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Vini e territori

Cerasuolo di Vittoria, la crescita serena: produzione invariata ma più valore medio

01 Marzo 2016
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Domani degustazione in anteprima a Palermo. Esauriti i posti disponibili

 

(Massimo Maggio)

di Davide Visiello 

Dici Cerasuolo di Vittoria e pensi subito al mare africano, i suoli chiaroscuri della provincia iblea, i muretti a secco, gli alberi di carrube e gli ulivi della Tonda.

L'unica Docg siciliana vive da alcuni anni una situazione di crescita lieve, diremmo serena. Niente aumenti vertiginosi di produzione di bottiglie piuttosto un numero che resta quasi invariato. Quello che cresce invece è il valore medio delle bottiglie, circa il 10 per cento negli ultimi due anni con una spinta verso l'alto che fa ben sperare per il futuro. Conosce bene queste dinamiche Massimo Maggio, presidente del Consorzio di tutela Cerasuolo di Vittoria. Che domani sarà a Palermo con Arianna Occhipinti, presidente della Strada del Vino Cerasuolo di Vittoria sia per presentare la Wine Pass (ne parliamo qui) che per partecipare alla degustazione in anteprima del Cerasuolo di Vittoria Classico 2014 (ne parliamo qui). Ma i posti per la degustazione, organizzata da Cronache di Gusto, sono esauriti, inutile scrivere ancora alla email della nostra redazione.
 
Cosa racconterebbe a un bambino per spiegare cos’è il Cerasuolo di Vittoria?
“Quello che raccontavano a me quando ero bambino: il Cerasuolo è il vino della nostra terra, fatto da uve presenti in questa zona fin dal 1600, quando è nata la città di Vittoria. Poi è il vino che piace ai Vittoriesi. Fuori da Vittoria, negli anni in cui andavo di moda i vini rossi tannici, corposi, da lungo invecchiamento, questo vino ha sofferto molto. Fortunatamente, negli ultimi anni il consumatore vede il vino come un piacere immediato e vuole gustare gli aromi che vengono dal frutto: da questo punto di vita il frappato è un vitigno d’eccellenza. La nostra fortuna è che riusciamo a fare vini che piacciono ai consumatori mantenendo l’identità del territorio”.
 
Nero d’Avola e Frappato vanno d’accordo?
“È il matrimonio perfetto: il Nero D’avola è l’uomo che dà calore, alcool, corpo forza e coraggio al vino. Il Frappato invece è la donna: profumata, gentile, elegante, di buon senso. È il Frappato che dota il vino di quei tannini nobili, mai aggressivi e molto piacevoli”.
 
Il disciplinare aiuta la produzione o la penalizza?
“A me il disciplinare non dispiace. Non è rigido, è anzi molto flessibile sulle percentuali di uvaggio da utilizzare: Nero d’Avola dal 50 al 70% e Frappato dal 30 al 50%, dando così la possibilità al wine-maker, all’uomo, al viticultore di potere disegnare e creare il vino come lui preferisce. Inoltre, forse ancora più importante, rende possibile all’estro e all’ingegno dell’uomo il fatto di adattare i vini ai vari terroir. Ognuno può adattare il vino alle condizioni più vocate della terra, visto che la zona del Cerasuolo presenta diversi microclimi e diversi suoli. È importante anche dire che l’80 % della produzione dei consorziati è in biologico o in conversione alla certificazione biologica, dimostrazione che non si bada solo alle logiche di mercato dal puto di vista produttivo-economico: il problema ambientale ci sta molto a cuore, amiamo la nostra terra, è un segno di rispetto”.
 
Quante aziende fanno parte del consorzio?
“Siamo circa trenta aziende e rappresentiamo più del 75% della produzione, tutti con l’unico obiettivo di promuovere e tutelare la nostra ricchezza principale”.
 
E quante bottiglie si producono oggi?
“Come annata 2014, abbiamo prodotto 700 mila bottiglie e la produzione è stabile ogni anno perché la nostra politica è quella di non produrre mai più vino di quanto ne richieda il mercato, infatti ogni anno vendiamo tutto con un fatturato di 4 milioni di euro solo per il Cerasuolo di Vittoria, che rappresenta una nicchia della produzione aziendale”.
 
E quindi non c’è stato incremento nella produzione?
“Da tre anni la produzione è stabile, intelligentemente stabile. È aumentato invece il valore medio della bottiglia: maggiori introiti a parità di bottiglie. Abbiamo poi consolidato la nostra presenza nei mercati esteri: recentemente sono stato a New York e ho notato che parecchi ristoranti hanno ormai il Cerasuolo in carta come referenza fissa. Oggi all’estero, quando si parla di vino siciliano, si parla ovviamente di Etna e poi del territorio di Vittoria”.
 
In Europa dove si vende il Cerasuolo?
“Inghilterra e Germania su tutte, poi Olanda e Belgio. Nei paesi scandinavi i monopoli di Stato che gestiscono il commercio del vino come in Italia si gestiscono i tabacchi, hanno indetto delle gare, chiamate “tenders”, esclusivamente di Cerasuolo di Vittoria”.
 
Obiettivi per il futuro?
“Consolidare i mercati raggiunti e diffonderci ancora di più perché ci sono parecchie zone del mondo dove il Cerasuolo ancora non è arrivato”.