Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 72 del 31/07/2008

IL DIBATTITO ”Ogm? Perché no”

30 Luglio 2008
fabrizio_vitale72.jpg fabrizio_vitale72.jpg

    IL DIBATTITO

fabrizio_vitale72.jpgFabrizio Vitale, direttore della Biologia molecolare dell’Istituto zooprofilattico: ”I prodotti transgenici sono già nella nostra vita” 

”Ogm? Perché no”

”Viviamo in un mondo in cui le risorse vanno verso l’esaurimento, gli organismi geneticamente modificati possono rivelarsi una soluzione”. Fabrizio Vitale, direttore dell’Area di biologia molecolare dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia, dice la sua sul dibattito inaugurato dall’assessore regionale all’Agricoltura, Giovanni La Via, che a Cronache di gusto ha parlato di una ”moderata apertura” sugli Ogm.

La risposta è poi arrivata da Aldo Mattia, direttore siciliano della Coldiretti, che invece ha dato il suo ”no” a questo tipo di sperimentazioni.

Vitale, una domanda secca: Ogm sì o no?
“La risposta è difficile. In realtà non c’è più una possibilità di ritorno perché, ci piaccia o no, siamo andati oltre: il transgenico c’è, punto e basta. In Europa c’è una moratoria che vieta l’ingresso di Ogm ma soia e mais sono ovunque e il 90% di questi prodotti è geneticamente modificato, dunque poi gli Ogm ce li ritroviamo anche nella carne che mangiamo”.

Lei dice ”siamo andati oltre”. Vuol dire ”oltre i limiti” o ”avanti”?
”Intendo dire che siamo andati avanti. Ci sono e ci devono essere sistemi di vigilanza, perché la legge lo impone, ma in realtà come quella degli Stati Uniti la situazione è diversa. Da noi vige il cosiddetto ’principio di precauzione’, suggerito da Ippocrate, su cui si basa anche la nostra legislazione. Da qui i rigidi sistemi di controllo. In America, invece, tutto quello che non fa male fa automaticamente bene”.

Tornando alla presenza degli Ogm nei prodotti, vuol dire che la Sicilia non è una regione ”Ogm free”?
”No, questo invece è vero. Perché la maggior parte dei nostri produttori lavora in regime biologico, per loro vengono previsti anche degli incentivi. Qui da noi non esiste neanche la soglia dello 0,9 per cento consentito altrove”.

Verso dove andiamo?
”Andiamo verso un mondo in cui le risorse vanno verso l’esaurimento. L’Argentina, ad esempio, per cibare le enormi quantità di bovini, ha inventato la soia ’round up’, arriva anche da noi, al porto di Pozzallo, ed è completamente transgenica”.

Va però tenuto conto del rischio di omologazione dei sapori.
”Certo, il rischio è concreto. Anche perché c’è sempre una maggiore centralizzazione verso le grosse industrie dell’agricoltura e c’è il rischio anche di allergie. Un esempio: in una fragola, per renderla più resistente al freddo, può essere impiantata una molecola di salmone. Io sono allergico al salmone ma non alle fragole, però mangio la fragola transgenica e finisce che ho una reazione allergica. Insomma: possiamo vederla sotto vari punti di vista ma il transgenico c’è e non ha più senso dire sì o no”.

E se questi prodotti fossero nocivi alla salute?
“Se si dimostra che fanno male allora dovremmo avere il coraggio di fermarci. Negli Usa si pensa che alcuni prodotti Ogm sono più sani di quelli naturali perché di certo non sono trattati con insetticidi. C’è anche chi crede nella ’nutraceutica’: la scienza che studia la possibilità di inserire negli alimenti vitamine per curare attraverso la nutrizione. Gli aspetti sono tanti, non ci resta che scegliere la strada”.

M. V.