Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 177 del 05/08/2010

>> Mezzacorona, inchieste, accuse e veleni

28 Luglio 2010
rizzoli-fabio rizzoli-fabio

Il colosso trentino nella bufera per una richiesta di contributi da parte dell’azienda siciliana di Acate. L’ad sotto accusa per truffa all’Ue. E non mancano i sospetti di infiltrazioni mafiose. Dura replica dei vertici del gruppo che annunciano querele contro il comandante della guardia di finanza di Ragusa. Ecco la ricostruzione di tutta la vicenda

Mezzacorona,
inchieste,
accuse e veleni

Un fulmine a ciel sereno per Mezzacorona, uno dei colossi del vino italiano. L’azienda trentina finita in una bufera giudiziaria con tanto di sequestro, denunce, le accuse di una truffa milionaria all’Ue e allo Stato e sospetti pesantissimi di contatti mafiosi. Ecco la cronaca di una giornata, quella di martedì, tra comunicati e dichiarazioni di fuoco. La notizia viene battuta dalle agenzie di stampa intorno alle 8.45 grazie a un comunicato stampa della guardia di finanza di Ragusa. Le fiamme gialle raccontano di aver effettuato un sequestro ad Acate presso l’azienda vinicola della società Future Tecnologie Agroambientali Srl, partecipata dal gruppo Mezzacorona spa una delle più importanti società del settore vinicolo italiano. Il comunicato parla anche di un sequestro di denaro contante per oltre 4 milioni di euro e otto persone sono state denunciate, tra i quali i vertici di Fta e un funzionario di Banca Nuova. L’accusa sarebbe di truffa ai danni dello Stato e dell’Unione Europea, ma ci sarebbero anche possibili infiltrazioni mafiose. Un aspetto quest’ultimo che ha scatenato la reazione indignata del presidente di Mezzacorona, Guido Conci, che precisa l’assoluta estraneità del suo gruppo.

Nel dettaglio: le indagini delle fiamme gialle avrebbero ricostruito una raffinata frode per percepire illecitamente i contributi pubblici. Sarebbe stato accertato che la società Fta, con sede ad Acate avrebbe percepito un contributo di 4,366 milioni di euro illecito, in quanto avrebbe acquistato la cantina del «Feudo Arancio» da una società appartenente al suo medesimo gruppo societario. In particolare, la società acquirente e quella cedente farebbero riferimento agli stessi proprietari: la famiglia Rizzoli. Gli accertamenti si sono concentrati su tre società del gruppo Mezzocorona Spa, una di Acate e due del Trentino-Alto Adige.

L’operazione  denominata «Old Tower» avrebbe consentito di delineare le presunte responsabilità degli otto denunciati, tra i quali figura anche un funzionario dell’istituto di credito Banca Nuova che avrebbe curato l’istruttoria, per conto del Ministero dell’Economia, della pratica sfociata nell’assegnazione di 4,366 milioni di euro (non ancora interamente erogati). Gli indagati, secondo gli inquirenti, avrebbero prodotto documenti falsi e fatture per operazioni inesistenti. Ma ancora più grave è che le indagini, condotte dalla Procura di Ragusa, avrebbero individuato intrecci mafiosi legati all’azienda vinicola: le cantine di Acate contrada Torrevecchia, “Feudo Arancio”, in precedenza erano di proprietà della Torrevecchia di Favuzza & C. sas, una società riconducibile agli eredi dei cugini Salvo di Salemi, come ha sottolineato il colonnello Francesco Fallica, comandante provinciale della guardia di finanza di Ragusa, affermando che «l’azienda sequestrata appare come il crocevia di un traffico che tocca i gangli vitali di Cosa Nostra, dai cugini Salvo fino al boss latitante Matteo Messina Denaro. Il legame con gli interessi mafiosi è comprovato anche dal fatto che nei collegi sindacali delle società del gruppo figurano elementi della Grigoli Distribuzione che varie inchieste hanno documentato essere riconducibile al boss Matteo Messina Denaro».

Immediate le repliche degli interessati con due note: una del gruppo Mezzacorona e l’altra della Fta.

Il presidente di Mezzacorona, Conci ha precisato «l’assoluta estraneità del gruppo da me rappresentato. Sono convinto altresì dell’assoluta infondatezza delle accuse mosse alla Fta srl che vede una partecipazione minoritaria della Nosio spa». Comunicato che attacca anche gli inquirenti: «Ho dato mandato – scrive Conci – ai legali di verificare la veridicità di quanto presuntivamente affermato dal colonnello Francesco Fallica. Qualora le gravissime affermazioni fossero state effettivamente pronunciate, non indugerò a procedere sia in sede penale che civile nei suoi confronti per tutelare la reputazione ed il buon nome delle società e dei soci del Gruppo Mezzacorona». In un secondo comunicato Conci sottolinea che «la società Fta, colpita da un sequestro di immobile, è proprietà della persona fisica Fabio Rizzoli ed il Gruppo Mezzacorona possiede una quota di minoranza non qualificata di tale società».

Estranea alla vicenda e ad attività mafiose si dichiara anche la Fta, presieduta da Fabio Rizzoli, ad del gruppo Mezzacorona (indagato insieme con il figlio Luca). In particolare, Fabio Rizzoli nella nota ribadisce la proprietà della Fta e spiega che a essere sequestrato, in via preventiva, «è un immobile in Acate a garanzia di presunte irregolarità sulla richiesta di un contributo su investimenti effettuati in Sicilia per l’acquisizione dell’immobile stesso». Inoltre, «l’importo del sequestro di garanzia in attesa delle indagini è fino ad un massimo di 2 milioni 912 mila euro (sequestro preventivo)». Poi la rassicurazione che «l’attività di vinificazione e commercializzazione di Fta prosegue regolarmente», così come il possesso dell’immobile rimane alla società.

Comunque, l’inchiesta, scaturita da un monitoraggio complessivo dell’erogazione di contributi pubblici voluto dal procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, prosegue per ricostruire integralmente i reali assetti proprietari del gruppo, accertando eventuali responsabilità individuali all’interno degli organi di gestione e dei collegi sindacali.

Il gruppo Mezzacorona, azienda trentina, presieduto da Guido Conci e con Fabio Rizzoli come amministratore delegato, è una della realtà più importanti del settore vinicolo italiano. Composto da oltre 1.500 soci nel 2009 ha sviluppato un fatturato di 145.843.871 euro rispetto ai 139.137.199 euro del 2008, con un aumento del 4,6%. L’utile di gruppo è stato nel 2009 di 1.554.982 euro. Ha liquidato una remunerazione complessiva ai soci di 40.522.334 euro, confermandosi il primo produttore viticolo italiano in valore. Il patrimonio netto consolidato di gruppo del 2009 ha raggiunto gli 82.888.937 euro rispetto ai 79.685.484 euro del 2008.

Salvo Butera