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Birra della settimana

Il Piemonte e le birre artigianali: la nostra prima volta nella nuova sede del birrificio Aleghe

26 Marzo 2017
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di Andrea Camaschella

Il fine settimana scorso, in quel di Giaveno, sulle strade che portano alle montagne torinesi, verso ovest, il birrificio Aleghe ha inaugurato la sua nuova sede produttiva.

Il Piemonte vanta numeri importanti nel comparto delle birre artigianali, soprattutto vanta i Natali di due dei birrrificio pionieri del movimento, il piccolo birrificio Beba, ad opera dei fratelli Borio, tra il 1995 e il 1996, e il dinamico e sempre in crescita Baladin, la creatura di Teo Musso, che divenne birrificio nel 1996. Oggi la realtà piemontese è dinamica e simile a quella delle altre regioni, con continue aperture di nuovi, piccoli birrifici, con i birrifici consolidati che raramente crescono, ma che subiscono il continuo arrivo di prodotti nuovi, benché in piccole quantità, dei nuovi. Ecco perché fa notizia quando un birrificio si ingrandisce e inaugura una nuova sede. Ed ecco perché sono andato a farci un salto.

Neanche il tempo di arrivare e Marco Biga, l’aiuto birraio, e Enzo Canarelli mi accolgono e mi trovo con una birra in mano, è “La Bionda”, la Bohemian Pils di casa, una birra pulita, giallo paglierino, con un bellissimo cappello di schiuma pannosa e persisitente. I profumi, delicati e tenui, viaggiano tra note di miele e sentori erbacei e floreali. In bocca è bilanciata, morbida, con un passaggio rotondo tra dolce e amaro, una piacevole secchezza; il retrolfatto riporta alle sensazioni nasali, con erbaceo e floreale che spariscono abbastanza in fretta, sottolineando la necessità di un altro sorso. Una birra che colpisce in eleganza e per la facilità con cui il bicchiere si svuota. Rispetto allo stile cui si ispira manca leggermente di corpo: l’acqua qui è attorno ai 3/4 gradi francesi, difficile su una birra così costruire un corpo più importante, ciononostante il grado alcolico (5,5%) resta inavvertibile. A voler essere onesti manca anche quella nota tipica delle birre prodotte in Boemia, quel sentore di burro (diacetile), a dire il vero estremamente fastidioso. Lode ad Aleghe che ha fatto una gran bassa fermentazione, in cui si riconosce tutto il Vecchio Piemonte: agli albori dell’esplosione delle birre artigianali, la Lombardia si segnalava per la disinvoltura con cui le birre erano amaricate, il Piemonte per una mano morbida, con birre più dolci che amare, le cui migliori espressioni erano (e sono) però perfettamente bilanciate. Un trasferimento dell’understatement piemontese nelle birre.

Pochi passi e pochi sorsi più tardi mi arriva un boccale di “Pils”, sempre bassa fermentazione, ma in questo caso ispirata alle pils tedesche, del nord della Germania. Aspetto molto simile alla Bionda, forse un giallo più tenue, schiuma anche qui bella e abbondante. Le similitudini però si fermano all’etimologia dello stile, pils, e all’aspetto: il naso è subito colpito dalle note erbacee, dei luppoli, che coprono il floreale, sempre dei luppoli, e quasi sovrastano la parte mielosa del malto. In bocca mostra un carattere deciso, è corta, con un rapido passaggio dal dolce all’amaro, sottolineato da una bella secchezza. Bello il retrolfatto, erbaceo, il corpo slanciato si integra perfettamente con i 5 gradi alcolici e raccorda ogni sensazione. L’amaro è evidente, ai limiti per una birra come questa, ma appunto, ed è la chiave di volta, entro i limiti. Un sorso tira l’altro, non stanca.

Sono entrambe birre da grandi bevute, senza eccessivi pensieri. Non sono referenze da concorso, e infatti il birrificio ha riportato grandi risultati con la Brusatà, una birra affumicata e con le castagne, che conferma ogni anno premi e riconoscimenti, più che le due pils. Bella l’atmosfera dell’evento, lontana mille miglia dai clamori di grandi eventi, senza “nerd”, solo persone che volevano bersi, in tranquillità, una birra. Giovani e meno giovani, donne e uomini, si aggiravano tra tini e imbottigliatrice col boccale in mano, senza pensieri. Questo è quello che ha costruito, negli anni, il birrificio Aleghe. Nato nel 2008 a Coazze, sempre in provincia di Torino, e piuttosto vicino a Giaveno, solo un po’ più addentro alla vallata, si è sempre distinto sulle basse fermentazioni, e oggi, propone 7 birre sempre presenti e 4 stagionali, oltre a qualche piccolo esperimento e birre one-shot (senza un seguito). Enzo, socio fondatore e birraio, a prima vista pare schivo, come la sua “Bionda”: piedi ben piantati per terra, niente voli pindarici, concretezza e passi sicuri sono i marchi di fabbrica. Conoscendolo un po’ meglio viene fuori il suo carattere, il lato “Pils”: in eventuali discussioni non è certamente lui a tirarsi indietro. In ogni caso per lui possono parlare le sue birre, che ben lo rappresentano e tengono alto il suo orgoglio. Per bere si può venire al birrificio, che si è attrezzato con una piccola tap room, oppure andare al pub di Enzo e sua moglie Cristina, il Gambrinus di Avigliana, all’imbocco della valle.

E… Aleghe(*)!

Rubrica a cura di Andrea Camaschella e Mauro Ricci

(*) aleghe è il tipico benvenuto di Coazze, un modo per dire di stare allegri, che si è in un bel posto.

Birrificio Aleghe
Via Beale, 40
10094 Giaveno (TO)
393 993 8105 – 335 847 3271
www.aleghebirra.com
birra.aleghe@gmail.com 

Gambrinus
Aperto solo la sera e chiuso la domenica
Viale M. Gandhi, 7
Avigliana (TO)
393 993 7923