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L'intervento

Olio in Sicilia, due mesi per capire tutto: “Niente previsioni, ma ora è il momento clou”

09 Luglio 2019
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(Tiziano Caruso)

Da metà luglio a metà settembre. Due mesi, sessanta giorni in cui si gioca tutto. Non solo la buona riucita di questa annata, ma anche della prossima, quella datata 2020. 

Per l'olivicoltura siciliana è un momento molto delicato. Si vene da due stagioni così così. E non è facile azzardare previsioni. Lo spiega anche Tiziano Caruso, ordinario di Coltivazioni arboree presso l'Università degli Studi di Palermo. Perché la Sicilia è un continente. Nel vero senso della parola. “Sono tre i fattori che determinano la variabilità della risposta olivicola della stagione – dice il professore – Il primo è il panorama varietale, il secondo il fattore ambientale e il terzo è il sistema colturale”. In Sicilia sono almeno 9 le varietà di olive da cui si produce olio: “In tutta l'Italia centrale con tre cultivar si fa tutto l'olio di questa zona – dice Caruso – In Sicilia tra Biancolilla, Nocellara del Belice, Cerasuola, Ogliarola, Tonda iblea, Nocellara dell'Etna, Moresca, c'è una risposta diversa in base ai luoghi dove vengono coltivate. In alcuni anni sono favorite delle zone piuttosto che altre. E questo sarebbe così anche nell'ipotesi assurda che in Sicilia ci fosse un clima omogeneo”. 

Il secondo fattore è determinato dall'ambiente in cui si coltiva l'olivo in Sicilia: “Si passa dal livello del mare e si arriva fino ai 700 metri, con una risposta vegetativa diversa della pianta, ma anche nelle tempistiche di produzione del frutto”. Terzo, ma non meno importante fattore, è il sistema colturale: “In Sicilia l'80 per cento delle piante è coltivato in asciutto – dice Caruso – ma ci sono anche i sistemi irriguo, quello tradizionale o di ultima generazione. Insomma è un vero mosaico con una grandissima variabilità”. 

Ma quest'anno il clima ha messo a dura prova le piante: “C'è stato un ritardo generalizzato dell'epoca della fioritura – spiega il professore – E durante la fase della fioritura, in alcune aree si sono verificate precipitazioni con un tasso alto di umidità atmosferica. Questo ha deterimnato una minore allegagione. Questa è un fase delicatissima della pianta, in cui il fiore si trasforma il frutto. E necessita di una temperatura che non deve superare i 25 gradi. Invece ci sono state punte di 30 gradi”. Ma per Caruso, si entra adesso nella fase delicata: “Sono due mesi determinanti, non solo per capire che annata sarà questa, ma anche per quella successiva. Da metà luglio a metà settembre, infatti, si formano i fiori che diventeranno il frutto del prossimo anno. E si devono affrontare anche gli attacchi parassitari. Servirebbe qualche pioggerellina, soprattutto nelle zone in cui si coltiva in asciutto. Ma è questo il grande problema di un'annata: la grande variazione dei fattori che possono far andare tutto storto. Ecco perché, soprattutto qui da noi, ci si ritrova spesso con una risposta sui quantitativi che non è mai univoca. E' corretto dire che la Sicilia è un continente sia climatico che dal punto di vista della biodiversità”. 

G.V.