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L'intervento

La Sicilia del vino e Wine Spectator: il punto di vista di Doctor Wine

23 Novembre 2015
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di Daniele Cernilli, Doctor Wine

È appena uscita la consueta classifica dei migliori cento vini dell’anno di Wine Spectator, la famosa Top Hundred, e il collega Fabrizio Carrera direttore di Cronache di Gusto e grande esperto di vini siciliani (tanto che collabora con la Guida Essenziale ai Vini d’Italia per quella regione) lamenta la scarsità di presenza dei vini della sua regione nella selezione (qui). 

Soprattutto, osserva, i soli due vini presenti, uno della Tenuta delle Terre Nere di Marc De Grazia, l’altro lo Zisola dei Mazzei di Fonterutoli, provengono dalla Sicilia orientale e sono di due produttori toscani.
Perplessità più che legittime, ovviamente. La Sicilia orientale dal punto di vista della quantità di produzione è molto meno importante di quella occidentale. Poi, anche in ambito etneo o messinese, ignorare alcuni vini di riferimento senza neanche prenderli in considerazione è abbastanza strano.
Detto questo bisogna però andare alle radici del fenomeno, e cioè al senso della classifica americana. La Top Hundred, infatti, non ha mai avuto la pretesa di essere la selezione dei migliori cento vini del mondo. È invece la scelta dei migliori vini assaggiati durante l’anno dai vari esperti della rivista e che oltretutto devono rigorosamente essere importati negli States.

Se ci riferiamo all’Italia, che è presente con 20 vini su 100, vedremo che la stragrande maggioranza deriva da sole tre regioni, la Toscana, da sempre la più amata dal pubblico americano, poi il Veneto, con il fenomeno Amarone che impera, e il Piemonte. Le altre regioni sono trattate in modo quanto meno episodico, e questo significa che se durante l’anno non ci sono stati articoli sulla Sicilia, o sulla Sardegna o sull’Umbria, non ci sarà nessun vino nella classifica perché nessuno è stato preso in considerazione, assaggiato e valutato.

Nel caso che lamentava Carrera, Marc De Grazia è un ex esportatore di vini italiani negli Usa, ha mantenuto solidi contatti e di sicuro ha trovato il modo per far assaggiare il suo vino a prescindere da tutto. Zisola è dei Marchesi Mazzei, proprietari del Castello di Fonterutoli a Castellina in Chianti. Se c’è stato un servizio sul Chianti Classico il loro importatore sarà riuscito a mandare, oltre ai vini toscani, anche quelli che producono in Sicilia, che sono perciò stati assaggiati e valutati per quel motivo. Non c’è nulla di male, intendiamoci. Saper avere relazioni personali efficaci è cosa utile in ogni campo, e negli Usa è determinante, come si vede anche da episodi come questi.

Non sarà romantico, è un po’ deludente per la casualità con la quale vengono trattate regioni vitivinicole che nel piccolo mondo italiano sono più considerate che lì, o comunque dalla redazione di Wine Spectator, che d’altra parte ha tutto il diritto di fare quel che ritiene opportuno. È importante per i lettori sapere però qual è la ratio di tutto questo e come funzionano le cose.