Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
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Forum Edizione 2010

21 Febbraio 2011
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04/03/2010

IL FORUM

Il dibattito a Palermo organizzato da Cronache di Gusto. Un’indagine tra i produttori: 4 su 10 hanno ridotto gli investimenti. Penalizzati marketing e comunicazione

Confronto
anti-crisi

Il mondo del vino è in crisi e lo sanno bene i produttori siciliani che, rispondendo all’indagine condotta da Cronache di Gusto, diventano il simbolo di una categoria che per venir fuori dalla recessione ce la mette tutta. Su 114 intervistati è stato ben il 41,3% a dichiarare di aver contratto gli investimenti per il 2009, mentre il 14% ha scelto di abbattere i prezzi.
Non manca chi, il 10,7%, ha deciso di diminuire il numero delle bottiglie da produrre e l’8,7% ha invece preferito ridurre il numero dei propri lavoratori, sempre nel tentativo di rientrare con le spese di un anno tutt’altro che facile.
Dei risultati della ricerca condotta da Cronache di Gusto per verificare il reale stato dell’enologia siciliana, dei suoi produttori e delle sue aziende, si è anche discusso martedì 2 marzo in occasione del forum “Aspettando Verona: come sta il vino del Sud Italia?”, organizzato nei locali di Villa Malfitano a Palermo.
Tra i dati rilevati dalla somministrazione dei questionari ai produttori vitivinicoli dell’Isola, è risultato che si investe di più nelle zone di Messina e Catania ma, mentre nel settore tecnologico si impiegano maggiori quantità di denaro, è quello della comunicazione e marketing ad essere il più penalizzato. Il 44,7% degli intervistati ha dichiarato di impiegarvi dall’1 al 5% del fatturato complessivo, mentre il 28,1% dal 6 al 10%. L’aumento della spesa è inversamente proporzionale al numero delle aziende che investe: se, infatti, il 12,3% ha impiegato capitali compresi tra l’11 e il 15%, l’11,4% dei produttori ha superato il 15% del fatturato complessivo e soltanto l’1,8% non ha investito nulla nelle pubbliche relazioni.
Si spacca il fronte dei produttori sulla scelta di introdurre o no la Doc Sicilia, possibilità paventata per il prossimo mese di giugno: mentre il 54,4% degli intervistati la giudica una manovra utile, è il 33,4% ad opporsi alla sua realizzazione.
Infine, un’ultima domanda posta è quella relativa alla proiezione per i prossimi anni. Il 48,2% di chi ha risposto al questionario redatto da Cronache di Gusto si è dichiarato ottimista sul futuro del vino siciliano: se, infatti, per il 37,7% è da ritenersi abbastanza positivo, per il 10,5% è addirittura molto positivo. Sono, invece, poco positivi gli anni che verranno per il 36% degli intervistati, mentre per il 2,6% non lo sono per nulla.

Paola Pizzo

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04/03/2010

Le immagini del dibattito

Tutte le foto della photogallery sono di Giuseppe Gerbasi.

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04/03/2010

Scarica i dati

Pubblichiamo i dati del questionario rivolto da Cronache di Gusto a 114 aziende siciliane che sono stati illustrati nel corso della prima edizione del Forum “Aspettando Verona: come sta il vino del Sud Italia?” che si è svolto a Palermo il 2 marzo 2010.

Cliccare QUI per scaricare il file in formato pdf.

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12/03/2010

Forum
“Aspettando Verona:
come sta il vino
del Sud Italia?”

Come sta il vino nel Sud Italia? Questo il tema affrontato nel forum organizzato da Cronache di Gusto che ha messo a confronto, nella splendida location di Villa Malfitano a Palermo, produttori, tecnici del settore, giornalisti, chef. La crisi c’è ma sono grandi le potenzialità del vino del Sud. Nel video le interviste realizzate da Sandra Pizzurro.

