Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 136 del 22/10/2009

L’INTERVISTA “La crisi? Passerà, questione di tempo”

22 Ottobre 2009
turini turini

L’INTERVISTA

Il mondo del vino visto da Cesare Turini, fondatore di Heres. “Per ora il settore ha dei problemi, Solo tre zone si salvano”. Ecco quali

“La crisi? Passerà,
questione di tempo”

Una tendenza ai vini sempre più eleganti, una leggera flessione delle bollicine e poi il calo di credibilità delle guide di settore. Sono tre dei punti del “Turinipensiero”, ovvero il mondo del vino visto da Cesare Turini (nella foto), amministratore delegato di Querciabella e fondatore di Heres, il gruppo italiano, adesso anche società per azioni, che si propone come punto di riferimento nell’erogazione di servizi specializzati per il mercato del vino.


Un giro in Sicilia, nelle scorse settimane, per conoscere alcune importanti realtà, soprattutto nella parte orientale dell’Isola. E a proposito sembra quasi certo che una delle due aziende dell’Isola non sarà più nel portafoglio di Heres per il 2010 e quindi dovrà cercare altre strade per la commercializzazione dei propri vini.

Cominciamo con le linee generali. Come sta il mondo del vino?
“Per ora sta male tutto e il mondo del vino sta molto male rispetto ad altre realtà. La produzione è superiore ai consumi ma credo che la situazione si possa riequilibrare”.

Non tutti, però, soffrono allo stesso modo.
“È vero, ci sono diverse velocità. Una è rappresentata dagli sfusi. Si salvano poche aree”.

Quali?
“In Friuli c’è una mezza catastrofe. Dodici anni fa andava bene, anche fino al 2000. Invece l’Alto Adige va ancora bene, anche le Langhe si salvano, così come il Chianti classico, grazie al gran lavoro che il consorzio sta portando avanti”.

Come andrà a finire?
“La crisi terminerà, questo è fuor di dubbio. Quando? Non lo so. Il 2010 sarà un anno di assestamento, già adesso leggo un certo rinvigorimento. Però oggi c’è una grande confusione, in questa fase viene fuori ancora di più come il produttore di vino non sia un industriale qualsiasi”.

La crisi cambia il gusto del consumatore?
“Non credo sia la crisi. Piuttosto sono i proprietari delle enoteche ad essere sempre più bravi, che si accorgono delle preferenze del pubblico e in alcuni casi orientano le produzioni”.

Il gusto in che direzione va?
“Verso l’eleganza. In Italia abbiamo rischiato di volgarizzare la produzione, creando spesso ‘vini grossi'”.

E poi c’è la riscossa delle bollicine.
“C’è stata una battuta d’arresto ma è fisiologico, dopo il boom degli ultimi anni”.

Parliamo di Heres.
“È una realtà nata nel 2001 nata dal mio legame con il mondo del vino nato quasi per caso all’inizio degli anni Novanta. Oggi Heres distribuisce venti aziende in tutta Italia e dodici maison francesi”.

Le guide hanno sempre un ruolo importante?
“Sempre meno. La stampa italiana di settore ha un grosso problema di credibilità, un problema che non affligge, ad esempio, la stampa americana. Serve un po’ di acqua fresca, anche in questo campo”.

Cosa ne pensa del divorzio fra Gambero Rosso e Slow Food?
“Forse a lungo andare sarà positivo”.

Ultimo vino bevuto?
“Ne dico due: un Pinot nero di Gottardi e uno champagne, Gosset”.

Marco Volpe