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La ricerca

Ecco come i consorzi dell’Aceto Balsamico si armano contro i falsari

05 Giugno 2013
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Per la tutela dell'eccellenza Made in Italy ci si arma anche con la conoscenza scientifica.

Dopo la recente scelta da parte del Consorzio del Brunello di Montalcino di ricorrere all'indagine del Dna per verificare l'identità territoriale del vino contro le sempre più frodi e sofisticazioni (per leggere l'articolo cliccare qui), anche i tre Consorzi che tutelano l'Aceto Balsamico (Consorzio Aceto Balsamico di Modena, Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e il Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia) puntano sugli strumenti che mette a disposizione la tecnologia e il mondo della ricerca.

Sono stati presentati i risultati della prima fase del progetto di tracciabilità delle materie prime “Autentico Balsamico”, in un convegno al Mippaf promosso dai tre organismi di tutela. Nell'analisi isotopica (già applicata al vino dalla Repressione Frodi) si è individuato lo strumento più efficace e robusto anche per certificare il vero aceto balsamico. Ricordiamo che si tratta di uno dei prodotti del paniere nazionale più contraffatti all'estero, dove finisce il 92% della produzione (in termini di volume). Un prodotto che fa gola ai falsari, dato il fatturato che l'originale garantisce, arrivato a 433 milioni di euro (oltre 90milioni i litri prodotti e 73 milioni quelli imbottigliati).  

Questo primo step non solo mette in primo piano l'apporto della ricerca e della teconologia nella salvaguardia dell'eccellenza alimentare e nella tutela del consumatore, ma dimostra anche il successo del “fare squadra” vedendo lavorare di concerto i tre Consorzi con il Minsitero, cosa non da poco se si considera la cultura individualista che pesa anche in questo settore.Con questo progetto – ha commentato il Presidente Mariangela Grosoli del Consorzio Aceto Balsamico di Modena –  si sono volute porre nuove basi per una maggiore tracciabilità delle materie prime, aspetto che sta assumendo sempre più rilevanza sul mercato. Oggi abbiamo presentato i risultati della prima fase di studio col quale  è iniziata la formazione di un data base di riferimento specifico per gli aceti. Ciò è stato possibile grazie anche al generoso sostegno del Mipaaf, che negli ultimi anni ha svolto la sua attività di tutela dei prodotti tipici andando oltre la mera registrazione delle denominazioni e sostenendo le azioni di miglioramento della loro qualità, a tutela del consumatore e degli stessi operatori della filiera”.

Il risultato ottenuto va a rafforzare il percorso che il Ministero sta portando avanti sull'etichettatura. “Stiamo già finanziando – ha dichiarato Stefano Vaccari della Direzione Generale per la promozione della qualità agroalimentare del Mipaaf  – questo tipo di progetto per altri settori perché dobbiamo arrivare ad avere la padronanza del controllo tecnologico. Se siamo in grado di consolidare l'identità tecnologica del prodotto, dobbiamo anche essere in grado di dire ai produttori che cosa ci va in etichetta. Tra le priorità del Ministero infatti, anche la messa a punto di linee guida per l'etichettatura, da cui dovranno emergere positivamente gli sforzi dei singoli consorzi e dei produttori, a scapito di quanti invece inseriscono termini in etichetta non conformi alla normativa”. 

Una volta individuati strumenti e strategie, la lotta alla contraffazione richiede che questi interventi convergano infine un unico protocollo di controllo, come ha proposto il direttore dei laboratori di Unione Italiana Vini, Francesco Pavanello. “L'utilizzo di tecniche di analisi isotopiche rappresenta un efficace strumento di tutela per tutte le produzioni tipiche italiane. La produzione di alta qualità come è anche l'aceto balsamico va tutelata e per questo è necessario creare un protocollo di controllo dell’autenticità dei prodotti: in questo possono svolgere un ruolo fondamentale, più che le singole imprese, i Consorzi di Tutela attraverso la loro attività di vigilanza”.

L'indagine scientifica diventa allora primaria azione per scoraggiare l'illecito, lo ha sostenuto il Presidente della Fondazione Qualivita Cesare Mazzetti: “Il comportamento scorretto nell'agroalimentare va perseguito e una prima soluzione potrebbe risiedere proprio nell'applicazione di tecniche di analisi isotopiche per garantire al consumatore la massima trasparenza. Il sistema delle sanzioni e dei controlli per prevenire pratiche scorrette deve essere discusso in primis all'interno dei consorzi perché possano essere condivise realmente da tutti gli operatori, ma è nelle istituzioni che si deve agire, anche con interventi normativi, per prevenire questo tipo di illeciti“. 

Qualche numero per inquadrare il mondo dell'Aceto Balsamico: 79 acetaie, 242 operatori e 550 addetti.