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L'intervento

“Riconoscere la grandezza di molti vini francesi è doveroso”

12 Luglio 2021

di Daniele Cernilli, DoctorWine

Le generalizzazioni sono sempre discutibili, certo, e sull’argomento dei vini francesi si sente dire tutto e il suo contrario se mi si passa la contraddizione.

Per di più la storica rivalità che esiste fra italiani e francesi in molti campi, arte, sport, cibo, moda, stile di vita, non fa che aumentare la confusione. Da noi per molte persone, non necessariamente appassionate della materia, i vini francesi sarebbero la quintessenza della sofisticazione, tagliati con vini provenienti dal sud dell’Italia, truccati con catastrofi di legno, orribilmente e inutilmente costosi e, nei fatti, molto peggiori dei nostri. Dall’altra parte c’è una percentuale di appassionati che ritiene qualunque cosa arrivi da Borgogna o Champagne qualcosa di straordinario sempre e comunque, a prescindere come diceva Totò. È evidente che in uno dei Paesi produttori più importanti del mondo esiste un po’ di tutto. Ci sono vini pessimi, mediocri ma anche bottiglie di grandissimo pregio che hanno fatto la storia della vitienologia internazionale. E c’è da osservare come in molti periodi storici e sotto molti aspetti non poche cantine francesi hanno segnato il percorso tecnico e viticolo.

I vini moderni, quelli che sono apparsi a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, sono sostanzialmente nati in Francia, anche per merito, e va sottolineato, dei wine merchants inglesi, ma non solo. Hanno iniziato a viaggiare in bottiglia, hanno determinato la nascita del mercato internazionale, hanno conquistato i consumatori di tutto il mondo. Alcune regioni vitivinicole francesi sono divenute dei punti di riferimento ineluttabili, tanto che le tipologie di uve coltivate inizialmente lì sono poi diventate le basi per la vitivinicoltura in tutto il Nuovo Mondo, e in parte anche da noi, prendendo il nome di “vitigni internazionali”. Persino la nascita dei cosiddetti “vini naturali”, della biodinamica, e delle tecniche eco sostenibili ha avuto in Francia pionieri e anticipatori che rispondono ai nomi di Nicolas Joly, Leonard Humbrecht e Anselme Selosse, solo per fare degli esempi.

Quindi quando si parla di “vini francesi” mi sembrerebbe giusto ricordare queste cose, sottolineare che senza molti di loro questo mondo che ci appassiona forse non ci sarebbe, almeno per come lo conosciamo, e che da italiano e amante dei vini italiani, riconoscere la grandezza di molti vini francesi è doveroso, senza sudditanza psicologica e con il rispetto che si deve loro per storia, tradizione e attualità.

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