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La novità

Il vino come lo facevano gli antichi greci: ecco Botte Gaia, affinato in anfore di terracotta

16 Giugno 2015
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(Antonio Arrighi)

dall'Isola d'Elba, Ilaria de Lillo

L’innovazione che non si ferma davanti agli ostacoli incentiva il continuo fermento di idee. Per l’azienda Arrighi la conquista di questo impegno si concretizza in prodotti unici e di qualità, come l’ultimo arrivato: Botte Gaia 10, il primo bianco dell'isola d’Elba affinato in anfore di terracotta.

  
Il vino nasce dalla collaborazione con Artenova, fornace di Impruneta specializzata nella produzione di giare destinate alla vinificazione. Così, dopo 2.000 anni, ritorna il vino bianco prodotto nelle anfore.

Sempre attenta a rinnovare la sua offerta con bottiglie dai gusti autentici e profondi, l’azienda di Pian del Monte a Porto Azzurro gestisce i suoi 9 ettari e il ristorante sull’isola “feconda di vino”, come la definiva Plinio il Vecchio. Dopo il rosso rubino intenso dell'Igt Tresse nel 2011, per l’Elba la prima sperimentazione di vino affinato in giare di terracotta Artenova da 800 litri, ora propone una novità per festeggiare i 10 anni di attività del ristorante Botte Gaia. “Sono stati necessari studi approfonditi – ha spiegato Antonio Arrighi – e varie prove per giungere a Botte Gaia 10. È il frutto di una nuova sperimentazione fatta con la nostra enologa: il vitigno è il Viognier affinato in giara di terracotta “sur lie”, sui lieviti del vino Eraora, fatto con Manzoni Bianco e Chardonnay”.


(Le anfore di terracotta dove viene affinato il vino bianco)

Si tratta di un vino prodotto in modo naturale e data la vinificazione secondo l’antica pratica greca, punta a far rivivere in un calice profumi intensi nei ricordi del passato ma con sapori di una bontà eccellente perché ricercata con gli strumenti attuali.
Anche il Tresse, appunto, viene conservato nelle anfore, ma non dalla sua nascita, bensì solo dal 2012. Il nome deriva dalle iniziali dei tre vitigni, Sirah, Sangiovese e Sagrantino. “Cercavamo un modo per esaltare i varietali delle tre uve che lo compongono – continua Arrighi -. Volevamo un contenitore che avesse la qualità della barrique ma che non cedesse aromi. Ci siamo chiesti perché non provare la terracotta. Nel 2011 affinavamo per metà in terracotta e per metà in legno per poterci rendere conto delle proprietà organolettiche. Al momento dell'assemblaggio ci siamo accorti che la seconda formula ci piaceva di più”.

E Artenova è maestra in questo, autrice di anfore di varie dimensioni, da 200 a 800 litri, e rivestimenti, con cera d’api, acciaio o vernice. A rendere il bianco Botte Gaia un vino unico, oltre al clima e al territorio toscano, è la straordinaria capacità di isolamento termico della terracotta di Impruneta che permette una perfetta conservazione del vino. E con il sistema di chiusura dell’anfora in acciaio è possibile isolare completamente il vino dall’ossigeno. Per questo Botte Gaia 10 si presenta come un vino dal colore paglierino o paglierino scarico, odore vinoso con profumo delicato, ideale con antipasti e primi di pesce.