Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 190 del 05/11/2010

L’OPINIONE Quei flute castra-Champagne

04 Novembre 2010
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L’OPINIONE

Il segretario di Le Soste di Ulisse e patron della Locanda di Don Serafino di Ragusa manda un messaggio ai francesi: “Basta con quei bicchieri che rovinano le grandi etichette”

Quei flute castra-Champagne

“Come può la Francia castrare i suoi champagne?”. È quello che si è chiesto Pino La Rosa, segretario di Le Soste di Ulisse e patron della Locanda di Don Serafino di Ragusa, quando nel suo ultimo viaggio nella regione Champagne si è ritrovato a sorseggiare grand cru e riserve nei canonici flute da champagne.

Così racconta: “Ho fatto un viaggio splendido, scenari spettacolari ma poi ho dovuto imbattermi in un’assurdità agghiacciante. Ho dovuto sorseggiare grandi etichette come Maison Bricout, Maison Martel, Baron Albert, Steinbruck, ancora in bicchieri così stretti”.
Per La Rosa una forma che mortificherebbe la complessità e raffinatezza di questo vino senza lasciare la possibilità di sentirne i profumi secondari e terziari, quando invece verrebbe valorizzato solo se servito in bicchieri da grandi bianchi. La sorpresa, o meglio costernazione, però non è nuova. Già anni prima, in un altro viaggio, aveva constatato la medesima abitudine di servire le bollicine più pregiate del mondo in questa tipologia di calice. “Non è cambiato nulla. Ho trovato ancora questa terribile coerenza di servire lo champagne nei balloncini che si usavano venti anni fa. Sarebbe come far vestire ad un uomo di taglia 50 la 44”.
La provocazione verterebbe sul rapporto tra contenuto e contenitore che, secondo La Rosa, sembra sfuggire ad alcuni ristoranti francesi. “Possibile che non si chiedano quale sia la valenza del contenitore? I francesi hanno parlato di funzionalismo, di architetture, e poi non hanno declinato lo stesso funzionalismo nel bicchiere”.
L’esperienza nello champagne gli avrebbe riservato un’altra brutta sorpresa. “E’ tutta la ristorazione che non usa i bicchieri appropriati, nemmeno per il vino – testimonia ancora incredulo -. Non ne usano. In Italia siamo avanti se dobbiamo fare un confronto. I bicchieri che abbiamo nelle nostre pizzerie sono già superiori”. Non solo critiche, il ristoratore sente di lanciare anche un appello. “A tutta la ristorazione francese invito a farsi un giro in Italia e in Germania, dalle pizzerie ai grandi ristoranti stellati, per vedere quanto i bicchieri sono fondamentali tanto quanto il vino. Solo così vi potete salvare”.

Manuela Laiacona