SICUREZZA ALIMENTARE
Ai raggi X pesce, molluschi, semiconserve ittiche. Le analisi di un centro ministeriale all’Istituto zooprofilattico della Sicilia per scovare l’anisakis
Mille campioni
contro il parassita
Oltre mille sono i campioni di pesce e molluschi, ma anche di semiconserve ittiche, che vengono analizzati ogni anno dal C.Re.Na, ovvero dal Centro di referenza nazionale per le anisakis dipendente dal Ministero della Salute e che si trova all’interno dell’Istituto Zooprofilattico di Palermo.
Da qualche anno a questa parte, dato l’aumento del consumo di pesce crudo, è cresciuta l’attenzione verso il parassita che si trova all’interno delle viscere di diverse specie ittiche anche del Mediterraneo, l’anisakis appunto. Da qui gli studi del C.Re.Na che si inseriscono nell’ottica della sicurezza alimentare. Il parassita infatti può essere trasmesso all’uomo generando forme acute intestinali o reazioni allergiche.
Tuttavia “c’è tanto allarmismo ma poca conoscenza reale di questa parassitosi – afferma Antonella Costa, responsabile del C.Re.Na –. Il nostro compito è proprio quello di avviare dei corsi di formazione rivolti a biologi, medici veterinari, tecnici di laboratorio, personale coinvolto insomma in prima persona nell’ispezione e controllo dei prodotti della pesca, in modo da fornire al consumatore i livelli più alti di sicurezza alimentare”.
Il 10 dicembre “proprio nei locali del nostro istituto – annuncia Antonino Salina, direttore generale dello Zooprofilattico della Sicilia – si svolgerà un corso di formazione”. Si tratta del terzo “e tra i suoi obiettivi – aggiunge il direttore sanitario dell’Istituto, Vincenzo Di Marco – c’è quello di collaborare con gli ospedali per una corretta conoscenza ed informazione”. Spesso infatti il parassita non viene subito riconosciuto e si rallentano così i tempi per intervenire con le cure adeguate nel caso di pazienti che hanno ingerito il cosiddetto ‘verme del pesce crudo’. In alcuni casi il parassita ingerito muore ma rimane all’interno dell’intestino dell’uomo generando una ciste. Spesso confusa con un nodulo tumorale. Spatole, merluzzo, sgombri, acciughe, sarde, pesce San Pietro. Sono queste le specie ittiche dove è possibile trovare l’anisakis. “Parassita perfettamente visibile ad occhio nudo”, spiega Costa. Niente più pesce crudo dunque? Come le alici marinate, che fanno parte della tradizione culinaria siciliana, o spingendoci più in là, niente sushi? Piatto, quest’ultimo, diventato ormai di moda? “Assolutamente no garantisce Costa –. Innanzitutto perché i controlli ci sono ed i consumatori siciliani possono stare tranquilli. E poi è necessario abbattere il pesce a meno venti gradi almeno per ventiquattrore ed il pericolo anisakis è scongiurato”.
Sandra Pizzurro