Moscato di Noto DOC.
La famiglia Messina da molti anni opera nel settore dell’ortofrutta, quella biologica coltivata con un occhio attento alla salvaguardia del territorio e alla salubrità del cibo che mangiamo. Oggi comprende 100 ettari coltivati secondo i principi biologici col marchio Natura Iblea. Nel 2002 Nello Messina insieme al figlio Pierpaolo decidono di scorporare il settore viticolo e in contrada Buonivini (c’è un destino anche nel nome), baricentro tra Ispica, Pachino e Noto, realizzano la nuova cantina, incrementando negli anni la superficie vitata che da 4 ettari passa agli odierni quasi 30. Moscato di Noto e Nero d’Avola i super autoctoni più 2 cloni di Chardonnay. Anche nel vigneto il biologico trionfa, certificato dal 2012 ma addirittura dal 2008 si applicano in realtà metodi biodinamici sviluppati con attenzione sotto la guida dell’agronomo in house Luca Gentile.
Il general manager è Pierpaolo, che a Siena oltre al laurearsi in economia aziendale si è dedicato allo studio del mondo del vino e del biodinamico confrontandosi anche con varie aziende che da tempo lo praticavano. Pierpaolo non vuol sentire di affrontare ulteriori laccioli burocratici per cui preferisce non certificare il biodinamico che nella realtà si pratica in vigneto e in cantina. Quindi largo uso di preparati biodinamici, di macerati a base di erbe, di decotti fatti in casa ma specialmente una filosofia agronomica che segua le vicende della natura.
Il nome Marabino è preso dalla omonima torre saracena del 1200 che ad Ispica è stata trasformata in un lussuoso relais di famiglia. I vigneti invece sono burocraticamente in territorio di Noto, attorno alla cantina, ad alberello pachinese, a sesti larghi come se fosse a spalliera, ed a spalliera in terreni calcarei spesso bianchi abbacinanti, variabilmente ricchi di limi ed argille, a quote tra i 30 e i 77 m e lontani dal mare circa 7 km. Nessuna irrigazione ma solo quello che il cielo concede. Potatura verde a mano e no cimatura per cui la pianta non viene ferita.
Il Moscato di Noto è una DOC dal 1974 di Moscato Bianco, quello più diffuso in tutta Italia, differente da quello di Alessandria detto anche Zibibbo e tipico della Sicilia. In azienda ne sono stati piantati 2,5 ha a spalliera diretta verso ovest e in terreni calcarei bianchi così i grappoli godono dell’insolazione maggiore. Il Moscato è utilizzato per 6.000 bottiglie secco con l’etichetta Muscatedda e per 5.000 bottiglie da mezzo litro per la DOC. Parliamo di quest’ultima.
Vendemmiaattorno a ferragosto a uve ben mature e una resa di soli 50 q/ha. Una parte delle uve sono appassite sui graticci, una parte vinificata a secco con le bucce, un’altra inizia a fermentare molto lentamente a temperature piuttosto fredde e prima che la fermentazioni si completi sono aggiunti i chicchi interi appassiti. La fermentazione è arrestata abbassando la temperatura ed il vino sta circa un mese a contatto con le bucce. Dopo la pressatura il vino matura nelle fecce fini sino alla primavera successiva, leggera filtrazione non sterile solamente per evitare che le fecce arrivino in bottiglia e rifermentino, quindi imbottigliamento e relativo affinamento per un anno. Chiaramente tutti i lieviti, di tutti i vini, sono indigeni. Anche l’enologo, Salvatore Marino, è un dipendente.
Degustiamo il millesimo 2011. Nel piccolo calice il colore è giallo dorato con sfumature ambrate, vivace e brillante. Al naso a bicchiere ancora fermo si precipitano i sentori dolci, aromatici, che man mano che si aumenta l’ossigeno vengono raggiunti da uno spettro complesso ed ampio. Così accanto agli agrumi e all’albicocca canditi, al miele, ai datteri si presentano note vegetali, di biancospino, timo, fiori secchi, mandorla secca e spezie tra cui si avverte lo zenzero. Un naso fresco e caldo allo stesso tempo, equilibrato, invitante. Al palato inizialmente prevalgono le noti dolci proprie dell’uva passa ma non eccessive che gradualmente sono compensate da una vena acida e da un pizzico di minerale che asciugano la bocca, la completano e la arricchiscono, abbastanza lungo il finale dove ritornno la muffa nobile e la frutta candita. Un bere non grasso come molti passiti e dal grado alcolico di soli 12,5°. Un moscato elegante, ricco, per niente stucchevole che proprio per la sua vivacità si fa apprezzare anche a temperatura ambiente.
Abbiniamolocon formaggi stagionati, con dolci di mandorla, come vino da dessert ma anche gustiamolo a solo. Noi lo abbiamo apprezzato col primo panettone, chiaramente siciliano, della stagione. Prezzo allo scaffale 20 euro.
Società Agricola Marabino |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |