di Federico Latteri
Ci troviamo nella Doc Cirò, storica denominazione calabrese da cui provengono vini apprezzati in tutto il mondo. Si tratta di un’area costituita da colline che si alternano a tratti pianeggianti, situata lungo la costa ionica nella parte nord orientale della provincia di Crotone.
Il suo clima temperato, il suolo e la geomorfologia sono particolarmente adatti alla coltivazione della vite, pratica agricola che qui si esiste da millenni. Ippolito, cantina fondata nel lontano 1845 e gestita dalla stessa famiglia da cinque generazioni, porta avanti una filosofia produttiva che ha come obiettivo la valorizzazione degli aspetti unici che caratterizzano questi luoghi attraverso la tutela dei vitigni autoctoni, dell’ambiente, della storia e delle tradizioni. Si guarda quindi alle antiche radici culturali, ma anche al presente con le moderne tecnologie e al futuro con la salvaguardia della natura e del paesaggio. In questo modo si possono produrre vini che sono la reale immagine del terroir.
(La famiglia Ippolito)
Grande importanza viene data alla sostenibilità ambientale, messa in atto attraverso il controllo delle emissioni di carbonio nell’atmosfera, il razionamento idrico e l’agricoltura integrata con minimizzazione dell’uso di prodotti chimici, mantenimento della fertilità del suolo e rotazione colturale. I lavori più importanti sulle piante vengono svolti esclusivamente a mano. I vigneti dell’azienda coprono una superficie di circa 100 ettari divisa in tre tenute: Mancuso, 60 ettari coltivati a Gaglioppo e Calabrese nel Comune di Cirò ad un’altitudine compresa tra 200 e 250 metri sul livello del mare; Feudo, estesa per 19 ettari a Cirò Marina, dove si trovano varietà autoctone sia a bacca bianca che a bacca rossa; Difesa Piana, sempre a Cirò Marina, nella quale ci sono le vigne di Greco Bianco e Pecorello.
(Vincenzo e Giancluca Ippolito)
Ogni anno vengono prodotte un milione di bottiglie. La gamma dei vini è composta da 14 etichette: bianchi, rossi e rosati, sia Doc Cirò che Igt Calabria, divisi in diverse linee, più un vino dolce da uve Greco Bianco appassite al sole su graticci. Molto interessanti il Pecorello, dall’omonimo vitigno bianco in purezza, il 160 Anni da Gaglioppo e i Doc Cirò rosso classico superiore riserva Colli del Mancuso e Ripe del Falco. Quest’ultimo è il vino di punta dell’azienda, sintesi delle tradizioni e delle conoscenze acquisite nel corso degli anni.
(I vigneti della famiglia Ippolito)
Nacque nel 1956 e per il packaging venne scelta una bottiglia particolare dalla forma leggermente asimmetrica che già identificava l’unicità del prodotto. E’ fatto con uve Gaglioppo provenienti da un vigneto di oltre 40 anni di età della tenuta Mancuso. La vinificazione prevede una lunga macerazione sulle bucce e una maturazione di circa due anni in botti di rovere francese. Viene prodotto solo nelle grandi annate e immesso in commercio 10 anni dopo la vendemmia.
Abbiamo degustato il 2007, un rosso morbido, equilibrato e perfettamente integro che sarà capace di andare ancora avanti nel tempo per diversi anni. Versato nel calice, offre un colore rosso granato abbastanza intenso. Segue un naso ricco e di buona complessità con piccoli frutti rossi, tabacco, spezie dolci e sentori floreali. Al palato è morbido, caldo, di ottima struttura e lunga persistenza con la componente fruttata ed una nota speziata che dominano il quadro gustativo. Fini i tannini. Deciso e autoritario, accompagnerà bene i piatti importanti a base di carne e i formaggi stagionati. Viene venduto in enoteca al prezzo di 30 euro.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Ippolito 1845
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