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Articoli sul Marsala

Giancarlo Moschetti “Scommettiamo sulla Docg”

08 Maggio 2010
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La proposta di Giancarlo Moschetti, presidente del corso di laurea di viticoltura ed enologia di Marsala. “Se per questo vino deve esserci un futuro si deve pensare ad una denominazione ancora più restrittiva che parta dalla zonazione”

“Scommettiamo
sulla Docg”

“Diamo una Docg al Marsala vergine”, è l’appello che lancia Giancarlo Moschetti, presidente del corso di laurea di viticoltura ed enologia di Marsala. Una modifica del disciplinare quanto mai necessaria per il docente, che non si orienti però a soluzioni drastiche ma che adotti una via d’ampliamento con la creazione di una denominazione più restrittiva per l’unica tipologia che rappresenti il marsala autentico. La strada del rinnovamento deve essere percorsa nel rispetto della tradizione e andare nella direzione del consumatore. E il punto di partenza per salvare il brand più antico della Sicilia del vino Moschetti lo individua nella zonazione.

Sulla Doc Marsala ?
“Sono favorevole ma se si fanno gli opportuni cambiamenti. Darei una Docg solo al Marsala Vergine e mantenere l’attuale Doc con le altre tipologie. Questa restrizione sarebbe un aiuto allo stesso comparto”.

Spieghi la sua proposta.
“Partiamo dal fatto che non ha senso che un prodotto fatto con mistelle, che poi venga conciato e alcolizzato venga chiamato Marsala allo stesso modo del Marsala Vergine, fatto solo con vino e aggiunta di alcool. Si deve fare chiarezza anche nei confronti del consumatore, che deve trovare situazioni di scelta semplici. Pertanto penso che la creazione di una denominazione più ristretta, come la Docg, per il vergine e per il superiore, possa essere la strada giusta. Una Docg dove possa trovare spazio anche la tipologia naturale quando l’alcolizzazione non viene fatta. Non dico che bisogna abolire le altre tipologie, che possono starci. La modifica è necessaria perché si deve pensare al consumatore che non è in grado di capre il marsala così come ora viene proposto nel mercato. Cambiare il disciplinare significa anche comunicare che si vuole migliorare il prodotto, quindi dimostrerebbe serietà, aiutando il consumatore a dare il giusto valore a questo prodotto, che verrebbe percepito come sinonimo di qualità”.

Anche lei pensa che per parlare di Marsala si debba partire dalla vigna?
“Certamente. È fondamentale anche il momento della vendemmia. Oggi dalla stessa raccolta di uve grillo e fatta ad agosto, si ottiene il vino da pronta beva come anche il Marsala. Invece le uve destinate al Marsala devono essere raccolte in un altro momento, la vendemmia per il marsala è a metà settembre. Inoltre ancora più fondamentale è la zonazione per individuare quelle aree dove l’uva grillo acquisisce le caratteristiche ideali per il marsala. Questo tipo ri ricerca è la chiave di tutto. E pensare che oggi invece con il grillo si vuole fare tutto”.

C’è un futuro per questa doc?
“Si. Ma solo se si porta il brand Marsala ad altissimi livelli. Si deve fare conoscere questo vino. Il consumatore deve sapere cosa è, deve avere un’idea ben precisa sul Marsala. Non possono esserci tutte queste etichette dove c’è scritto di tutto”.

Manuela Laiacona