L’EVENTO
Ecco i profili degli altri protagonisti del premio di quest’anno. La manifestazione il 6 dicembre nella Sala Gialla di Palazzo dei Normanni a Palermo
Best in Sicily:
le storie dei premiati/2
Da sinistra verso destra: Arianna Occhipinti, Nunzio Campisi (Antica Filanda),
Agostino Ninone Sebastiano, Ottavio Guccione, Nino Graziano,
Comune di Malfa a Salina
Ottavio Guccione
Miglior Fornaio
Galeotta fu la pallamano. Ottavio Guccione, 36 anni palermitano, era un ottimo giocatore in questa disciplina sportiva: militava nel Mazara del Vallo in serie A1. E la passione per lo sport lo ha portato a diventare un ottimo fornaio. Sembra un paradosso, ma è così: «Avevo molto tempo libero quando giocavo: gli allenamenti erano la sera. Conobbi una ragazza di Campobello di Mazara che poi sarebbe diventata mia moglie e iniziai a frequentare il suo forno e a “rubare” il mestiere al mio futuro suocero». Proveniva da una famiglia che aveva sempre lavorato nell’edilizia (e lui stesso è un geometra), ma invece di impastare cemento si ritrovò a impastare farina. Una volta andato in pensione il suocero, infatti, rileva il forno e, in società con il cognato, Claudio Perniciaro, dieci anni fa inizia l’avventura col pane. La specialità è il pane nero di Castelvetrano (presidio Slow Food), realizzato con frumento di Tumminia: ogni giorno sforna 500 chili di pane e va bene anche la produzione di biscotti. «È un lavoro faticoso – afferma – inizio a lavorare a mezzanotte e termino alle due del pomeriggio successivo, ma la passione è molto forte».
Comune di Malfa (Salina – Me)
Miglior Comune per l’offerta gastronomica sul territorio
Circa 950 abitanti, 8 chilometri quadrati di territorio, 6 cantine e altrettanti ristoranti. Sono i piccoli numeri di Malfa (uno dei tre comuni sull’Isola di Salina, insieme con Santa Maria di Salina e Leni), che però fanno il paesino grande nella sua offerta gastronomica: insomma è tutta qualità. Un territorio esteso per lo più tra vigneti e verde agricolo e proprio da questa produzione agricola tra profitto la ristorazione che offre fra i suoi prodotti tipici la Malvasia doc e i capperi (presidio Slow Food). «L’amministrazione comunale – spiega il sindaco, Salvatore Longhitano – cerca di favorire questa attitudine, specialmente con la promozione: abbiamo realizzato convegni, accogliamo annualmente Slow Food, organizziamo la Settimana gastronomica e diverse sagre, tra cui quella dedicata al cappero che è la più importante, e quella del totano». In questo comune, che ha festeggiato il centenario dell’autonomia comunale l’anno scorso, capperi e pesci sulla tavola sono all’ordine del giorno, ma non vanno trascurati neanche i dolci. Una tradizione gastronomica che i ristoranti hanno saputo sfruttare adeguatamente.
Arianna Occhipinti
Miglior produttore di vino
Se a 28 anni si vincono premi e si viene riconosciuti come i migliori in qualcosa, significa che il talento e la passione sono innati. Una bravura genuina quella di Arianna Occhipinti, così come genuini e naturali sono i suoi vini: «Il consumatore – spiega – si è stancato dell’eccesso di chimica nella produzione enologica. Così, i miei vini, che non seguono le mode, né il mercato, sono sempre più apprezzati proprio perché sono legati al territorio, non costruiti e biologici per scelta e non per tornaconto».
La storia tra le vigne di Arianna nasce nel 2003, anche se ancora prima era presente il la voglia di produrre vino. Non a caso a Milano ha studiato Viticoltura ed enologia. «Vivendo fuori dalla Sicilia mi sono innamorata della Sicilia – dice – e non vedevo l’ora di tornare. Per questo ho cercato di laurearmi il prima possibile». Intanto, nel 2003 dall’unico ettaro di terreno vitato a Vittoria di proprietà della sua famiglie estrae 2 mila bottiglie di Nero d’Avola e altrettante di Frappato. I vini entrano in commercio l’anno dopo e vengono immediatamente notati e inseriti nel catalogo italiano “Triple A” di Agricoltori-Artigiani-Artisti. I numeri, adesso, sono ben più ampi: la superficie vitata si è decuplicata, le bottiglie sono 50 mila all’anno e i paesi nei quali Occhipinti esporta sono 18 in Europa, America, Asia e Oceania. Adesso produce un Frappato in purezza, un Nero d’Avola in purezza, l’Sp68 (blend tra Nero d’Avola e Frappato) e l’Sp68 bianco (blend tra Albanello e Zibibbo).
