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L'intervento

Mantovani (VeronaFiere) replica ad Angelo Gaja: “Una biennale a Milano? Basta il Vinitaly”

24 Marzo 2017
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(Giovanni Mantovani)

Non si è fatta attendere a lungo la replica del direttore generale di VeronaFiere ad Angelo Gaja.

Il “signore” del Barbaresco aveva chiesto una biennale del vino da organizzare a Milano (leggi questo articolo) e Mantovani, intervenuto sulle colonne del Corriere della Sera dice: “Un altro evento del vino a Milano? Non serve. Ci sono anche troppi appuntamenti del settore in Europa. Rischiamo l’overbooking”. Insomma, differenze di vedute: Gaja pensa sia necessaria una Biennale milanese del vino, dedicata al business, senza la folla che preme ai banchetti. Mantovani, che si prepara a spalancare i portoni del Vinitaly il 9 aprile, risponde che la vera fiera per operatori è a Verona. Annuncia che il pubblico sarà ancora più sfoltito, grazie agli eventi in città (e in provincia). E lancia un accordo fresco fresco con la Cina. E' convinto di riuscire a convincere i cinesi che il vino migliore del mondo è quello italiano. “L'intesa raggiunta – spiega Mantovani è quella con uno dei più grandi distributori di vino e liquori. Si chiama 1919: significa che la società ti consegna il vino che ordini in 19 minuti, a casa. Più ritardano più ti fanno uno sconto”.

Per Mantovani, il Vinitaly sta cambiando: “È sempre più orientato al business, lo dico anche rispondendo a Gaja. L’anno scorso, grazie agli eventi organizzati in città, abbiamo dirottato dalla fiera 30 mila persone. Non è una banalità perdere 30 mila biglietti. Quest’anno raddoppiamo gli spazi in città e a Bardolino. Condividiamo con Gaja l’idea che serva una fiera sempre più riservata agli operatori, ma non bisogna perdere il fascino del Vinitaly come polo della passione per il vino. Piace al mercato, è la nostra storia. Come lo sono le grandi degustazioni di anche di annate lontane che organizziamo anche quest’anno dal 9 al 12 aprile. Non vogliamo organizzare una fiera fredda. Parlano i numeri: edizione 2016, 128 mila visitatori, tra questi 52 mila buyer italiani, 48 mila esteri; 28 mila gli appassionati, un pubblico attento che non ha provocato gli episodi spiacevoli del passato. Puntiamo comunque a diminuire ancora la presenza dei non professionisti”.

C.d.G.