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Vini e territori

Il Piemonte che non ti aspetti (e che non conosci): alla scoperta delle Colline Saluzzesi

05 Marzo 2018
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(I produttori del consorzio)

di Fiammetta Parodi

Che regione, il Piemonte. Non appena ti illudi di padroneggiarne la geografia enoica quanto basta per poter discettare con disinvoltura di Nebbiolo, Barbera, Freisa, Dolcetto, Cortese e financo di Nascetta e Timorasso, ecco che ti rimette subito al tuo posto, ricordandoti, beffardo, che è ben lungi dall’essersi completamente svelato. Ha sempre in serbo, infatti, nuovi assi nella manica: un territorio inesplorato, un vitigno sconosciuto, un vino meno noto.  

Questa volta, la carta segreta cala su quell’angolo di Piemonte occidentale racchiuso tra la Piana di Saluzzo e le pendici del Monviso che risponde al nome enologico di Colline Saluzzesi: è proprio in questi luoghi ancora sconosciuti al turismo di massa che, tra paesaggi mozzafiato e sconfinate colture frutticole (core business locale), resiste un’antichissima viticoltura di nicchia. Se la vocazione vinicola della zona era infatti già nota ai Romani, fu dalla metà del XV secolo che i vini del potente Marchesato di Saluzzo divennero tanto apprezzati da giungere prima in Francia, attraverso il Buco di Viso (il primo traforo alpino della storia), e poi a Roma. Pare infatti che il Papa Giulio II fosse tanto ghiotto del locale Pelaverga da aver concesso a Saluzzo il privilegio della sede vescovile (anche) grazie alle botti che l’astuta Margherita da Foix, succeduta nella reggenza al mari-to Ludovico II, gli omaggiava ogni anno.

Sebbene i fasti del Marchesato appartengano oramai al passato – del quale le imponenti architetture medievali mantengono viva la memoria – la tradizione enologica e la biodiveristà ampelografica se-colare sopravvivono ancora oggi grazie all’opera delle dodici piccole aziende riunite nel Consorzio di Tutela Vini Doc Colline Saluzzesi. Parliamo di vignaioli eroici, che sfidano altitudini, pendenze, dislivelli e climi rigidi; coraggiosi, perché preservano i vitigni autoctoni dall’oblio senza indulgere alle tentazioni omologatrici del mercato; appassionati, perché legando i tralci innevati con le mani arse dal gelo, tradiscono l’amore atavico per un territorio che li vuole eredi del passato e artefici del futuro. Ma, soprattutto, bravi, perché in degustazione, sotto l’egida della Doc Colline Saluzzesi (unica in Italia a non annoverare bianchi), ritroviamo nel bicchiere vini eterogenei e molto identitari ma sempre accomunati da quella armonica ricchezza olfattiva tipica del terroir pedemontano.


(Saluzzo)

Scopriamo quindi da vicino le sette specificazioni in cui si articola la Doc “Colline Saluzzesi” (Pelaverga rosso; Pelaverga rosato; Chatus; Quagliano; Quagliano Spumante; Rosso, Barbera), seguite dall’indicazione dei vini che ci hanno sorpreso in degustazione.

Colline Saluzzesi Doc Pelaverga Rosso e Colline Saluzzesi Doc Pelaverga Rosato
Ottenuto dalla vinificazione in purezza – in rosso o in rosato – dell’omonimo vitigno semi aromatico coltivato esclusivamente nel Saluzzese e nel Chierese, non va confuso con il Pelaverga (Piccolo) di Verduno, con il quale non vanta parentela alcuna. Il rosso è un vino leggero di colore rubino-violaceo molto scarico, connotato da bassa acidità e mo-derato tenore alcolico (11,5% vol.) che lo rendono ideale in abbinamento ad antipasti e primi leggeri (come, ad esempio, il localissimo risotto allo zafferano del Monviso e gallina bianca saluzzese). Al naso presenta note speziate e sentori floreali (viola, rosa ma soprattutto geranio).
Da provare: Colline Saluzzesi Doc Pelaverga Rosso “Divicaroli” – Cascina Melognis, 2016; Colline Saluzzesi Doc Pelaverga Rosso – Soc. Agr. Tomatis Dario & Figli, 2016; Colline Saluzzesi Doc Pelaverga Rosso – Casa vinicola F.lli Casetta, 2016

