Nebbiolo (Chiavennasca) appassito.
Era la fine degli anni 70 e percorrevo in treno la Valtellina tra Sondrio e Tirano. Era un pomeriggio invernale meravigliosamente assolato e dal finestrino non smettevo di ammirare il versante della valle esposto a sud, denso di viti. Contemplavo il certosino e faticoso lavoro necessario per coltivare la vite in terreni che per la notevole pendenza erano stati sistemati con fitti muretti a secco e terrazzamenti che in molti casi racchiudevano pochi esemplari. La mia mente si poneva il paragone con i vigneti coltivati nelle condizioni normali e riflettevo sulla fatica, sul costo ma specialmente sulla passione e l’amore di questi agricoltori e concludevo che sicuramente per affrontare queste difficili situazioni il risultato non poteva essere che la realizzazione di ottimi vini. Come poi ebbi la possibilità di verificare.
Insomma a tanta fatica e cura in campagna doveva per forza corrisponderne altrettante in cantina, mentre in quegli anni a tanta facilità di coltivazione, per esempio nella nostra Sicilia, si affiancava altrettanta superficialità nella vinificazione che poi, guarda caso, era destinata alla vendita di vini sfusi.
Oggi scopro che proprio in quegli anni la Casa Vinicola Nino Negri, una delle più importanti della Valtellina, era venduta dalla famiglia agli svizzeri della Winefood. Nino Negri nel 1897 iniziò la commercializzazione del vino. Nel tempo è stato un crescendo di dimensioni e di risultati specialmente col figlio Carlo che però aveva due figlie che non intendevano proseguire l’attività che così passò agli svizzeri. Questi, abituati magari agli orologi e al cioccolato, fecero regredire l’azienda che nel 1986 fu acquistata dal Gruppo Italiano Vini. Ripartiva così la storia di una delle più antiche cantine valtellinesi, puntando decisamente su una produzione di vini di qualità. Anima e continuità dell’azienda è Casimiro Maule che vi lavora dal ‘71 come enologo ed ora anche come Direttore Generale.
Oggi Nino Negri possiede 11 ettari di Grumello, altrettanti di Inferno e 7 di Fracia che costituiscono il cuore antico aziendale, mentre si stanno dismettendo i 2 ettari di Sassella in quanto lontani e quindi costosi da gestire. A questi poderi si aggiungono 150 ha da conferitori riuniti nella cooperativa Vi.V.Ass. (Viticultori Valtellinesi Associati) la cui attività in campagna è seguita e decisa dai tecnici della Negri. Si confezionano 850.000 bottiglie che per il 35% sono esportate. La Valtellina con le sue microvalli laterali, con terreni, esposizioni e quote molto variabili è un crogiolo di terroir diversi che danno vini differenti la cui identità è salvaguardata e la cui diversità è favorita con molte etichette, esattamente 13 nella linea Grandi Selezioni e 9 nella Selezioni Valtellina.
Il 5 Stelle Sfursat non è un movimento ma uno Sforsato (o Sfursat) di Valtellina DOCG che per disciplinare è ottenuto da almeno il 90% di uve appassite di Nebbiolo, localmente detto Chiavennasca, prodotte in una zona ben definita e limitata della Valle. Costituisce il vino di punta della cantina e come i grandi vini non esiste in tutti i millesimi; solamente nelle annate perfette le migliori uve sono destinate a questa etichetta che è stata creata nel 1983. Pertanto non cercate le annate 2008 e 2012 perchè non esistono.
Parliamo del millesimo 2009 che degustiamo. Annata dall’inverno ricco di neve che ha creato una buona riserva idrica, primavera con temperature molto variabili ed estate calda. Dopo le piogge agostane a settembre ed ottobre ha fatto bello permettendo la perfetta maturazione delle uve.
Le viti allevate a Guyot modificato ad archetto (3500 ceppi/ha), su terrazze bene esposte a sud a 400-450 metri di altitudine, con terreni sabbio-limosi sciolti e poco profondi, hanno dato una resa di 70 q/ha. La vendemmia è iniziata a fine settembre e data la difficoltà della raccolta si sono utilizzati anche gli elicotteri. Solo i grappoli migliori e perfettamente integri hanno avuto l’onore di appassire nei fruttai ventilati dal Foehn valtellinese. Solo il 35% dei grappoli posti in appassimento vengono selezionati per il 5 Stelle DOCG.
Al termine dell’appassimento, a inizio gennaio 2010, si è proceduto alla diraspo-pigiatura delle uve che, arrivate in cantina alla temperatura di 4°, sono rimaste per 3 giorni in crio-macerazione (per lo sviluppo dei profumi), fermentando poi per 16 giorni alla temperatura di 25°-26°. Terminata la fermentazione con lieviti selezionati, dopo una sosta in vasca di 24 ore, il vino è stato posto in barriques francesi nuove di Allier e Nevers per 24 mesi dove ha completato sia la fermentazione alcolica che la fermentazione malolattica. La lunga decantazione evita la filtrazione e la chiarifica per cui il vino va direttamente in bottiglia dove rimane almeno 4 mesi.
Versato nel calice il colore è rosso rubino brillante ma non intenso, proprio del Nebbiolo. Avvicinato al naso, già immobile vengono fuori una grande eleganza unita a fitta complessità. E’ un equilibrato melting pot di profumi dove non c’è un sentore che spicca, si avverte la frutta rossa con tonalità dolci, la prugna, il tabacco, le spezie frammiste a note balsamiche e vegetali nonchè sensazioni alcoliche. I legni l’hanno evoluto senza invaderne i profumi. Fine, armonico, intenso, insomma un olfatto d’eccellenza che ci spinge a gustarlo con curiosità.
Ed in bocca si confermano le sensazioni olfattive, arricchite da bei tannini già morbidi, una buona acidità ed un corpo estremamente vigoroso. Si conferma armonico e fragrante con un retro lunghissimo, alla fine piacevolmente amarognolo. Un grande vino per accompagnare piatti di classe, capace di valorizzare anche un cibo semplice, ma degno di assaporarlo da solo, centellinandolo col calice in mano anche per i suoi 15,5 gradi alcolici.
Un vino di equilibrio capace di abbinarsi ad un’infinità di piatti a base di legumi, di carne, di formaggi e di salumi. Se poi lo accompagnate ai pizzoccheri e alla bresaola, lo rendete felice. Ne hanno tappate 35.000 bottiglie che potete trovare a 45 euro che, avendo appreso con quanti sacrifici e spese è stato creato, sono un ottimo affare.
Nino Negri |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |