Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Il dibattito

Il ruolo dell’informazione enogastronomica nel web, la parola agli opinion leader

28 Gennaio 2013
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Da sinistra, Mario Busso, Manuela Laiacona, Piero Rotolo, Fabio Piccoli, Alberto Lupini,
Luciano Pignataro, Francesco Turri, Paolo Brunello, Carlo Ottaviano, Angelo Peretti

La comunicazione on line è come un fiume in piena che tutto porta e trascina con sé.

 Quella enogastronomica poi è una delle più prolifiche in fatto di produzione di contenuti e di notizie, dove non c'è utente sul web, anche solo fosse un goloso, che non produca e “posti” quotidianamente una qualche forma di notizia nelle tante piattaforme social. Giornalisti e comunicatori si ritrovano a dovere operare in questo teatro bulimico di news su cibo e vino, e inevitabilmente ci si chiede l'informazione che ruolo giochi in tutto questo e che contorni assuma in una realtà in cui la “confusione regna sovrana”. Alcuni degli attori del mondo dell'informazione enogastronomica nazionale si sono incontrati al Roxy Plaza Hotel di Soave per dibattere sul tema al convegno “Quelli che… a tavola con il web”.  

Al tavolo si sono seduti Alberto Lupini, direttore del mensile Italia a Tavola www.italiaatavola.netLuciano Pignataro, giornalista e wineblogger www.lucianopignataro.itCarlo Ottaviano direttore di Gambero Rosso Channel www.gamberorosso.it, Mario Busso, curatore della guida Vini Buoni d’Italia Touring Club www.vinibuoni.it, Angelo Peretti, direttore di www.internetgourmet.it, Piero Rotolo, direttore di www.egnews.it (rivista presentata nel corso dell’evento) e siamo stati presenti anche noi di Cronache di Gusto. A moderare il convegno Fabio Piccoli, fresco direttore editoriale di Egnews.

Il direttore di egnews.it Piero Rotolo ha esordito richiamando tutti i colleghi al senso di responsabilità. “Non c'è cosa più democratica del web, però si comunica molto e si informa un po' meno oggi. Si deve tenere in considerazione che il pubblico degli utenti è in continua evoluzione, è un mondo in costante mutamento, e i giornali si ritrovano costretti a stare dietro a questa mutevolezza per capire come comunicare”.

Per Lupini l’informazione enogastronomica in questo momento storico potrebbe stare benissimo, “ma purtroppo – dice alla platea nutrita di colleghi che fanno comunicazione sul web e di produttori – bene non ci stiamo. L’informazione sul web è fatta di quello che uno cerca e a volte si superano i confini dell’informazione corretta”. Lupini chiama in causa la correttezza del dato, pilastro su cui si basa la credibilità dell’informazione. E allora, come tiene a ribadire, in questo marasma mediatico “c’è un unico metro per definire i contorni dell’informazione: quante volte ti hanno smentito, ecco l’autorevolezza”. 

Sull’autorevolezza come unico parametro che consente all’informazione di non andare alla deriva è concorde anche Luciano Pignataro secondo cui nel mondo della comunicazione enogastronomica non sta avvenendo quello che invece sta caratterizzando il mondo del vino dove  si investe sempre di più sulla qualità. Lo stato dell’informazione enogastronomica rispecchia, per Pignataro, lo stato dell’informazione italiana, “c’è un problema di regole”, dice. “Abbiamo davanti uno scenario spaccato in due, dove da un lato si producono contenuti informativi e dall’altro un’informazione che nasce e si alimenta del commento, della chiacchiera che nella maggior parte dei casi non si esprime con la volontà di produrre conoscenza”. C’è poi il problema del finanziamento. “Il distacco tra la pubblicità e l'aspetto redazionale che è fissato dal nostro ordine nel web salta completamente. Un tempo si criticava la carta stampata per aspetti troppo stretti tra giornalismo e orientamenti e scelte della redazione ma oggi questo succede nel web in modo più accentuato. Nella rete si strilla e si intimidisce anche per andarsi  a prendere una fetta di mercato”. In questo limbo dai tratti ibridi l’informazione produce anche qualcosa di buono. E ha un merito, secondo Pignataro: “Dobbiamo considerare che c'è Italia unità nel web, ci  sono circuiti in cui il nostro Paese nelle sue varie articolazioni dei giornali, esprime tutta la sua bellezza”. E un valore aggiunto che ha la rete è il garantire a chi produce notizie uno stato di continuo arricchimento. “Fondamentale – conclude Pignataro – il confrontarsi con il pubblico, ti impone la verifica e ci si può correggere con più immediatezza e facilità. E poi è importante confrontarsi con quelle realtà che andiamo a raccontare, si crea un contatto diretto, li si segue poi nel tempo, nella loro evoluzione, sono opportunità incredibili che arricchiscono chi fa informazione, per farla in modo corretto bisogna capire ed entrare in questo meccanismo”.
 
