dieci per cento circa della produzione complessiva di vino targato con la denominazione di origine nel Palermitano, è la Monreale Doc, alla quale però si sta interessando una cantina dai grandi numeri come Calatrasi, che potrebbe risollevarne le sorti.

      ettolitri certificati            Produzione
             nel 2006    rosso      bianco
Alcamo Doc          8.460     2%    98%
Contessa Entellina Doc          4.320    50%    50%
Contea di Sclafani Doc          2.880    50%    50%
Monreale Doc          2.340    65%    35%

Ogni anno i vini che aspirano all’ingresso nelle Doc vengono esaminati da una commissione, che si occupa di osservare, annusare, degustare e infine giudicare tutti i vini delle Doc Palermitane. Quindici sono i membri della “Commissione di degustazione dei vini Doc della provincia di Palermo”. Una definizione piuttosto lunga che identifica il gruppo di esperti, che si riunisce in una sala preparata appositamente all’interno della Camera di commercio di via Emerico Amari, a Palermo, cui spetta il compito di decidere se i vini che intendono aderire alle Doc rispettano i disciplinari delle diverse zone di competenza. Dopo essere stati assaggiati, infatti, i vini possono essere giudicati “rivedibili” (se non rispettano il disciplinare) oppure “non idonei” se bollati come rivedibili per due volte consecutive. Così anche se l’Alcamo è al confine tra il territorio del capoluogo e quello di Trapani, alla Camera di commercio verranno esaminati solo i vini del Palermitano, in questo caso di Balestrate, Camporeale, Partinico, San Cipriello, San Giuseppe Jato. Per la Contea di Sclafani: Sclafani Bagni, Caltavuturo, Valledolmo e parte dei comuni di Alimunusa, Castellana Sicula, Castronovo di Sicilia, Cerda, Montemaggiore Belsito, Petralia Sottana, Polizzi Generosa. Per la Monreale Doc: Camporeale, Corleone, Roccamena, San Cipirello, San Giuseppe Jato, Santa Cristina Gela e parte dei comuni di Monreale e Piana degli Albanesi.
giardina.jpgLa Commissione è presieduta dall’enologo Gianni Giardina, presidente regionale e numero due nazionale dell’Organizzazione nazionale assaggiatori di vino, che è stato nominato direttamente da Roma, con un decreto del ministero delle Politiche agricole. Al suo fianco si alternano, quattro alla volta, gli altri quattordici componenti: sette esperti assaggiatori (obbligatoriamente soci dell’Onav) e altrettanti tecnici assaggiatori, che nei mesi di lavoro hanno già chiesto la rivedibilità di due vini e ne hanno bocciato un altro, risultato “non idoneo”.
“Se in generale, nel resto del territorio nazionale, le Doc diminuiscono, in favore della Igt – commenta Giardina – nel Palermitano la tendenza è opposta, soprattutto per quel che riguarda la Doc Monreale, che ha il territorio più vasto in Sicilia”.

Marco Volpe

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