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Vini e territori

Nicolò Zagaglia e le sue Marche: “Ora un vigneto con i miei cloni, l’essenza di Matelica”

08 Febbraio 2023
Nicolò Zagaglia Nicolò Zagaglia

Nicolò Zagaglia e Verdicchio oggi sono un legame imprescindibile.

Da un lato c’è lui, che a 25 anni lascia la Nuova Zelanda e torna nelle sue Marche per inseguire il suo sogno: produrre vino nella terra in cui è nato. Dall’altro c’è l’uva-simbolo di questa regione, ormai riconosciuta come eccellenza in tutto il mondo. Nicolò, lo scorso anno ha presentato il suo primo vino, M, Verdicchio di Matelica, frutto delle sue esperienze in Italia e all’estero. Pur non avendo alle spalle una famiglia di viticoltori, decide di rischiare e fonda la sua azienda vitivinicola, Gàjole. M per adesso è il suo primo e unico vino prodotto in 7 mila bottiglie da 1,5 ettari di vigneto. La storia di Nicolò è quella di una persona che fa della sua passione un vero e proprio lavoro. Alle spalle non ci sono genitori che hanno già un’azienda vitivinicola e che quindi gli chiedono di proseguire su questa strada. Solo il padre è un appassionato winelover che ha saputo trasmettergli la passione per queste terre a vocazione enoica. Dopo aver frequentato Agraria alle superiori, si laurea in Enologia ad Ancona, diventa sommelier Ais e fa esperienze a tutto campo, una gavetta dura ma istruttiva, che gli fa capire cosa si può, anzi, si deve fare meglio.

Si convince per esempio dell’importanza di valorizzare i professionisti che lavorano in vigna, dalle condizioni salariali alla continuità lavorativa, fattori che si riflettono sulla qualità finale del vino. Così come il potenziamento della figura del cantiniere, secondo Nicolò altro elemento fondamentale della filiera. Dopo diverse esperienze sul territorio, nel 2020, coglie senza esitazioni l’opportunità di andare a farsi le ossa in Nuova Zelanda, a Marlborough, per una vendemmia. Il tempo necessario per rendersi conto che se volesse potrebbe restare, le possibilità di trovare lavoro sono addirittura molteplici, aprendogli di fatto le porte di un distretto vitivinicolo in costante evoluzione, capace di produrre in modo sostenibile alcuni tra i migliori vini bianchi del mondo. “In Italia, invece – racconta Nicolò – quando si decide di mettere su un’azienda si è spesso accompagnati da un sentimento di panico e paura, soprattutto se sei all’inizio, giovane e con risorse non illimitate. Tante le difficoltà da superare a partire dalla formazione, in questo come in altri campi, non di rado incapace di fornire gli strumenti necessari per affrontare il mondo del lavoro. Poi c’è da fare i conti, come in altri settori imprenditoriali, con una burocrazia sfiancante”. Ma nonostante tutto, Nicolò sceglie di tornare. Nell’arco di due anni fonda l’azienda Gàjole e con la vendemmia 2021 scatta l’esordio. Il Verdicchio di Matelica M è un bianco che sintetizza il percorso e il carattere di Nicolò, esaltando fedelmente le caratteristiche migliori del terroir di riferimento.

Adesso occhi sul futuro. Il 2023 per Gajole sarà molto impegnativo. Ci saranno nuove prove da superare, e tanto lavoro da fare per continuare a migliorare, cercando di mantenere un approccio serio ma anche libero, creativo ma preciso, puntando a raggiungere nuovi traguardi. Quest’anno, per esempio, la vendemmia è stata un’esperienza particolarmente difficile a causa della grande instabilità e aggressività del clima, che ha reso molto delicata e rischiosa la scelta del momento migliore per la raccolta. Al momento il processo di vinificazione procede molto bene anche se la stagione è stata molto siccitosa, mentre nel periodo di raccolta ha piovuto molto. Le precipitazioni hanno rallentato la raccolta facendo maturare maggiormente le uve. Queste condizioni climatiche hanno portato a un vino di maggiore struttura, calore, estratto e lunghezza in bocca, mantenendo però una bella acidità perché a Matelica, maturando più tardi, la siccità è finita quando la maturazione era da poco iniziata. M22 al naso deve ancora sviluppare, considerando la tecnica di vinificazione, ma ha ancora molti mesi davanti per evolversi. Sicuramente il 15% che passa in legno lo aiuterà, soprattutto la parte di rovere austriaco e Slavonia. Ma di certo Nicolò non si fermerà a M. In vigna sta preparando le selezioni di vecchi cloni di Matelica per la formazione di un vigneto madre da cui prendere in futuro il materiale per i nuovi impianti. Sarà un vigneto sperimentale di 0,33 ettari che gli permetterà di confrontare i diversi cloni e capire meglio come farli rendere al massimo. Questo lavoro ha lo scopo di selezionare i cloni privati di Gàjole, poiché il fine non è produrre Verdicchio di Matelica ma Gàjole. Naturalmente sarà Verdicchio di Matelica, ma con caratteristiche esclusive, e proprietarie, rispetto agli altri produttori. Per l’annata prossima è prevista la produzione di una riserva, solo nel caso l’annata e il vino soddisfino in pieno Nicolò per cui dovrà essere di altissimo livello per poter essere rilasciato. Inoltre, avrà una vinificazione specifica e un affinamento in bottiglia altrettanto specifico. Altro vino in cantiere per l’anno prossimo sarà il vino cotto. Un vino da dessert che probabilmente sarà prodotto da un metodo solera di 4 anni, quindi un assemblaggio finale di 4 differenti annate affinate in legno con una produzione limitata di 650 bottiglie all’anno da 0,375 millilitri. Un vino tipico della provincia di Macerata, profondamente territoriale, dalle grandissime potenzialità e soprattutto molto longevo. L’annata attualmente in commercio sta andando benissimo ed è stato molto apprezzato dai consumatori. Costa in enoteca una quindicina di euro.

C.d.G.