Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 130 del 10/09/2009

LA LETTERA “Basta tacere”

10 Settembre 2009
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LA LETTERA

Il presidente del Consorzio della doc Pantelleria: “Così vogliamo difendere il nostro vino”

“Basta tacere”

Pubblichiamo la lettera inviata da Giuseppe Lo Re (nella foto), il presidente del Consorzio di tutela della Doc Pantelleria. Lo Re fa riferimento alla recente visita del ministro sull’Isola e vara un decalogo di domande e osservazioni. Eccole.

di Giuseppe Lo Re *


Chi tace acconsente, dice il proverbio.
E noi non possiamo più consentire che vengano – impunemente – falsati i fatti e diffuse menzogne. Noi che produciamo buon vino, non vogliamo più aspettare che – come l’olio – la verità emerga da sola. C’è un tempo per tutto. Crediamo noi sia finito il tempo di tacere.

Cominciamo con il chiarire che il Consorzio comprende le seguenti aziende: Pellegrino, A. V. Miceli, Murana, Enopolio, Case di Pietra, Nuova Agricoltura. I rimanenti produttori rappresentano altro pur qualificato segmento che consta però in non più del 15-20% sul totale della produzione isolana. Fra questi, la Donnafugata provvede ai suoi fabbisogni in maniera deliberatamente autarchica, producendo le sue uve in vigneti di proprietà/affitto e avvalendosi di personale non isolano. Le Aziende del Consorzio – Pellegrino e Avm, in particolare, costituiscono lo sbocco naturale per i produttori viticoli – occupano impiegati ed operai panteschi, in agricoltura e cantina.

Il Consorzio ha varato un Disciplinare che, nei suoi nove anni di vigenza, ha dimostrato di qualificare e sviluppare il vino di Pantelleria. Il Consorzio ha intensificato i rapporti con i produttori e ha favorito una politica di crescita dei prezzi passando, dalle misere 15-20 mila lire al quintale che venivano pagate circa dodici anni addietro, fino agli attuali 100 euro al quintale (e ben 600 per l’uva ben appassita).

A fronte di tali fatti oggettivi, abbiamo in questi giorni assistito alla pronuncia ed alla scrittura di contestazioni da parte del sindaco (e della giunta comunale) di Pantelleria. E, data la modalità in voga, formuliamo anche noi un decalogo di domande/osservazioni:

1) Che c’entra il Comune con la Doc del vino? Quando la smetteranno con tali indebite interferenze? Conoscono – il sindaco e i suoi assessori – il D.P.R. n.348/1994? Sanno che, per il terzo triennio consecutivo, il ministero dell’Agricoltura (“verificando” che ne possediamo tutti i requisiti) con proprio decreto,  ha riconosciuto al nostro Consorzio l’autorizzazione a gestire la Doc? Perché proprio noi – interlocutori ineludibili in materia di Doc  Pantelleria – non siamo stati invitati all’incontro pubblico con il ministro Zaia? È vero che quest’ultimo ha chiesto conto della nostra assenza?

2) Questa autorizzazione ci è stata concessa non solo per essere il nostro statuto conforme alla legge, ma anche per la nostra ampia e documentata rappresentatività (80%) rispetto al resto della denominazione.

3) Tutti gli altri produttori, che hanno finora scelto di non far parte del Consorzio (pur avendo noi doverosamente lasciato a tutti la porta aperta), hanno omesso di certificare i loro prodotti per parecchi anni. Nel primo semestre dell’anno in corso, le aziende Consorziate hanno certificato 7.536,12 ettolitri di vino a Doc, mentre tutte le altre appena 1.500 hl.

4) Andava specificato al ministro che le nostre aziende hanno finora assorbito la quasi totalità dell’uva pantesca, pagandola a prezzi ora 8-10 volte superiori al resto della Sicilia. Andava detto che le aziende consorziate svolgono effettivamente una funzione sociale comprando la materia prima dagli agricoltori dell’isola, mentre altre “eroiche” aziende, invece, dichiaratamente non ne acquistano più un grappolo. Va detto che, capitato casualmente in quella assemblea pubblica, è intervenuto il titolare della azienda consorziata Case di Pietra, ma nessuno ha poi riportato le sue parole.

5) Non si può fingere di non sapere che l’economia vitivinicola di Pantelleria si regge sui liquorosi per il 90%, essendo, questi, prodotti che, per il loro equilibrato rapporto qualità/prezzo, hanno più agevole collocazione sul mercato.
 
6) Quanto al Disciplinare di produzione, bisogna sapere che il “Passito di Pantelleria” è già una Doc a se stante. È conosciuto il contenuto della nostra parziale proposta di modifica della Doc “Pantelleria” relativa alla resa da uva fresca in vino dal 50-60 al 70-75% per i soli tipi liquorosi? Sanno che stiamo chiedendo di adeguare la Doc “Pantelleria” agli stessi parametri produttivi della ben più consistente Docg “Asti” che prevede una percentuale di resa del 75%? Sanno che ciò è stato giudicato tecnicamente ineccepibile anzi qualitativamente migliorativo da illustri studiosi e che da ciò non deriva alcun pregiudizio alla remunerabilità dell’uva?
 
7) Hanno capito quello che ha scritto chiaramente l’imprenditore Guido Vicario?

8) C’è silenzio sul fatto che, mentre nelle altre Doc tali modifiche vengono esitate in due mesi, la nostra pratica giace da due anni presso l’assessorato regionale Agricoltura dove è stata inspiegabilmente rallentata perché qualcuno non si decide ad inoltrare a Roma la relazione tecnica “favorevole” consegnata, sette mesi fa, dall’Istituto Vite Vino che ha attestato “conclusa” la sperimentazione e che “non occorrono altre prove sperimentali sulla tematica”.

9) Sanno – i Panteschi e il ministro – che, queste notizie abbiamo ora ufficialmente acquisito solo attraverso una formale istanza di accesso agli atti del procedimento?

10) Noi non ci faremo intimidire dalla loro fatwa di “bloccare il procedimento di modifica del disciplinare” né dalle incaute minacce di far commissariare il nostro Consorzio.

La crisi che stiamo attraversando è uno degli eventi più negativi, dopo l’ultimo conflitto mondiale. Il mercato registra contrazioni significative in tutti i settori di consumo: i più penalizzati dei quali sono la moda, le auto, i prodotti Premium price e, soprattutto, quelli non “istituzionali” di nicchia. Significativo il calo delle vendite  di un mostro sacro quale lo Champagne che registra un meno 5% in Francia ed un -40% all’estero. In questo contesto, i vini di Pantelleria – proprio perchè prodotti “di nicchia” non istituzionali (pertanto tipicamente marginali) e per il fatto che sono in ogni caso dei Premium price  – sono particolarmente colpiti da cali di vendita di oltre il 20%, con punte che superano il 30% per quelli “naturali”  che sono  più costosi .

Il “Consorzio per la tutela e la valorizzazione dei vini a Doc dell’isola di Pantelleria”, all’unanimità dei suoi soci, ritenendo di così aver esercitato il proprio dovere di ristabilire la verità dei fatti e la certezza dei propri diritti, si augura pertanto che nessuno sarà più a veicolare disinformazioni e che tutti si ritorni, in pace, a lavorare ed a lasciar lavorare.

* presidente del Consorzio per la tutela e la valorizzazione dei vini a Doc dell’isola di Pantelleria