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03/06/2010

Il manifesto dell’ottimismo

Ogni momento di riflessione, per essere realmente considerato tale, deve generare risultati. E’ questo il motivo per cui, al termine della ricerca condotta da Cronache di Gusto sul reale stato dell’enologia siciliana e all’indomani del forum “Aspettando Verona: come sta il vino del Sud Italia?”, la redazione propone come unico risultato atteso quello dell’ottimismo verso il futuro, una scelta che, se sottoscritta, impegna a pensare positivo. Un’apertura verso l’avvenire che si traduce nella necessità di dover essere maggiormente consapevoli del patrimonio enogastronomico del Meridione, valorizzandolo e tutelandolo dalle sofisticazioni. Ma che richiama anche alla concreta possibilità di non dover nascondere le difficoltà strutturali ed infrastrutturali nelle quali si è costretti a vivere quotidianamente. 

Nasce così il “Manifesto dell’Ottimismo”:

1. Bere il vino per ricordare e non per dimenticare

2. Pensare al consumatore non come l’ultimo anello della catena, ma come parte integrante del processo produttivo

3. Impegnarsi a fare della creatività strumento quotidiano di lavoro al pari della concretezza

4. Puntare all’essenzialità senza orpelli

5. Produrre emozioni

6. Credere nell’innovazione come in una possibilità di miglioramento e progresso

7. Affrontare senza polemica il confronto, perché è in questo che si nasconde il tesoro della diversità

8. Guardare il vicino senza rivalità, considerando la propria vigna come altrui nel nome dell’aggregazione

9. Sollevare lo sguardo ad ogni difficoltà accettando le sfide senza rimpianti

10. Piantare la bandiera della qualità sulla propria vigna

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03/06/2010

L’INIZIATIVA

Gianfranco Marrone, esperto di semiotica commenta il Manifesto dell’Ottimismo lanciato da Cronache di Gusto e il ruolo dell’enogastronomia. “Da noi essere pessimisti è più facile”

“Il male del Sud?
Poca volontà”

“Per essere ottimisti c’è bisogno di volontà”, lo diceva Pascal e lo sottolinea Gianfranco Marrone, professore ordinario di Semiotica, Semiotica della cultura e Semiotica della pubblicità all’università di Palermo, dove è anche coordinatore del dottorato di ricerca in Design, espressione e comunicazione visiva. Con lui si parla del “Manifesto dell’Ottimismo”, e spiega che c’è ancora molta strada da fare.

Cosa ne pensa del “Manifesto dell’Ottimismo”?
“È un’iniziativa ottima, lodevole, ma forse ovvia. I principii sono indiscutibili, ma dovrebbero essere i punti di partenza di qualsiasi attività quotidiana. E invece se si sente l’esigenza di sottolinearli, vuol dire che siamo lontani dal pensare positivo”.

Si può riuscire a dare l’idea di un Sud che non piange su se stesso?
“Essere ottimisti dipende dalla volontà, e qui da noi ce ne vuole di più. Siamo abituati ad una passiva accettazione. Ed essere pessimisti è molto più semplice”.

E da un punto di vista economico, come vede il futuro?
“Siamo il paese del “tiriamo a campare” fin quando va bene, senza pensare al dopo. Ad esempio, per adesso i vini siciliani vanno benissimo, sono di moda, ma se si entra in un supermercato sono quasi spariti dagli scaffali, i prezzi non sono competitivi e non si sta pensando ad una politica economica per il futuro”.

Lei è ottimista?
“Sono positivo ma con grandi difficoltà, e più facile non esserlo”.

Che può dire dell’enogastronomia siciliana. La performance di questo settore può indurci ad essere ottimisti?
“I vini hanno avuto un indiscutibile salto in avanti, un’ubriacatura di successo che deve essere gestita bene. Si pensa troppo spesso solo alle responsabilità del produttore, sottovalutando quelle del consumatore, che deve essere critico nei confronti di ciò che gli viene proposto. Viviamo un sottosviluppo critico. E la rivoluzione enologica non va di pari passo con quella gastronomica e della ristorazione. Bisogna lavorare sulla cultura del consumo”.

Aurora Pullara