Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 192 del 18/11/2010

IL PERSONAGGIO/2 D’Antrassi: “All’agricoltura serve una rivoluzione”

18 Novembre 2010
elio-dantrassi elio-dantrassi

IL PERSONAGGIO/2

«Free zone» per le importazioni, tecnologie, più qualità. Le ricette del nuovo assessore siciliano. E sulla Doc Sicilia…

D’Antrassi:
“All’agricoltura
serve una
rivoluzione”

«All’agricoltura siciliana occorre una rivoluzione innanzitutto di tipo culturale». È il neo assessore siciliano all’Agricoltura, Elio D’Antrassi, ad affermarlo.

Insediatosi da poco più di un mese ha già le idee ben chiare in che cosa pecca l’agricoltura siciliana e quali soluzioni si rendano necessarie da attuare. Malgrado il percorso non sia affatto facile e breve proprio perché deve partire da una mutazione di approccio da parte dei produttori siciliani nei confronti del mercato. L’unico prodotto che si ‘salva’ è il vino: “Per due motivi, – spiega D’Antrassi – per la materia prima che è di qualità eccellente e per la tecnologia che è stata di valido aiuto e che è molto presente nel settore”. E poi il ricorso alla qualità, come presupposto fondamentale per un’agricoltura più competitiva che contrasti le crisi. D’Antrassi che per motivi familiari vive tra Palermo e Negrar in provincia di Verona dove risiede la famiglia parla anche di Doc Sicilia. Dopo lo stop del comitato nazionale vini il neo assessore non sembra intenzionato a portare avanti al proposta. «Credo – dice – che sia un po’ prematuro. Doc vuol dire territorio e dobbiamo lavorare per migliorare quelle esistenti. E comuqnue cosa offriamo ai visitatori? Non siamo pronti. Ho ancora memoria di un viaggio con alcuni importatori lungo alcune strade assediate dalle discariche abusive. E Doc vuol dire anche un grande rispetto del territorio sotto tanti punti di vista».
Dopodiché per D’Antrassi sono riassumibili in tre semplici punti i deficit del mercato regionale. “Innanzitutto la falsa convinzione che si produca più di quanto si consumi. Al contrario, la produzione siciliana è in netto calo e di contro importiamo sempre di più”. Insomma si tratterebbe di un falso storico quello secondo il quale la Sicilia produca in eccedenza. “Altro punto debole – prosegue l’assessore – è quello di non avere creato una free-zone, un polmone di rappresentanza degli altri mercati. Una regione che esporta dev’essere anche una regione che importa. I due aspetti stanno infatti in perfetto equilibrio. E’ questa incapacità di raffrontarsi che poi porta inevitabilmente al terzo aspetto debole del nostro mercato, ovvero quello che alimenta l’importazione fraudolenta”. Aglio dalla Cina, arance provenienti da Paesi extraeuropei, fagioli egiziani, sono solo alcuni dei prodotti alimentari che infatti facilmente possiamo trovare tra i banconi dei mercati. Creare dunque dei canali riconosciuti da dove far arrivare questi cibi sarebbe la soluzione più opportuna. “Per la sicurezza del consumatore innanzitutto, – conclude D’Antrassi – ma ne gioverebbe anche il produttore che in questo caso guadagnerebbe di più”.