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Birra della settimana

La Birra della Settimana – Missis Ipa del Birrificio della Granda

14 Maggio 2017
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di Mauro Ricci

Lagnasco, un piccolo comune vicino a Saluzzo, è sede del birrificio artigianale Della Granda, in provincia di Cuneo, la “Provincia Granda”, per via della sua estensione territoriale.

C’e’ l’incontro di due mondi all’apparenza distanti fra loro nell’idea di partenza del birrificio Della Granda. Da una parte il cuneese, la provincia “Granda”, un’angolo d’Italia dove la terra è sacralità e la natura regola l’esistenza della gente, dove le tradizioni contano ancora tanto e le eccellenze alimentari e vitivinicole rappresentano un patrimonio immenso; dall’altra “ la birra che per noi è un'altra cosa”. Un piacere accompagnato da sensazioni di sapori audaci che proprio non ti aspetti, un modo di bere informale, da gustare in compagnia per non perdere mai quella idea di popolarità e convivialità tipica delle nostre osterie”.


(Ivano Astesana)

L'impresa è nata nel 2011, dopo un attento periodo di gestazione nell’animo appassionato e coraggioso di Ivano Astesana, birraio, imprenditore, factotum del birrificio e “publican” del pub aperto nel 2012 a Saluzzo, come palcoscenico per presentare le birre prodotte a Lagnasco. Ivano, biologo, ha lavorato come consulente informatico in giro per l’Italia, ma con un’ansia interiore di tornare a Lagnasco, casa sua, per coltivare la terra. Quando finalmente riesce a tornare al suo paese riaffiora una passione di un tempo, farsi la birra in casa. Un capannone inutilizzato nell’azienda agricola di famiglia è l’occasione per ricominciare. Intanto matura l’idea di trasformare un passatempo in una impresa di lavoro. Insieme ai genitori viene fondata la società “Astesana” per la produzione di birra artigianale “Birrificio della Granda”. Le idee di partenza sono chiare sui fondamenti, qualità personalità, piani di sviluppo e controllo degli andamenti aziendali con adeguati strumenti. L’impresa nasce bene. Le prime birre prodotte sono tre di ispirazione belga (Passionale, Abbaziale, Spirituale) e una di ispirazione americana (Essenziale).

I primi canali di vendita sono locali selezionati con attenzione per potere supportare la crescita,che è vivace e assai promettente fino dall’inizio e gli accordi commerciali vedono anche una intesa della prima ora con una distribuzione siciliana. Il fatto testimonia l’attenzione a non dimenticare il territorio nazionale nella sua variegata realtà, per poi presentarsi nel modo migliore al resto del mondo. Oggi il birrificio esporta in Europa, negli Stati Uniti, Russia e Finlandia. Le birre prodotte sono 11 tutte di grande personalità, ma con una varietà tale da potere sodddisfare,già ora le esigenze di un mercato sempre più ampio e esigente. La produzione è pianificata per saturare l’impianto odierno entro due, tre anni su un livello di 8 mila ettolitri l’anno. Ciò consente la possibilità di ampliare ancora l’offerta anche di birre particolari come quelle con il mosto di uva (le iga) legate al territorio o quelle al sale (le gose) o le barley wine e o le berliner weisse leggermente acidule, tutte con una decisa connotazione della Granda.

Due sono gli anni cruciali in questo brillante sviluppo, il 2013 e il 2015. Questa seconda data è importante perché è il momento della trasformazione in azienda agricola: comincia la coltivazione dell’orzo in una località vicino a Udine, maltato fino a oggi in Austria; dal prossimo anno i quantitativi prodotti consentiranno di farlo in Italia dove il birrificio ha aderito alla rete dei produttori di orzo e di malto (Asprom). E’ ancora incerta la possibilità di avviare la coltivzione del luppolo,che si scontra con assenza di normative che ne consentano lo sviluppo. Il 2015 è anche l’anno in cui si passa ai lieviti liquidi, premessa per coltivare una eventuale selezione della Granda. Il 2013, invece, è importante per una evoluzione dell’atteggiamento ideale e strategico del birrificio, con una definizione del proprio essere non solo artigiani creativi, ma coerenti e consapevoli. Questo è il racconto di Ivano: “Il birrificio in quell’anno era ancora in una fase molto fragile. Era nato da poco, soprattutto dal mio entusiasmo che “il rinascimento birrario” aveva fatto esplodere anche in me, ma i mezzi erano modesti e ricoprivo tutti i ruoli senza il tempo per riflettre a sufficienza. Le linee di fondo, i valori di base del birrificio c’erano, ma non c’era la consapevolezza di perseguirli esplicitamente e progettualmente. L’ attività di produzione viveva giorno per giorno. Era necessario prendere coscienza di quello che stavamo facendo. La Missis Ipa è stata la birra che ci ha consentito di raggiungere questa chiarezza. Quell’anno nel birrificio si vedevano i primi apprendisti e cominciava a serpeggiare tra di noi la voglia di fare una birra che rappresentasse un cambio di passo necessario ma per nulla scontato”.

