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La guida

Guida Slow Wine 2014: due nuove chiocciole alla Sicilia e le rivelazioni della Penisola

23 Settembre 2013
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Fabio Giavedoni e Giancarlo Gariglio

Ecco qualche pillola data in anticipo sull’Italia del vino recensita nella nuova guida Slow Wine 2014, curata da Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni.

Da nord a sud della Penisola, Gariglio ci fornisce alcuni sprazzi di un mondo in evoluzione, con i suoi punti fermi da sempre riconosciuti ma anche con nuove vocazioni e nuove scommesse.  Di sorprese ce ne sono tante in questa edizione che verrà presentata ufficialmente a Venezia il 26 ottobre al Terminal Passeggeri. Ed è il sud la rivelazione. “I primitivi della Puglia,  i bianchi della Campania, l’alto livello della Sicilia con i suoi tre areali del Cerasuolo, del Nero d’Avola e dell’Etna sono le regioni che escono bene in questa edizione ”, ci dice.

E nel meridione si sta facendo il suo spazio a piccoli passi anche la Calabria. “Finalmente, dopo anni di critiche, in questa regione emergono grandi e belle realtà. C’è il gruppo dei giovani produttori di Cirò che sta lavorando bene (alias la triade Francecco de Franco di A Vita, Sergio Arcuri, e Vincenzo e Francesco Scilanga di Cote di Franze). E c’è la crescita del Magliocco. Grande performance poi con i vini dolci di Saracena e il Greco di Bianco”.

Soffermandosi sulla Sicilia, Gariglio si sbottona sulle nuove chiocciole: Valdibella e Frank Cornelissen. “Validbella è una nostra scoperta e pensiamo sia un’azienda che va valorizzata, perché fa coltivazione biologica e perché propone vini di altissima qualità a prezzi bassi, è un progetto che ha il suo valore sociale anche e in cui crediamo tantissimo”. La cooperativa ha i vigneti a Camporeale, in provincia di Palermo, e produce anche mandorle ed olio. Nasce nel 1998, occupa giovani in difficoltà della Comunità Itaca con cui condividono gli spazi ed è stata una delle prime aziende siciliane ad aderire ad Addiopizzo. 

Cornelissen  fa il suo ingresso in guida dalla porta principale con il massimo riconoscimento. “Ha raggiunto una maturità notevole – conferma il curatore -. La qualità è elevata e siamo contenti per la precisione con cui fa i suoi vini”. L’Etna in generale, dove il produttore belga, esattamente a Solicchiata, ha i suoi 14 ettari vitati, ha dato grandi risultati con i bianchi. “Sono quelli che ci sono piaciuti tantissimo, hanno un potenziale di invecchiamento comprovato”. Comunque nel complesso l’Isola,  è la regione che in media ha ottenuto il massimo dei riconoscimenti. “Ringrazio – aggiunge Gariglio – Francesco Abate, il responsabile regionale, per il lavoro svolto”.

A Nord, nella terra del Barolo si è distinta in guida un’azienda che non è nel mainstream: Azelia. “Ha fatto un Barolo incredibile – riferisce Gariglio -.  In generale il Piemonte ha dato un’annata 2010 di Barbaresco di grande livello, con molti Barolo 2009 premiati”. L’Alto Adige conferma la sua supremazia bianchista con il Veltliner e la Valle d’Aosta raggiunge l’apice anche con varietà internazionali come lo Chardonnay. E buone prove, con il bianco, la ha date anche la terra dell’Amarone e della Valpolicella, con il Soave.  Nel Friuli Venezia Giulia la 2012 del Friulano non è stata all’altezza della precedente, riporta sempre Gariglio. Le Cinque Terre, passando alla Liguria, continua ad affermarsi come terra di bianchi d’eccellenza, “soprattutto con il Vermentino di Ponente”, precisa. In Toscana, contrariamente a quanto decretato da altre guide, la squadra di Slow Wine ha dato riconoscimenti al Bolgheri annata 2010. E poi, una novità, per la prima volta, è stato premiato Il Masseto. Exploit del Chianti Classico, mentre il Montalcino, ci dice Gariglio, in questa edizione è piaciuto di più nella tipologia Riserva annata 2007.

Passando all’Umbria, si è ben classificato il Sagrantino. “Anche se tendiamo ad apprezzare maggiormente quelli invecchiati di più, è un vino che ha bisogno di tempo”. Il Trebbiano Spoletino si afferma come scommessa del territorio vinta.  Il Verdicchio è stato invece il vitigno bianco della guida ad avere avuto più riconoscimenti con la denominazione Castelli di Jesi. E anche l’Abruzzo esce, in questa edizione, con un miglior piazzamento con i bianchi, con il Trebbiano. Il Fiano di Avellino si conferma bandiera della Campania. “La 2012 è da ricordare come annata ideale per questo vitigno. Bene la Costiera Amalfitana che ha dato ottimi risultati – prosegue -. Soffre con i rossi la regione. Il 2009 è stato piovoso e il Taurasi ne ha risentito ”. 
 
Per quanto riguarda la Puglia, Il Nero di Troia e il Primitivo di Manduria sono stati i vini più apprezzati. La Basilicata invece continua a vivere la crisi dell’Aglianico. “E’ una grande denominazione – dice Gariglio – ma non si è riuscito ad affermare questo vino come grande rosso italiano. Il periodo negativo che sta vivendo possibilmente è spiegato da prezzi troppo elevati per una domanda che non è così forte. Però, quando è fatto bene è davvero grandioso”. 

La guida si può acquistare anche on line a questo indirizzo: http://store.slowfood.it/libri-slow-food-editore/guide-slow-food/slow-wine-2014-9788884993359-356.html

Manuela Laiacona