Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 150 del 28/01/2010

LA PROVOCAZIONE DELLA DOMENICA Per favore, non parlateci più di crisi

23 Gennaio 2010
carrera carrera

LA PROVOCAZIONE DELLA DOMENICA

Superare la burrasca si può. Con passione e determinazione. L’esempio del cinese. Un appello a produttori di vino, ristoratori, imprenditori agricoli, gourmet. Per un manifesto dell’ottimismo

Per favore,
non parlateci più
di crisi

di Fabrizio Carrera



Per piacere, non parlateci più di crisi. Lo diciamo ai produttori di vino con le spalle larghe, ai piccoli vigneron ipermotivati, ai ristoratori appassionati, agli imprenditori agricoli che inseguono l’alta qualità. Basta. Non parlate più di crisi. Porta male. Crea sfiducia. Impaurisce chi sarebbe disposto a scommettere. Ma poi: che vuol dire “c’è crisi”? Meno soldi? D’accordo. E poi? Nient’altro. Rendiamoci conto che il nostro stile di vita va rivisto. Piaccia o non piaccia. Vanno riviste le nostre abitudini, le famiglie con tre case, sei macchine e dieci telefonini e che gettano nell’immondizia un quarto della spesa non sono un modello da seguire. Non solo perché non ci sono i soldi ma anche perché sarebbe incompatibile con le risorse della Terra sempre più esigue, in contraddizione con il buon senso. Ma la crisi c’è?  C’è, inutile negarlo. Ma non per tutti. C’è per gli improvvisatori, per gli arruffoni, per i truffatori, per i principianti allo sbaraglio, per gli scettici. Non per coloro che credono in sè stessi, nel territorio, per chi ama il mestiere che fa e ci crede ogni giorno. Parlo con certi produttori di vino e li trovo scoraggiati, ascolto certi ristoratori e sono lì lì che sembrano chiudere per sempre. Ma la realtà è diversa e più articolata. Discuto con tanta gente e non tutti si lamentano. C’è chi ha concluso l’anno appena finito con un fatturato in crescita, chi ha trovato nuovi mercati, chi ha continuato a investire, chi invece continua a sperimentare. La crisi c’è? C’è, non per tutti. Ma soprattutto non ne parliamo più. Partiamo da chi non si è abbattuto, da chi è ancora sulla cresta dell’onda, da chi è nel mare in burrasca ma ha il timone saldo nelle mani. In cinese, ho letto su un libro, la parola crisi e la parola opportunità si scrivono allo stesso modo. L’ideogramma è identico. Non è una casualità letteraria dell’Oriente. Se poi rivolgiamo la nostra attenzione verso i protagonisti del sistema agroalimentare scopriamo che le difficoltà non toccano i produttori di alta qualità. I quali continuano a vendere, ad essere apprezzati, a raccogliere consensi di critica e pubblico. Potremmo fare tanti esempi. Vorremmo che qualcuno di essi di faccia vivo. Che sfati l’arcaico detto siciliano “se vuoi stare bene lamentati”. Vogliamo fare un manifesto: un elenco di persone che non parlino più di crisi e guardano avanti con lo sguardo dritto, un manifesto dell’ottimismo. Uno dei paradossi di questo tempo incerto – e qual è il periodo della storia ricco di certezze? – è quello di assistere a un calo della spesa per i prodotti alimentari e allo stesso tempo di vedere una crescente domanda di informazione e di sicurezza sul cibo – e di vino – che si acquista. Un paradosso? A pensarci bene neanche tanto. E’ uno dei segni di un nuovo stile di vita che si sta affermando sempre di più. Si spende meno ma nessuno vuole rinunciare alla conoscenza, alla sicurezza, al piacere. Mangiare bene, mangiare meglio, per esempio. Partiamo da queste riflessioni. E, per piacere, non parlateci più di crisi. Parlatene. Scriveteci. Cerchiamo persone per un manifesto dell’ottimismo. Ci bastano nome, cognome e professione. Saranno gli alfieri del futuro. Ci basta questo. Per guardare avanti. Per andare oltre. La crisi.