Colline Saluzzesi Doc Chatus
Il medievale Chatus, vitigno coltivato, sotto nomi diversi (Nebbiolo di Dronero, Bourgnin, Neretto, Brunetta, Scarlattin, Branchet…), su quasi tutto l’arco alpino piemontese e recentemente reintrodot-to nell’Ardèche francese, viene normalmente utilizzato nei tagli degli uvaggi locali, ai quali conferi-sce corpo. Unicamente nel Saluzzese viene invece vinificato in purezza ad ottenimento dell’omonimo vino, ca-ratterizzato da buona struttura e media acidità. Rosso rubino intenso con riflessi violacei nelle annate più giovani, presenta piacevoli note erbose e fruttate (tra le quali spiccano la susina e il mirtillo) e profumi speziali. Il breve passaggio in barriques usate gli conferisce un carattere piuttosto austero. Tra le due annate del medesimo produttore, 2013 e 2016, preferiamo la prima, più rotonda e smussa-ta, a conferma della buona attitudine all’invecchiamento. Da provare: Colline Saluzzesi Doc Chatus “Neirantich” – Soc. Agr. Tomatis Dario & Figli, 2013

Colline Saluzzesi Doc Quagliano e Colline Saluzzesi Doc Quagliano Spumante
Coltivato unicamente sulla collina tra Costigliolo Saluzzo e Brusca su terreni argillosi-calcarei, l’autoctono Quagliano vanta un’antica tradizione di vinificazione in purezza, sebbene venga talvolta utilizzato nei tagli di alcuni rosati giovani cui apporta il caratteristico profumo di rosa. Dalle sue uve si ottengono vini secchi e vini da dessert (spumanti e mosti parzialmente fermentati) con bassa acidità e bassissimo tenore alcolico (6% vol.). Di colore rosso scarico tendente al violaceo, il Quagliano presenta note fruttate (lampone, fragoline) e florali (rosa e viola) che ricordano il Bra-chetto d’Acqui, cui si aggiungono tenui sentori erbacei. Un “vino simpatico”, come lo definì Luigi Veronelli, ideale da bere giovane in abbinamento a dessert e formaggi stagionati. Da provare: Colline Saluzzesi Doc Quagliano – Az. Agr. Giampiero Fornero, 2017; Colline Saluzzesi Doc Quagliano – Az. Agr. Serena Giordanino, 2016

Colline Saluzzesi Doc Rosso
Nel solco dell’antica tradizione di taglio tipica della zona, il blend di uve Barbera, Chatus, Nebbiolo e Pelaverga (che, da sole o congiuntamente, devono concorrere, nel minimo, per il 60%) e altri viti-gni a bacca rossa ammessi alla coltivazione nella provincia di Cuneo (come la Neretta Cuneese), dà alla luce un rosso molto interessante e complesso, con caratteristiche che variano notevolmente in virtù degli uvaggi utilizzati.  Da provare: Colline Saluzzesi Doc Rosso “Ardy” – Cascina Melognis; Colline Saluzzesi Doc Rosso “Provana del Sabbione” – Az. Agr. Emidio Maero, 2012

Colline Saluzzesi Doc Barbera
Dalla vinificazione in purezza di una delle uve più rappresentative della Regione si ottiene un vino che, pur conservando le sue peculiarità come l’elevata acidità, assume in queste zone una fresca de-clinazione montanara.

Colline Saluzzesi Doc Barbera – Soc. Agr. Produttori Pelaverga Castellar, 2013
Ottenuto da impianti esposti a sud-est su terreni argillosi, è un rosso corposo dal colore rubino inten-so con riflessi granata dotato di spiccata acidità e tannini vellutati. Il bouquet olfattivo è dominato da prugna matura e marasca con lievi note speziate.