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L'incontro

Antinori: tra due anni sarà il boom dei rosati

15 Marzo 2013
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Il produttore toscano: l'Italia del vino saprà anche affrontare i cambiamenti climatici

I vini che vanno di moda?

I rosati. Così secondo il marchese Piero Antinori a Palermo all'incontro che si è tenuto sui Modelli di Family Business nel settore vitivinicolo, progetto di studio Prin 2008 coordinato da Sebastiano Torcivia e che vede coinvolti quattro atenei italiani, di Firenze, Trieste, Milano e Palermo. Antinori ha poi presentato il suo libro Il profumo del Chianti (edito da Mondadori) ed è stato intervistato da Alessandro Torcoli direttore di Civiltà del Bere e Fabrizio Carrera, direttore di cronachedigusto.it con la partecipazione di altri quattro imprenditori del vino, i siciliani Giuseppe Benanti, Diego Planeta e Lucio Tasca d'Almerita.

Tornando al vino secondo il produttore toscano, la moda dei rosati però non è ancora esplosa, e facendo una proiezione sul futuro potrebbe avere il suo exploit fra due, tre anni. Mentre uno stile riconoscibile, oramai in tutto il mondo, apprezzato e sempre più richiesto dai consumatori è l'interpretazione italiana del Pinot Grigio. “Persino in Germania – ha detto Antinori – dove il Pinot Grigio ha i suoi natali, viene venduto con il nome Pinot Grigio in italiano”. 

Ma le tendenze passano e per Antinori quello che nel mercato si deve affermare è l'unicità del territorio italiano, accompagnata da un prezzo medio che possa creare valore per il comparto. “Non basta avere ottenuto il primato nell'export – dice – dobbiamo fare un ulteriore passo in avanti, quello che ci manca per essere più forti, come del resto hanno fatto i francesi, cioè definire meglio il prezzo medio. Rispetto a quello con cui si propongono nei mercati, il prezzo italiano è molto più basso. Non siamo riusciti a valorizzare i nostri prodotti come hanno fatto i francesi, ci battono su questo”. Il problema dell'Italia consisterebbe anche nel non sapere sfruttare quel mix che la contraddistingue fatto di territori, storia, tradizione, arte. “Elementi che ci invidia tutto il mondo – prosegue il marchese – e non abbiamo capito che dobbiamo sfruttarli al meglio creando una sinergia in tutti i settori”. E poi invita a non abbassare la guardia. “Guardiamo chi sta dietro di noi, il Sud America, il Sudfrica, anche la Spagna che sta rafforzando la sua posizione, conquistando spazi, con vini di qualità a prezzi competitivi”. 

Antinori chiama in causa anche le istituzioni. “La prima cosa da chiedere al prossimo  ministro dell'Agricoltura è quella di riorganizzare un ministero snello, con funzionari di prim'ordine e che abbia la sua influenza a Bruxelles, a livello europeo. All'Italia manca l'autorevolezza, e lo dobbiamo alle tante infrazioni alle disposizioni comunitarie”.

 Antinori affronta anche la questione del clima e per lui i produttori italiani non devono temere il global warming. “Siamo fortunati a vivere in questo Paese. Gran parte del territorio nazionale si estende su zone collinari, montuose. Dinnanzi all'aumento della temperatura possiamo impiantare in queste aree. Anzi, c'è già una tendenza in atto. Vicino la mia azienda c'è una zona collinare dove le uve non riuscivano a rendere, oggi invece stanno dando risultati straordinari”.
C.d.G.