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L'incontro

Il ministro Clini incontra il gotha del vino italiano a Villa Tasca. Prossima la certificazione di qualità ambientale

24 Settembre 2012
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Il Ministro Clini in conferenza a Villa Tasca con i rappresentanti
delle nove cantine partecipanti al progetto pilota

Una viticoltura sostenibile che possa diventare un marchio per il vino italiano nel mercato internazionale.

E’ questo uno degli obiettivi esposti dal Ministro dell’Ambiente Corrado Clini alla riunione con i rappresentanti delle aziende vinicole coinvolte nel progetto pilota, patrocinato dal Ministero, sulle performance di sostenibilità della filiera vite –vino. Si è avviato nel 2011 e vede coinvolti 9  grandi nomi del vino: Marchesi Antinori, Michele Chiarlo, F.lli Gancia; Masi Agricola, Mastroberardino, Venica&Venica, Castello di Monte Vibiano Vecchio, Tasca d’Almerita e Planeta.

I vertici di alcune delle più importanti cantine d’Italia si sono riuniti con il Ministro a Villa Tasca di proprietà dei Conti Tasca d'Almerita, a Palermo, per fare il punto della situazione sullo stato di avanzamento del progetto e per discutere sulle basi da gettare per una certificazione ambientale per i vini. A fare da padrone di casa è stato il conte Lucio Tasca d’Almerita. Ma l’incontro alla villa è stata anche occasione per illustrare il progetto alla stampa. Presenti anche i coordinatori della parte di ricerca condotta nei tre poli universitari Agroinnova – Centro di Competenza dell’Università di Torino, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, e Università di Perugia – Centro ricerche di biomasse.

“Stiamo sperimentando l’applicazione in Italia di metodologie che possano diventare un modello non solo per le cantine italiane e per fare in modo che il vino diventi un prodotto ecosostenibile e che questa caratteristica, accoppiata alla qualità della produzione, diventi un marchio da spendere nel mercato internazionale”, ha dichiarato il Ministro durante la conferenza stampa. Il progetto è nato da un accordo volontario tra le cantine per ridurre le emissioni di carbonio e trovare una strada per una produzione sostenibile individuata principalmente nell’applicazione di due misure: il calcolo delle impronte dell’acqua e del carbonio.
 
Rispettivamente: il Water Footprint è l’indicatore del volume totale di acqua dolce consumata in vigneto e in cantina e consente di studiare la migliore gestione delle risorse idriche; il Carbon Footprint calcola il totale di emissioni di Co2 di tutta la filiera di produzione, dalla vigna alla distribuzione, un dato indispensabile per il carbon management che consiste nella selezione degli interventi più efficaci per ridurre le emissioni o per neutralizzarle. Altra misura fondamentale è la gestione agronomica del vigneto. E’ stato infatti elaborato un indicatore innovativo che valuta l’utilizzo degli agrofarmaci, la gestione del suolo, della fertilità, della sostanza organizza, delle acque superficiali e che considera anche l’uso delle macchine agricole e le aree serbatoio di biodiversità. La sostenibilità passa poi anche per il paesaggio e la tutela della sua bellezza. Nel progetto la valutazione della sostenibilità prende in considerazione anche l'aspetto socio – economico e la qualità del paesaggio calcolato attraverso un tool box kit atto a misurare la ricaduta sul territorio delle azioni intraprese dalle aziende. 
 
“Un esempio virtuoso – precisa alla stampa il Ministro -. Le imprese e la Scienza in Italia hanno messo insieme le loro competenze per ottenere questi risultati che spero di potere presentare prima della fine della legislatura e che si traduce nell’evidenza del riconoscimento della qualità ambientale nella qualità del vino. Un passo che ci consente di dare una risposta ad altri competitor internazionali”.
 
Il portavoce del progetto in ambito europeo è Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini e del Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev) che riunisce le imprese europee operanti nel settore vinicolo, presente all'incontro. “Non e un favore alla imprese quello che fa il Ministero – chiarisce Clini -.  Ma è un progetto impegnativo, sostenuto dalle imprese affinché il ciclo di produzione sia sostenibile. Siamo convinti che non esiste un conflitto tra le imprese e l’ambiente, sono due facce della stessa medaglia che si chiama crescita sostenibile. Bisogna fare in modo che le imprese siano protagoniste nella gestione delle risorse naturali. Ed oggi questo tipo di attenzione è richiesta dal mercato. Per esempio in India vi è la richiesta di certificazione ambientale per i prodotti di alta gamma. E proprio la certificazione – colclude il Ministro – può diventare un driver per la penetrazione nei mercati”.

C.d.G.