Agostino Ninone Sebastiano
Miglior macellaio
Dal produttore al consumatore. Mai slogan fu più azzeccato per descrivere l’attività di Agostino Ninone Sebastiano, 47 anni, originario di Castell’Umberto (Messina) che a Mirto (sempre nel Messinese) ha messo su una macelleria dove tutto quello che viene venduto viene prodotto nell’azienda di famiglia. «Siamo stati sempre allevatori – afferma Sebastiano – ovini, bovini e, ovviamente, suini neri dei Nebrodi. Producevamo carne e piccole quantità di latte. Poi le difficoltà del mercato della carne ci hanno condotto verso l’apertura di una piccola macelleria. Poi abbiamo associato anche un salumificio. Tutto con allevamenti propri e biologici». A farla da padrone è il maialino nero che Sebastiano alleva allo stato brado: ben mille capi in tutto ai quali si associano anche 300 ovini e 70 bovini che pascolano tutti nei terreni di Mirto e Randazzo. Dalla piccola macelleria che era adesso l’azienda fornisce i migliori ristoranti siciliani e del Meridione, il suino nero è presidio Slow Food e di recente il punto vendita è stato trasferito in una struttura antica rinnovata. Ad aiutarlo c’è la moglie Luisa e i due figli di 13 e 10 anni, anche se piccoli, mostrano già molta passione per questo lavoro: «Vorrebbero fare tutto loro», afferma Sebastiano. In azienda lavorano anche il fratello e le due sorelle di Agostino. I prodotti migliori? Il prosciutto e l’involtino realizzato con cinque presidi Slow Food: carne, prosciutto, olio d’oliva Minuta, provola dei Nebrodi e Ragusano: di questi solo l’ultimo non è prodotto in azienda.
Antica Filanda
Miglior ristorante
Spiegare la parentela dei titolari dell’Antica Filanda di Capri Leone (Messina) è come leggere un albero genealogico dell’Antico Testamento: Nunzio Campisi e la moglie Pinuccia Di Nardo, il fratello Salvatore e la moglie Nuccia Priscari, la sorella Antonina con il marito Nino Parafioriti al quale di recente è subentrato il figlio, Nunzio, il fratello di Nino, Basilio Parafioriti e la moglie Giuseppina Drago. Questa lunga teoria di nomi per far capire che l’Antica Filanda è un locale a conduzione familiare dove proprio l’unità della famiglia è una delle caratteristiche importanti. Avevano iniziato a Galati Mamertino, a 800 metri d’altezza, nel 1990 in un edificio dove un tempo si allevava il baco da seta: da qui il nome di Antica Filanda. Poi il trasferimento a Capri Leone nel 2002 dove oltre al ristorante, 110 posti in tutto, è sorto l’albergo con 16 piccole camere. Hanno iniziato quando tutti erano giovanissimi: il più grande, Nino Parafioriti, aveva 30 anni. Adesso, hanno tutti vent’anni in più, ma la voglia di lavorare bene non è mai andata via. E Nunzio Campisi spiega così il segreto del successo: «Siamo tutti autodidatti. Non avevamo esperienze precedenti nel settore e non abbiamo copiato da nessuno: così abbiamo praticato una nostra strada personale, cercando di valorizzare quanto di meglio offriva il territorio, ma allo stesso tempo unendolo alle tendenze nel resto del mondo. Da noi è possibile trovare funghi e soprattutto menù di terra con maialino nero dei Nebrodi, capretto, agnello e formaggi che però erano stranamente snobbati dalle nostre parti, dove invece si valorizza molto il pesce».
Nino Graziano
Migliore “ambasciatore” siciliano del gusto nel mondo
Lasciare la Sicilia andando alla conquista della Russia, della capitale Mosca in particolare. È la grande sfida che Nino Graziano, chef da due stelle Michelin, ha iniziato cinque anni fa aprendo il ristorante Semifreddo Mulinazzo. Da allora tanti successi, uno proprio quest’anno con la conquista del titolo di Miglior ristorante di Mosca e 94° in assoluto nella classifica della rivista specializzata britannica Restaurant Magazine.
In realtà la storia di Graziano va ben più indietro negli anni. Da quando aveva il memorabile Mulinazzo (in territorio di Villafrati sulla statale Palermo-Agrigento) e realizzava pranzi e cene in occasioni speciali (per esempio la Conferenza dell’Onu a Palermo) acqua sotto i ponti ne è passata tanto. Adesso a Mosca ha superato tutte le barriere, lingua compresa, e la sua voglia di internazionalizzazione non si ferma: di recente ha anche aperto un locale a Caracas, in Venezuela. Di primati, comunque, ne ha diversi è il primo ristoratore siciliano ad aver ricevuto due stelle Michelin, è il primo siciliano ad aver aperto un ristorante italiano a Mosca di altissimo livello (tra i clienti la famiglia Putin).
Il successo per lui, però, è anche successo per la Sicilia. Ovunque vada porta con sé, infatti, la cucina dell’Isola.
Salvo Butera