Viene coinvolto Fabio Garigliano, titolare del beershop “LoSfuso”, a Torino, fine intenditore, franco degustatore e sostenitore dell'iniziativa di Ivano fin dall’inizio. Sarà lui a disegnare l’etichetta, talento artistico del filone retrofuturistico chiamato “Steam Punk”, stile letterario e illustrativo che introduce elementi fantascientifici in contesti storici, prevalentemente vittoriani, tutto in salsa rock (Fabio e Ivano amano la musica indie-rock). E così perché non fare una nuova birra di cui Fabio avrebbe potuto dare la rappresentazione grafica del carattere? “Una birra che raccontasse come stavamo cercando di consolidare qualcosa di nuovo – racconta Ivano – dove la qualità è qualcosa di più profondo dentro un involucro spesso non privo di spigoli.Tutto il carattere delle nostre birre è racchiuso nella bottiglietta e esplode nel bicchiere e non importa se la limpidezza non è da rivista patinata o se i dettami non sono seguiti alla lettera. A noi interessa che a chi avvicina il bicchiere al naso e poi assaggia arrivi la forza un po’ ruspante e un po’ rockettara che ci contraddistingue”.

Il birrificio ha messo a fuoco così cosa voleva fare: birre coraggiose e con un sacco di personalità, ma sempre pensate per essere godute da tutti. Birre da bere con il cuore e non solo con la testa. La Missis Ipa è stata la birra con cui abbiamo consapevolmente intrapreso questa strada, sia in produzione dove viviamo le birre in questo modo, sia nel modo di raccontarle. La produzione dal punto di vista delle metodologie non è molto cambiata: “Continuiamo a rifermentare tutto in bottiglia e in fusto per garantire una buona conservazione e bassi rischi di ossidazione – dice Ivano – Abbiamo pensato quindi la Miss Ipa in un duplice ruolo. Deve essere in grado di far vivere all’appasionato l’esperienza sensoriale di una Ipa, ricca e intensa e allo stesso tempo deve essere una birra popolare e accessibile anche al bevitore occasionale”.

L’assaggio questa volta è doveroso farlo cominciare dall’osservazione dell’etichetta. La grafica, molto suggestiva, rockettara, fantascientifica, dà la sensazione di qualcosa che può apparire aggressivo e che invece ti prende mantenendo il suo carattere. La birra nel bicchiere sviluppa una schiuma bianca, densa, di grana abbastanza fine, di buona persistenza. Il liquido ambrato dorato da una percezione piacevole alla vista. Gli aromi lievi e bene equilibrati suggeriscono sentori di fieno misto a un leggero senso di miele in un bouquet piacevole che invita all’assaggio. La bevuta è facile e scorrevole su un corpo medio in buon equilibrio con l’alcool. Sapori all’inizio di miele e caramello, albicocche, frutta gialla, accompagnano verso una leggera, ma decisa esplosione dell’amaro aromatico del bouquet dei luppoli in buon equilibrio con i sapori sviluppati dai malti. La coda è discretamente lunga con un retrogusto mediamente persistente, la bevuta finisce asciutta con una sensazione di veloce appagamento che invoglia a proseguire, che diventa subito piacevole e crea un certo crescente entusiasmo. I luppoli utilizzati non sono sempre gli stessi e per ovviare alla eventuale mancanza di prodotto sul mercato, l’insieme delle scelte viene fatta in modo da ottenere un risultato omogeneo nel tempo pur essendo costretti a cambiare la selezione. I malti utilizzati sono molto semplici: il Pils, e il Caramello in quantità utile per ottenere il colore ambrato dorato e dare un poco più di corpo alla birra. La semplicità della ricetta da il senso della sapiente realizzazione adatta a raggiungere gli obiettivi per esperti e neofiti che il birraio e il birrificio si sono posti. La Missis Ipa da 33cl costa 5 euro.

Rubrica a cura di Andrea Camaschella e Mauro Ricci


Birrificio della Granda (distributore Beerproject per la Sicilia)
Via Manta,15 Lagnasco (CN)
www.birrificiodellagranda.it
www.beerproject.it