Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 54 del 27/03/2008

>> I consigli della nonna a tavola

26 Marzo 2008

 I consigli della nonna a tavola

Folklore e credenze popolari, i rimedi della nonna e i consigli degli amici sono, in materia di salute alimentare, più seguiti e “autorevoli” della scienza. Lo sostiene un’indagine condotta dal Food Standard Agency, dipartimento del Governo britannico sulla salubrità del cibo, secondo cui solo il 42% dei cittadini si fida e segue le indicazioni che provengono dal mondo scientifico. Se da un lato gli inglesi si sono dimostrati consapevoli dei rischi connessi all’alimentazione, dall’altro lato hanno ammesso di affidarsi più al fai da te e al passaparola che all’autorevolezza delle prove scientifiche. Una mancanza di fiducia che non riguarda solo il Regno Unito, ma che è sintomo di diffuso scetticismo da parte dell’opinione pubblica sulla veridicità delle affermazioni degli scienziati.
Per quanto riguarda aviaria, latte e organismi geneticamente modificati, le percezioni della pubblica opinione circa i pericoli per la salute umana sono infatti andate in direzione opposta rispetto quanto sostenuto dalla ricerca scientifica. Sull’influenza aviaria, in particolare, la confusione ha riguardato la quasi totalità dei cittadini: il 90% degli intervistati non mangerebbe mai un pollo proveniente da un allevamento contaminato, mentre secondo i ricercatori non esistono prove che la malattia possa essere trasmessa dal cibo, se cucinato. La popolazione ha mostrato una simile prudenza anche sul fronte Ogm: il 65% del campione si e’ dichiarato scettico circa la salubrità degli alimenti transgenici, mentre le attuali prove scientifiche non hanno rilevato rischi aggiuntivi rispetto agli alimenti tradizionali. Ultima nota stonata, il latte crudo: un quarto della popolazione britannica, specialmente di età avanzata, ha dichiarato di non conoscere o di sottovalutare i rischi connessi all’assunzione di latte non pastorizzato. Secondo la scienza, al contrario, i pericoli per la salute umana derivanti da questo prodotto sono reali, specialmente per gli anziani, i bambini e le donne incinta. Inglesi promossi invece sul tema del sale e degli avanzi, mentre sembra essere tramontata la psicosi da “mucca pazza”. Per il professor Colin Blakemore, responsabile dell’agenzia, “l’indagine ha posto interessanti quesiti sul come e sul perché alcuni cibi siano giudicati pericolosi. La buona notizia e’ che le persone prestano più attenzione di un tempo alla salubrità dei cibi. La cattiva notizia e’ che non sempre questa attenzione e’ riposta in maniera corretta. Si ascolta di più il parere di familiari e amici, piuttosto che il ricercatore. Da ciò si deduce che la scienza deve imparare a comunicare in maniera più efficace, affinché si instauri un dialogo costruttivo con i cittadinini”. E a proposito di comunicazione, sono proprio i media ad essere percepiti come poco affidabili: solo il 16% degli intervistati ha infatti dichiarato di seguire i consigli sull’alimentazione forniti da giornali, tv e internet.

Elena Mancuso