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Vinitaly 2017

La Lombardia al Vinitaly: “Racconteremo le nostre produzioni con oltre mille etichette”

29 Marzo 2017
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(ph Canio Romaniello)

di Michele Pizzillo

Vuoi ascoltare un assessore regionale all’agricoltura che ti dice – e ti dimostra, anche – che bisogna puntare sul Made in Italy perché è il vero valore aggiunto delle produzioni delle singole regioni italiane?

Semplice. Segui le iniziative di quello della Lombardia, Gianni Fava che ogni volta che apre bocca, mette al primo posto l’importanza del Made in Italy e, poi, sono i singoli territori che possono e debbono affermarsi. Così, al tradizionale appuntamento di presentazione del Padiglione Lombardia al Vinitaly, in programma a Verona dal 9 al 12 aprile, Fava ha declamato quelli che sono i comandamenti che hanno caratterizzato la sua attività politica alla guida dell’assessorato alle attività agricole: qualità, promozione, internazionalizzazione. Siccome l’incontro aveva al centro il vino, secondo Fava, quando la gente trova la qualità, è disposta a pagarla, ma bisogna farla vedere questa qualità; promozione: sono i soldi spesi meglio, purchè sia fatta bene, nel momento giusto e nei posti appropriati per rafforzare la suggestione, che è la componente principale di una sana promozione; internazionalizzazione “nel momento in cui riusciamo a farci conoscere, ma su una base precisa, la reputazione – ha sottolineato Fava – devi dare garanzia al mercato estero di essere affidabile”. E, la Lombardia è affidabile perché “Il 90 % delle produzioni protette è il dato che più mi piace – ha detto l’assessore lombardo -, un circolo di qualità certificata, uno sforzo enorme non può restare fine a se stesso: sono convinto che serva riportare anche il sistema dei consorzi a valorizzare seriamente il tema della qualità, che non va relegato in una gabbia con regole eccessive. Vogliamo dare reddito alle imprese, remunerare in maniera adeguata le uve e consentire ai nostri contadini di continuare a operare”.

La lezione, ai colleghi delle altre regioni italiane, arriva da un assessore che può mettere sul tavolo numeri importanti nel settore vitivinicolo. Un incremento della produzione del 6,7% e dell’89,2% delle produzioni a denominazione di qualità (Docg, Doc e Igt), cioè, più di 160 milioni di bottiglie su 182 milioni di bottiglie potenziali dell’annata 2016. Ma i numeri più sbalorditivi sono quelli dell’export: + 66,8% negli ultimi 15 anni, periodo nel quale il valore dell'export dei vini lombardi ha guadagnato oltre 100 milioni di euro passando da quota 153 milioni di euro a quota 258 milioni di euro. E una crescita proseguita anche nel 2016, con un +1,4% in termini di valore e un +2,6% in termini di quantità rispetto al 2015. E, quindi, una vocazione sempre più internazionale per le aziende vitivinicole lombarde, che tra il 2000 e il 2015 hanno fatto registrare una crescita dirompente sui mercati esteri, come il +304% in Asia Centrale, +213,9% nell’Unione Europea, +132,6% in Asia Orientale e +85,1% in America Latina. A livello Paese le performance di crescita più rilevanti si sono registrate verso la Cina (+8.686,5%), Hong Kong (+1.508,8%), Spagna (+722,6%) e Belgio (+709,4%). Rilevante anche la conquista di spazio nei mercati di Regno Unito (+437,3%), Francia (+455,8%), Polonia e Russia (+507,9%). Un mercato, quello russo, che ha regalato grandi soddisfazioni ai produttori lombardi anche lo scorso anno. Nei primi nove mesi del 2016 le esportazioni di vini dalla Lombardia verso la Russia sono cresciute del 13,8% in termini di valore e del 21,9% in termini di quantità. Una performance battuta solamente dall'export verso la Francia, il cui valore è arrivato al 24,5%, ma superiore a quelle comunque molto positive segnate verso il Canada (+11,8%), il Giappone (+11,6%) e la Danimarca (+9,6%).

E' con questi numeri in crescita che la “Collettiva lombarda” si accinge a partecipare alla 51esima edizione di Vinitaly: 200 aziende con oltre 1.000 etichette in degustazione. Alla luce di queste performance,  Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia, che realizzano e finanziano in accordo di programma il Padiglione lombardo, hanno voluto istituire per l'edizione 2017 di Vinitaly un premio per le aziende più rappresentative in termini di export operanti all'interno dei singoli consorzi. Un riconoscimento che premia gli “ambasciatori dei vini lombardi all'estero”. Che sono: Ottavia Vistarino dell'azienda Conte Vistarino, Stefano Camilucci dell'azienda La Valle, Casimiro Maule della Casa vinicola Nino Negri, Manuele Biava dell'azienda agricola Biava, Paolo Pasini dell’azienda San Giovanni, Chiara Tuliozi dell'azienda agricola Ricchi, Roberto Gangarossa dei Poderi di San Pietro e Davide Lazzari dell’azienda agricola Lazzari. 

La presentazione della partecipazione della Lombardia al Vinitaly è, con Fava, l’occasione per fare una sorta degli stati generali del vino, certamente lombardo, ma la “fissazione” dell’assessore per il made in Italy, al centro di tutto è sempre l’immagine dell’Italia nel mondo. Così evidenziando gli obiettivi che si è dati la regione Lombardia, sempre in line con le tra parole d'ordine – qualità,  promozione e internazionalizzazione -, Fava ha illustrato la richiesta “di convocare una conferenza delle regioni agricole italiane per lunedì  10 aprile, ma già oggi farò una richiesta specifica. Il tema dell'arricchimento, considerato deroga straordinaria dalla normativa, è divenuto fatto ordinario. Noi abbiamo scelto in controtendenza, fatto che ci è costato critiche: abbiamo concesso arricchimenti solo in casi straordinari, perché  puntiamo realmente alla qualità. Chiederò formalmente che il 10 aprile si discuta su quale sia l'atteggiamento delle altre regioni: se vogliamo applicare interamente la norma è intollerabile che altri 20 soggetti in Italia facciano diversamente”. 

Il Padiglione Lombardia nel corso di Vinitaly 2017 proporrà un fitto calendario di incontri e degustazioni per buyer, operatori e giornalisti che vorranno conoscere la variegata offerta dei vini lombardi, ha detto il presidente di Unioncamere Gian Domenico Auricchio. Con una serie di iniziative frutto della collaborazione tra la Regione Lombardia, il Sistema camerale lombardo e i Consorzi di tutela dei vini lombardi. Questi ultimi sono garanti di un patrimonio che comprende ben l'8% delle Denominazioni di qualità a livello nazionale, a fronte di un contributo in termine di volumi che si ferma al 3%. La sfida, adesso, è quella di superare il segmento di mercato più basso in cui ci siamo collocati e, quindi, va recuperato il valore: sportiamo 5,6 miliardi, la Francia arriva quasi a 10 più o meno con gli stessi quantitativi. “Sono più bravi? Io penso abbiamo venduto peggio, o abbiamo faticato a raggiungere certi mercati – dice Fava -. Molti operatori, come quelli che abbiamo premiato, hanno migliorato la loro penetrazione nell'export.  Nuovi mercati vanno cercati perché  la qualità sia riconosciuta e sia remunerata in modo adeguato. Non abbiamo bisogno di nuovi marchi, ma di spingere perché  quelli esistenti si affermino”.

All’incontro milanese hanno partecipato anche il presidente e il direttore generale di Veronafiere, Maurizio Danese e Giovanni Mantovani.

 

Michele Pizzillo