Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 51 del 06/03/2008

LA CUCINA DEGLI STRANIERI A PALERMO/3 Non solo Caipirinha

06 Marzo 2008
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    LA CUCINA DEGLI STRANIERI A PALERMO/3

Pesce in salsa di cocco, riso in bianco e salsa con farina di manioca alla base del pranzo in casa di foto_5_brasile_hp.jpguna famiglia carioca. Il piatto tipico, però, è la feijoada, la fagiolata. Ecco com’è andata la visita

Brasile,
non solo Caipirinha

Non ho mai pranzato alla “brasiliana”. La cosa mi incuriosisce da tempo, davvero non ho idea. Mi chiedo, a parte la Caipirinha, cosa mai avrà prodotto la fusione tra la cultura portoghese, l’infinita ricchezza e varietà delle risorse sud-americane e la nota gioia di vivere dei brasiliani.

Per buona sorte non mi tocca di soffrire di 16 ore di volo e due scali, bensì solo 30 minuti di macchina. L’”Alvorada” di Adriana, un delizioso B&B in una piccola palazzina liberty da poco ristrutturata, in pieno centro storico, si trova alle spalle di via dei Candelai, a Palermo. L’occasione è perfetta. Una tristissima e delirante mattina all’Agenzia delle Entrate, zona ospedale Cervello (dall’altra parte della città), può essere disinquinata da un pasto all’insegna dell’allegria. È l’una e mezza, sono in ritardo di almeno mezzora ma, rifletto con prospettiva internazionale, potrei essere in linea con i tempi filo-messicani dei brasiliani. Macchè, squilla il telefono, “Francesco!! Dove sei?? Qui siamo aspettando te! È tutto pronto!!!”. Bofonchio qualcosa, accenno a scuse e dico che sto arrivando. Venti minuti dopo, dopo aver passato tre o quattro semafori rossi, giungo in piazza Sant’Onofrio, e dopo qualche incertezza arrivo in vicolo Catalano, passando per un improbabile, folle, bar “Rosanero” che sarà oggetto di una delle mie prossime visite.
Adriana mi accoglie con simpatia, e un pizzico di diffidenza. La capisco. L’incontro è stato organizzato da altri, e lei si è generosamente prestata. Uno di questi è Vincenzo Palermo, musicista e avvocato pentito, innamorato e interamente votato alla causa brasiliana.
foto_4_brasile.jpgLa sala da pranzo al piano terreno, dove viene servita anche la colazione del B&B, è in effetti molto allegra e accogliente. I colori risaltano con forza, rispettando lo stile e il gusto della bella palazzina, gli arredi sono semplici e piacevoli. Acquarelli, prospettive brasiliane e statuine protettive cacciademoni sopra le porte vegliano sull’Alvorada. Il pranzo è davvero un bel mix: pesce in salsa di cocco, riso in bianco e una gustosa salsina con farina di manioca fanno da piatto unico. Chiedo ad Adriana che pesce è: “maaaa… un tipo cernia”. “In che senso?”, faccio io. “Io volevo cernia, ma non c’era, e il pescivendolo m’ha dato questo”. Malignamente penso che la creatività non è solo una caratteristica dei brasiliani ma anche dei pescivendoli di Ballarò. Devo ammettere però che il piatto e il pesce sono buonissimi. La salsa ha un bel tocco fruttato e col riso, poi ho scoperto essere Basmati, profumatissimo. Pane rimacinato e una bottiglia di vino bianco siciliano accompagnano il piatto. “È un piatto del nord-est”, mi dice con malcelato orgoglio, “sono una nordestina”. Mi viene in mente, ma è solo un attimo, Paperino che gioca con tucano giallo che chiede: “Sei mai stato a Bahia?”. Chiedo ad Adriana cosa si mangia in Brasile, e mentre faccio la domanda mi rendo conto di aver chiesto qualcosa del tipo, qual è il piatto tipico dell’Europa.
Sono fortunato, qualcosa c’è, si chiama feijoada (fagiolata). È il piatto preferito anche da Adriana. Nella versione originale, la feijoada era una ricetta preparata dagli schiavi africani deportati dai coloni in Brasile. Ai fagioli, cotti in pentola, venivano aggiunti ritagli e avanzi di carne, solitamente carne di maiale. Oggi si usa una selezione di carne tra le migliori. I fagioli, quasi un pretesto per mangiare il resto, vengono insaporiti con cipolla, aglio, alloro, peperoncino e spezie varie. A contorno, riso in bianco, “couve”, una verdura molto saporita, e la “farofa”, un preparato a base di farina di manioca e spezie. Adriana mi spiega che il riso i brasiliani lo mettono ovunque, è il pilastro della cucina nazionale. Lei lo ama moltissimo. Difatti quello che ama maggiormente dei piatti italiana sono i risotti, soprattutto quello con gli asparagi e quello con lo zafferano.
Chiedo dove va a fare la spesa. “Ovviamente ai mercati. A Ballarò oppure al Capo, ma il mercato di Ballarò è più bello, più grande, c’è una scelta maggiore. Cucino carne e pesce, quasi sempre col riso. La pasta mi annoia un poco. La mia cucina è un mix, un po’ cucino brasiliano, un po’ italiano, forse più brasiliano”. Le chiedo cosa cucina per sera. “Lingua in salsa al vino e riso”, effettivamente un bel mix italo-brasiliano.
Pare che i brasiliani bevano pochissimo vino, tanta birra e naturalmente la cachaça, un’acquavite di canna. Un detto brasiliano dice che quando, mangiando la feijoada, non c’è più posto neanche per un fagiolo, un po’ di cachaça ed una fetta di arancio vi permetteranno di continuare a mangiare. Ci credo.
Finiamo di mangiare e chiudiamo con un paio di mandarini e un caffé, rigorosamente brasiliano, il “Santa Clara”. È diverso. Anche il Brasile è il paese del caffé, ma si potrebbe rimanere delusi nel berlo per il diverso sistema di torrefazione. È proprio buono, ma penso che le migliori miscele vengono torrefatte in Italia.
Chiedo di fare un giro nel B&B, sono curioso. Saliamo al primo, poi al secondo piano. Le stanze sono semplici, ma molto accoglienti e confortevoli. Prendo i numeri, mi piace.
Andando via chiedo ad Adriana perché è qui in Italia e cosa le manca del Brasile. “È per Amore”, mi dice “mi sono sposata qui con un italiano. Del Brasile cosa mi manca? Sai… Saudade, un po’ la leggerezza, l’allegria, la fiducia nella vita, e naturalmente la mia famiglia. Ma qui ho cominciato a realizzare qualcosa di veramente concreto”. Guardo Vincenzo, e salutandolo lo vedo felice, senza essere avvocato. Si è cancellato dall’albo, suona musica e si impegna nell’associazione pro Brasile che gestisce in via Gravina. Sarà… Va via sulla sua Vespa con un casco verde e giallo in testa.
Torno anch’io a casa e vado a cercare il sito internet dell’Alvorada in cerca di ispirazione, www.alvorada.it. Il sito mi dice “dominio scaduto”. E già, i brasiliani prendono proprio tutto alla leggera.


Francesco Pensovecchio
(foto di Gianfranca Cacciatore)