Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'intervento

Eataly, come Farinetti ha contribuito a migliorare l’immagine del cibo italiano nel mondo

13 Novembre 2017
eataly_10_anni eataly_10_anni

di Daniele Cernilli, Doctor Wine

Ho rapporti cordiali con Oscar Farinetti e con suo figlio Andrea, che si occupa della Borgogno. Dicendolo sento che quasi mi devo giustificare, perché da un po’ di tempo a questa parte sento discorsi polemici contro di lui e contro Eataly, e ce ne saranno anche contro Fico, la Fabbrica Italiana Contadina che aprirà a Bologna il prossimo 15 novembre.

Ora, Farinetti è uomo ricco e potente, però e proprio per quello, tra noi c’è un sano rispetto reciproco. Io non faccio parte dei suoi laudatores, nel senso che lo vedo raramente e raramente ci sentiamo, credo che neanche compri una copia della nostra Guida Essenziale, e se ce n’è qualcuna in qualche libreria di Eataly è accanto a tutte le altre e non è certo quella più spinta dai commessi, nonostante siano premiati ben sei fra i vini che Farinetti contribuisce a produrre. Le sue aziende vitivinicole non fanno pubblicità su DoctorWine, e solo alcune hanno partecipato agli eventi che organizziamo. Non c’è insomma un rapporto di do ut des anche se qualcuno potrebbe malevolmente ipotizzarlo. Non gli chiedo nulla e lui non chiede nulla a me. Ci siamo reciprocamente simpatici, stimo la sua capacità imprenditoriale e credo che lui mi ritenga bravo nel mio lavoro. Punto. Perciò posso parlare liberamente, senza remore di sorta. E proprio per questo posso dire che a me Eataly piace.

Sono un cliente normale e anonimo di quello di piazzale Ostiense a Roma, ho frequentato quello, davvero magnifico, di New York, andrò di sicuro a visitare Fico a Bologna. Acquisto soprattutto la carne della Granda, le paste all’uovo, ho scoperto da poco la nuova enoteca appena aperta. Compro e pago tutto, senza sconti di sorta. E non un euro mi verrà da quanto sto scrivendo. L’unica cosa che mi deprime è che per sostenere tutto questo devo specificare che non si tratta di un redazionale, che è il mio parere, basato sull’esperienza che ho avuto da cliente. Perché ormai la dietrologia impera, qualunque cosa si sostenga è frutto di chissà quali inconfessabili e oscuri interessi. Invece no. Almeno qui non è vero. E non riesco proprio a capire il perché di tante critiche.

Penso che la nascita dei tanti Eataly, in Italia e nel mondo, sia stato un fatto positivo, abbia contribuito a migliorare l’immagine del cibo italiano un po’ ovunque, e in alcuni casi abbia creato un’economia che non c’era. Lo dico da appassionato di cibo e di vino e anche da giornalista, che dovrebbe affrontare i temi con spirito critico, ma anche con serenità e senza preconcetti. Poi qualche problema ci sarà, forse i contratti di lavoro, che comunque rispettano, mi risulta, le leggi vigenti e gli accordi sindacali, potrebbero essere migliorati. Ma non bisogna fare l’errore di considerare Farinetti come un filantropo. Lui è un imprenditore, e per creare aziende sane i conti devono quadrare, sempre.
doctorwine.it