Il premio
La migliore chef donna: in corsa Caruso, Potì, Soncini e Klugmann
(Dall'alto in senso orario, Maria Grazia Soncini, Antonia Klugmann, Isabella Potì e Martina Caruso)
di Michele Pizzillo
La prima è stata Caterina Ceraudo del ristorante Dattilo di Strogoli, in Calabria. Seguita, l’anno scorso, da Fabrizia Meroi, chef del ristorante Laite, nella friulana Sappada.
Per la terza Chef donna 2018 by Veuve Clicquot, riconoscimento voluto dalla celebre Maison de Champagne in partnership con Michelin Italia bisognerà attendere alle 19,30 di lunedì 4 marzo, quando all’appuntamento dell’Atelier des Grandes Dames 2019, a Milano, sarà svelato il nome della vincitrice. Nel frattempo è iniziata una sorta di lotteria con puntate sui nomi più gettonati che, secondo i bene informati, si va dalla siciliana Martina Caruso del ristorante Signum a Salina – una delle più giovani chef a conquistare la stella Michelin - alla pugliese Isabella Potì del Bros di Lecce, e a mano a mano che si sale lo Stivale, magari tenendosi dalla parte del mare Adriatico, si potrebbero incontrare nomi come quello di Maria Grazia Soncini de “La Capannina di Eraclio” a Codigoro in provincia di Ferrara e, poco più su, nell’area del Collio, in Friuli, dove c’è Antonia Klugman del ristorante L’Argine a Vencò.
L’unica certezza, al momento, è che gli ospiti di Veuve Clicquot, lunedì sera saranno deliziati dal cocktail dinner che preparerà la “regina in carica”, Fabrizia Meroi. Mentre per degustare la cucina della nuova Grand dame dei fornelli italiani, bisognerà attendere alla quarta edizione del premio. “Un riconoscimento pensato per promuovere, sostenere e valorizzare il lavoro delle cuoche nelle cucine professionali, nonché nell'alta ristorazione, e fa parte del più ampio progetto Atelier des Grandes Dames, sempre ideato da Veuve Clicquot e teso a fare emergere, nella società come ai fornelli, il valore aggiunto della femminilità in termini di savoir-faire, audacia, creatività e determinazione”, fanno sapere dal headquarter italiano della Maison, con Francesca Terragni nel ruolo di direttore marketing e comunicazione di tutti i brand di Champagne, wine e spirits di Moet Hennessy Italia. Che, a proposito di Atelier des Grandes Dames, sottolinea che “il network intende riunire competenza, talento, intraprendenza delle donne imprenditrici della ristorazione e supportarne il talento nonché favorire le competenze dei singoli e del team. Ci auguriamo che l’iniziativa cresca, anche perché, in Italia ci sono 42 donne chef stellate, quasi 1/3 del totale mondiale, ma non hanno nessuna associazione al femminile che le rappresenta”.
Un’idea del genere poteva nascere solo in un’azienda fondata nel 1772, famosa per il coraggio di una donna, Barbe-Nicole Ponsardin, con il marito venuto a mancare nel 1805, quando lei aveva solo 27 anni, ne prende le redini e riesce a portare il suo prezioso vino in tutto il mondo. Veuve Clicquot creò sia il primo Champagne millesimato, sia la table de remuage (l’attuale pupitre) e poi anche la produzione dello Champagne rosé. I vini di Madame Clicquot diventano subito simbolo di lusso e di piacere. Da questa storia unica, probabilmente irripetibile, nasce l’idea di un progetto dedicato all’imprenditoria femminile nel campo dell’alta ristorazione, “Atelier des Grandes Dames” appunto, che è il network di talenti femminili della eno-ristorazione che hanno saputo affermare la loro imprenditorialità e il loro stile professionale.
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