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L'incontro

Umberto Veronesi: “Dovremmo diventare tutti vegetariani”

29 Novembre 2012
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“Dovremmo diventare tutti vegetariani”.

Questo il consiglio, o meglio l’appello, che ha lanciato l'oncologo dell'Istituto europeo dei tumori ed ex ministro della Salute Umberto Veronesi, durante i lavori sul tema dell'accesso al cibo al  Forum promosso dal Barilla Center for Food and Nutrition, a Milano. Si proclama contrario alla tassazione del junk food (cioè quel cibo scarso e scadente dal punto di vista nutrizionale, ricco di zuccheri, grassi e calorie) come lotta all’obesità.

“La campagna per la restrizione calorica – ha spiegato Veronesi – Secondo l'ultimo rapporto Oms, la carne consumata in misura massiva non fa bene alla salute e nei Paesi dove si predilige la dieta carnivora risulta piùfacile sviluppare tumori intestinali. Inoltre, come evidenziato dal modello della Doppia Piramide Bcfn, per produrre un kg di carne occorre consumare 10mila litri di acqua e tale scelta alimentare costringe a uccidere gli animali, una ingiusta ferocia. Un secolo fa eravamo 2 miliardi come popolazione mondiale. In 100 anni siamo diventati sette miliardi. Il cibo per tutti c’è se non si debbono allevare 4 miliardi di animali nel mondo per soddisfare una piccola porzione del pianeta che ha abitudini carnivore”.

Chi è colpito oggi dall’obesità sono soprattutto i bambini. “Andrebbero introdotte – ha proposto Testori Coggi, direttore generale per la Salute e Protezione dei Consumatori della Commissione Europea intervenuta all’incontro di Milano – nei curricula scolastici ore di educazione di stili di vita, e contemporaneamente premiato quell'industria alimentare che più si impegna a riformulare cibi trasformati e a ridurre i grassi e il sale tra gli ingredienti''.

Si è chiesto alle industrie agroalimentare l’impegno nell’arginare una delle problematiche legate all’alimentazione e alla salute dalle proporzioni più vaste a livello globale. E a chiamarle in causa è stato il ministro della Salute Renato Balduzzi presente al Forum. “La prevenzione primaria rispetto ai fattori di rischio è una parte importante della sanità pubblica – ha detto – non perché lo Stato voglia entrare nella vita privata dei cittadini ma appartiene al modo di stare nella. Ho il piacere di constatare come i migliori tra i produttori dell'industria alimentare abbiano preso consapevolezza dell'importanza di incidere sugli stili di vita. Da un confronto settimanale con l'industria alimentare – ha aggiunto – trovo chi mi dice la qualitàsta a cuore anche a noi. E a dirmi 'ministro vai avanti' sono quelli capaci di guardare a medio-lungo termine. Serve concordia, capacità di muoversi insieme per combattere le cattivi abitudini. Per la lotta all'obesita' 'l'Unione europea sta facendo molto e anche il ministero ha firmato decine di protocolli d'intesa – l'ultimo ieri con ministero dello Sport su incentivi attivita' fisica degli anziani – per promuovere corretti stili di vita''.

L’obesità ha poi i suoi costi, alti, e non solo  in termini di salute. Una persona obesa costa al Servizio Sanitario nazionale il 25% in pi'. E a questo onere va aggiunto il costo indiretto imputabile alle più frequenti assenze lavorative stimato dall'Ocse attorno allo 0,6% in più  del prodotto lordo di un Paese. Il dato lo ha commentato la Testori Coggi: “Il costo sanitario dell'obesità è  enorme, tra il 3% e il 5% del costo dell'intero sistema sanitari. Nei Paesi Ue mediamenti pari al 10% del prodotto lordo. Di questo costo totale è ancora poco quanto destinato alla prevenzione sanitaria”. 

C.d.G.