Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'intervento

“Regole più chiare per Contrade dell’Etna, non portiamo solo i vini dell’ultima annata”

06 Aprile 2015
federico_graziani federico_graziani

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione di Federico Graziani su Contrade dell’Etna. Graziani, come molti nostri lettori sanno, è uomo del vino e di recente anche produttore sull’Etna. 

Contrade dell’Etna rappresenta una manifestazione altamente professionale che coinvolge ormai 90 cantine di questo angolo prezioso del mondo enologico. Mi ritengo fortunato, con le mie mille e poco più bottiglie di Profumo di Vulcano, a partecipare ad un evento così significativo per questa denominazione e a poter scambiare sorsi ed emozioni con amici, colleghi e ristoratori ed alcune tra le penne più significative dell’enologia internazionale.
 
È bella l’energia che si vive in questo contesto, la generosità con cui il padrone di casa, Alberto Aiello Graci, mette a disposizione la propria cantina perché diventi, per un giorno, lo specchio della viticoltura etnea, tutta.
Sì, perché oggi più che mai, gli stili e le interpretazioni dei vini dell’Etna sono ampiamente diversificate e seguono mode, enologi, uomini e stili aziendali che qui hanno trovato una nuova o una vecchia Casa.
 
La variabilità della proposta enologica è certamente un valore che nobilita tutta la zona, specie se si basa su fondamenti solidi di identità personale e territoriale senza scimmiottare altre aree o altri modelli di vino che qui vengono annullati dal terroir. In effetti, con un vitigno così trasparente come il Nerello Mascalese e un territorio così unico e caratterizzante come il collare etneo, basta seguire la traccia qualitativa dell’uva per ricavarne un grande vino.
 
Oggi sono molte le aziende siciliane (e non) che si sono avvicinate a questa denominazione. Perché? A questa domanda risponde il sommelier che vive ancora in me; semplicemente per lo stesso motivo che nel 2006 mi ha portato per la prima volta a visitare questa terra straordinaria e a “caderci dentro” negli anni seguenti: la grande raffinatezza e complessità di questi vini. In effetti la crescita di questa zona vinicola e della sua manifestazione più importante è dovuto proprio all’eleganza dei suoi frutti e alla piacevolezza che dona la sua bevuta.
 
La voglia di migliorarsi nonostante il successo appena riscontrato mi invita ad una riflessione. Si metta una regola, chiara, per tutti: imprescindibile l’assaggio dei vini dell’ultima annata, specie per i professionisti che vengono a tastare il polso della vendemmia appena trascorsa ma anche, per tutti i vini presentati, i corrispettivi vini in commercio per chi, non essendo pratico di assaggi di botte, potrebbe trovare limitanti questi campioni ancora immaturi.
Per giocare e vincere, insieme.