DAL VINITALY/L’AZIENDA
Enza La Fauci presenta il suo Oblì, un Faro Doc a cui la produttrice è molto legata: “Questo è il vino che ho sempre sognato di realizzare”
Il cuore in bottiglia
A volte i vini non nascono dalla vigna ma dal cuore di chi li produce. Nella bottiglia non c’è solo il sacrificio di una vendemmia, ma anche il desiderio, la passione di chi ha fatto in modo che quel prodotto potesse essere realizzato. Oblì di Enza La Fauci è uno di quei vini. Nato dall’ardente passione di un’altrettanto ardente donna, è il frutto di un lavoro che dura da anni e che oggi è divenuto realtà.
“Sono profondamente soddisfatta di questo vino, perchè credo che mi rappresenti”, racconta la produttrice. “E’ quanto speravo di raggiungere cominciando a fare questo lavoro. Sapevo già quando ho iniziato che volevo produrre questo vino”.
Oblì è un Faro Doc, nato da un 60% di Nerello Mascalese, un 15% di Nocera, un 20% di Nerello Cappucio ed una percentuale minima di Nero d’Avola. La macerazione avviene sulle bucce ed in assenza di lieviti, mentre la maturazione in barriques dura circa dodici mesi, infine l’affinamento in bottiglia è di 6 – 9 mesi.
Un vino che si racconta da solo, al primo sorso, in cui spicca tutto il territorio circostante. “Merito del Nerello Mascalese – spiega Enza La Fauci – che sa assorbire come una spugna tutto ciò che ha intorno”. Ed è proprio per questo che Oblì parla di salsedine iodica del mare, di mineralità, del vento caldo che accarezza le vigne in estate. Un Mascalese che per una volta parla messinese, e non il dialetto etneo.
Contrada Mezzana, a due passi da Capo Peloro, qui sorgono i pochi ettari di produzione della tenuta, su terreni mai coltivati prima d’ora. Ecco perchè la macchia mediterranea è evidente nei vini di Enza La Fauci, che ha fortemente voluto questa vigna e che si è costruita da sola a dispetto di chiunque. Tutto è magia in questo luogo, perfino il terreno, che si fregia di una brillantezza unica, dovuta alla presenza di una particolare pietra, la mica dorata, molto simile all’ardesia.
La produzione avviene interamente seguendo i principi della naturalezza e non del biologico, come spiega la proprietaria stessa. “Credo nel concetto di terroir, che è ben diverso dal territorio. Io penso che tutto ciò che gira intorno alla vigna, compreso l’uomo, venga percepito dalle piante e contribuisca al successo del prodotto”.
Oblì è un vino da bere lasciandosi trasportare dalle evocazioni dei suoi profumi. Brevi scorci di un territorio sorprendente. Fascino, natura e bellezza sono le parole d’accesso, il resto si racconta da sè.
Laura Di Trapani