L’INTERVISTA
Anne van Gool, presidente della Associazione Guide Turistiche: “Il patrimonio enogastronomico è sfruttato poco. I prodotti tipici potrebbero portare in città molti più visitatori”
Palermo e il cibo,
occasione persa
Che il patrimonio artistico-monumentale rivesta un ruolo determinante per la promozione turistica di una località è di dominio universale, ma che tra le risorse culturali i prodotti enogastronomici siano il miglior veicolo per la valorizzazione dell’immagine del territorio stesso forse non è ancora chiaro.
Eppure i prodotti enogastronomici, ancor più di tutte le altre risorse presenti in un territorio, per la loro capacità di raggiungere mercati distanti dalla loro località d’origine, possono essere considerati ambasciatori del territorio o ancora dei veicoli di promozione del territorio stesso.
Eppure questa opportunità, come spiega in una intervista Anne van Gool, presidente della Associazione Guide Turistiche di Palermo, non è stata ancora sfruttata appieno. Ma qualcosa sembra muoversi.
I turisti che visitano la Sicilia conoscono già i prodotti della nostra tradizione gastronomica?
“Non proprio. Solitamente all’estero si impara a conoscere la cucina italiana nei ristoranti, e qui sono presenti più i piatti del nord che quelli del sud Italia. Ma da qualche anno nei territori del nord Europa sono stati aperti dei negozi dove è possibile acquistare prodotti di nicchia italiani, e quindi anche siciliani. Ad Amsterdam, per esempio, nella strada più importante della città c’è un negozio molto elegante dove accanto al tiramisù fan bella mostra di sé anche i gustosissimi cannolicchi, ma anche i vasetti di caponata e i pomodori sott’olio. Non conoscono la cassata tanto che immaginano sempre che sia un gelato! I vini però non sono ancora molto presenti”.
Quali sono i prodotti, a suo avviso, che incontrano di più il gusto degli europei?
“La caponata sicuramente, ma anche l’olio. Questo infatti è tra i prodotti di produzione siciliana che viene sempre comprato durante lo shopping. Adorano anche tutti i vari prodotti sott’olio,il pesto di pistacchi, le varie salse e paste particolari, e anche il pane rimacinato. Ma comunque se hanno la possibilità di gustare la cucina tipica siciliana questa riscuote sempre un gran successo. Ma purtroppo non sempre hanno la possibilità di entrare in contatto con la cucina tradizionale: i pacchetti turistici prevedono che si mangi sempre in albergo e difficilmente qui è possibile trovare pietanze tipiche. E comunque un certo successo lo riscuote anche lo street food, stigghiole o panelle. All’inizio sono diffidenti, ma poi lo trovano molto gustoso”.
Ma, a suo avviso, cosa è possibile fare per promuovere di più i nostri prodotti?
“Si può fare molto, ma viene fatto poco. Se penso ad esempio ai turisti che arrivano in Sicilia con le navi da crociera, il cibo potrebbe essere il primo e ultimo contatto con la città. A Trapani, al porto, hanno organizzato il “giardino delle delizie”: i turisti che scendono dalle navi vengono accolti con una gustosissima degustazione di prodotti tipici che successivamente acquistano prima di risalire a bordo. E’ un modo carino di far conoscere la nostra cucina ma non bisogna sottovalutare che poi questi prodotti potrebbero essere riacquistati una volta che i turisti tornano nei loro paesi d’origine. A Palermo nessuno finora ha organizzato nulla di simile. È un’opportunità persa. Ma anche le strade del vino o quelle dei formaggi potrebbero essere buone opportunità. L’ideale sarebbe promuoverle all’interno di itinerari culturali e sono sicura che avrebbero molto successo perché al turista piace mangiare e bere bene. Nella provincia di Catania sono un po’ più attivi, a Marsala anche, ma a Palermo no. E se pensiamo alle migliaia e migliaia di turisti che arrivano con le crociere… quante opportunità perdute!”
Anna Casisa