Carlo Ottaviano non ha remore nell’affermare invece che lo stato dell’informazione in Italia è pessimo, “gli editori stanno tirando i temi in barca in tutti i settori dell’informazione. La situazione è drammatica. Il problema non è internet ma la limitazione delle risorse in editoria che porta ad uno scadimento di qualità in tutto”. In più concorre, secondo il direttore, l’incapacità ancora di molti di utilizzare il mezzo internet per fare una corretta informazione. “Oggi viene utilizzato secondo il modello broadcast, attraverso una comunicazione unilaterale dove non si sviluppa un dibattito che contribuisce all’arricchimento dell’informazione stessa”.

Per Angelo Peretti  la comunicazione, mai come oggi, va vista come comunicazione integrata “è un esercizio distorsivo lo spacchettarla”, puntualizza. Prima èerò di valutare lo stato dell’informazione per Peretti ci si dovrebbe soffermare sullo stato del mezzo in sé, perché sul digital divide ci sarebbe ancora troppa arretratezza. “Oggi – dice Peretti – in molte parti d’Italia l’adsl è una chimera”. E c’è poi l’aspetto dell’utenza. “La platea non è così grande come si pensa. Si dice che nel web ci sia una vitalità diffusa ma va a chiudersi in un circolo ristretto tra persone che operano su diversi livelli da Twitter a Facebook ai blog”. Secondo Peretti se si vuole capire che rotte debba seguire  l’informazione non ci si può esimere dalla definizione del target. “Nel web diventa ancora più problematica la segmentazione dell’utenza. Dicono che il web sia anarchico – prosegue Peretti – ma non è così, c'è sempre l’esigenza di definire il profilo dei lettori e per segmentare l’utenza è fondamentale la forma espositiva”.

Mario Busso ricorre all’immagine forse più consona a descrivere lo stato della comunicazione in rete: quella del Far West. “Attenzione, dietro all'informazione c'è molta pubblicità, sono molti i messaggi pubblicitari mascherati. Ci troviamo in un grande Far West, lì le regole non c'erano e chi sparava più forte e aveva più pallottole in canna vinceva. Lo stesso  avviene oggi”.

Durante il dibattito si è poi affrontato il potere acquisito dalla comunicazione enogastronomica, che esercita influenze sui consumatori, condiziona il mondo della produzione e quindi il mercato stesso. Cresce la fetta di utenti che comprano on line, anche se in proporzione modestissima rispetto ad altri Paesi, e con questo tipo di utenza l’informazione si confronta ogni momento in rete, e qui risiede una delle criticità che caratterizza la macchina mediatica virtuale e che mette in apprensione sempre più produttori, alcuni di questi l'hanno espressa intervenendo al dibattito. Paolo Brunello, a capo dell'omonima storica distilleria ha manifestato la difficoltà di molti produttori nel rapportarsi al mondo dell'informazione: “E' difficile gestire la comunicazione e avere dei vantaggi diretti – ha detto -. E sento anche che i produttori vorrebbero dare ai giornalisti il proprio bagaglio, credo che questo scambio sia oggi fondamentale ma ancora non avviene in modo diffuso e consapevole”. Si è ritornati poi al concetto di segmentazione dell’utenza, caposaldo di ogni strategia di marketing, logica a cui l’informazione non può sottrarsi, e logica che deve essere sposata in prima linea dai produttori e dalle aziende come confezionatori essi stessi di informazione in rete. “Non dobbiamo dimenticare – ribadisce Peretti – la componente del servizio che l’informazione deve garantire all’utente ma non inteso come servizio di vendita. Il web va usato come incubatoio di idee. Teniamo sempre presente però l'attendibilità di ciò che comunichiamo e per verificare l’attendibilità si deve, ripeto, ipersegmentare il pubblico. Non servono trecento commenti per dare fondatezza all’opinione e renderla credibile”.