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Taormina Gourmet 2021

Il futuro del vino siciliano, se ne parla a Taormina Gourmet: prospettive incerte

25 Ottobre 2021
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di Emanuele Scarci, Taormina

Fidelizzare i sommelier, creare ambasciatori del vino siciliano, migliorare l’accoglienza e puntare sempre sulla qualità, ma senza aumentare i prezzi.

Questi ed altri suggerimenti sono arrivati dagli operatori dell’Horeca nel corso del Forum di Taormina Gourmet dal titolo “Che cosa ne facciamo del vino siciliano?”, moderato da Fabrizio Carrera, direttore di Cronache di Gusto. Le critiche degli operatori sono state impietose (persino sulla quantità di rifiuti abbandonati per strada) nonostante i vini dell’isola vivano da diversi anni una fase positiva per qualità e successo commerciale. “In Sicilia ci sono 2-3 poli del lusso – ha esordito Nando Papa, head sommelier del Verdura Resort di Sciacca – ma il livello medio di preparazione professionale lascia a desiderare. Bisogna intervenire perché l’influenza dei sommelier sulle scelte dei vini è forte: almeno 8 clienti su dieci si affidano ai consigli dei sommelier e l’80% sceglie vini siciliani. Al Verdura abbiamo 800 etichette in carta accuratamente selezionate e al 95% dei produttori ho stretto la mano”.

Formazione fuori campo
Alfio Riotta di Villa Sant’Andrea, del gruppo Belmond Hotel di Taormina, ha confermato che “manca la formazione sul campo di gioco dei sommelier. Tuttavia i nostri clienti arrivano con la determinazione di voler vivere la Sicilia, compresi i vini etnei”. “Subito dopo l’arrivo del Verdura Resort – ha testimoniato Laura Piscopo, sommelier di Sciacca – i clienti ci chiedevano sommelier specializzati di cui non disponevamo. Oggi gli ospiti ci chiedono la storia del territorio e la provenienza prima ancora di chiederci i vini. E molti sono stupiti del prezzo basso dei bianchi”, ma su questo meccanismo “gioca l’effetto moltiplicatore sui listini dei vini esportati – ha osservato Renato De Bartoli, dell’omonima cantina marsalese -. E’ facile che una bottiglia venduta in Italia a 5 euro decolli a 40 all’estero. I turisti poi sono stupiti dei prezzi bassi italiani, ma non si può fare niente. Del resto per noi un euro in più per bottiglia farebbe margine, per un ristoratore molto meno”.

Prezzi per tutti
Per Vittorio Cardani, sommelier Fisar e animatore dell’Archestrato, associazione per la divulgazione della cultura del vino e del cibo, “il vino va venduto ed è un’illusione pensare di aumentarlo. Quelli venduti sono di gran lunga rientranti nella fascia fino a 20 euro”. Franco Rodriquez, sommelier di Marsala, ha avvertito che “non bisogna abusare della leva del prezzo dei vini siciliani, ma nemmeno creare problemi di credibilità nel posizionamento degli stessi”. In conclusione, Sebastiano De Bella, presidente dell’Istituto regionale vini e oli di Sicilia, ha detto che all’interno del ruolo di promozione dell’Irvos “è percorribile la strada della fidelizzazione e anche quella degli ambasciatori del vino siciliano: sono idee su cui lavorare. Dobbiamo operare come Sistema per far evolvere la cultura del vino e non farsi abbagliare dal prezzo del vino che, solitamente, esprime il valore di mercato”.

LA GALLERY (ph Vincenzo Ganci)