Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 100 del 12/02/2009

L’EDITORIALE Lettera a Obama

12 Febbraio 2009
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L’EDITORIALE

Appello al nuovo presidente degli Stati Uniti: “Nella sua agenda inserisca anche l’alimentazione e dica agli americani che bisogna mangiare meno e meglio”

Lettera a Obama

di Fabrizio Carrera

Caro signor presidente,
La seguiamo ormai da mesi tra tv, siti internet e tanti, tanti, giornali. Ci siamo appassionati il 4 novembre scorso (era notte in Italia) nel vedere come l’America, un Paese che non finisce mai di sorprenderci, le ha dato un grande sostegno con cui oggi può governare il suo Paese.

Lei è chiamato a dare risposte in un momento difficile: l’identità del modello di vita occidentale è in forte affanno, la mina mediorientale è sempre accesa, la minaccia del terrorismo non è per niente attenuata, la questione energetica è irrisolta, il futuro dell’ambiente è fortemente a rischio, e poi negli ultimi mesi, come se non bastasse, abbiamo assistito al collasso del sistema finanziario e creditizio che mette a repentaglio la nostra sicurezza più intima, il nostro modo di vivere.
Le scriviamo dall’Europa, Italia, da una regione piccola che si chiama Sicilia, un’isola al centro del Mediterraneo sospesa tra l’Africa e l’Europa, grande quanto lo Stato del Maryland, dove realizziamo un giornale on line che racconta di cibo e vino, dei piccoli piaceri della vita, di uno stile di vita che ci faccia sentire bene con noi stessi e con gli altri. Obiettivi ambiziosi ma non impossibili. Le scriviamo perché Lei è alla guida del Paese che più influenza il modo di vivere nel mondo. Pertanto ci piacerebbe che accanto ai tanti punti della sua agenda ne spuntasse anche un altro, quello dell’alimentazione, del rapporto tra gli americani e il cibo. Pensiamo spesso al Suo Paese che ha fatto del rapporto col cibo uno dei paradossi più significativi del nostro tempo: una nazione ricca e ipernutrita in un mondo dove sempre di più si muore di fame. In questa lettera le chiediamo semplicemente di spendere una frazione di tempo per spiegare agli americani che bisogna mangiare meno e mangiare meglio; che una corretta alimentazione che non trascuri il piacere della gola può farci stare bene; che lo stile di vita è fondamentale per guardare le cose con più ottimismo e meno ingordigia. Magari con lo stesso tono accorato e solenne con cui lei parla alla nazione di temi più scottanti. Il trenta per cento dei suoi connazionali soffre di obesità, mangia di tutto. C’è uno spreco di risorse ed energie che nessuno si può permettere, nemmeno il Paese più potente del mondo. Non ci interessa adesso approfondire perché Lei è favorevole agli Ogm, anche se noi nutriamo forti dubbi e preoccupazioni per la biodiversità; non ci piace sapere che ogni cibo che consuma un americano percorre in media – in media, si badi bene – 1.274 chilometri, troppi; nè ci rallegra sapere che buona parte del territorio dell’Illinois, lo Stato da cui lei proviene, sia utilizzato per produrre biocarburanti come l’etanolo da mais; ma ci fa piacere che lei ami la buona tavola (tra i suoi ristoranti preferiti a Chicago c’è un locale di cucina italiana e ne siamo onorati) e ci piacerebbe pensare che il Presidente degli Usa farà qualcosa per un ritorno alla terra che è un passaggio fondamentale per un mondo più vivibile. I vantaggi sarebbero per tutti: sia per gli Usa e la sua economia ma anche per l’Europa, ne siamo certi. E lo chiediamo a lei, signor Presidente, perché ci è piaciuta  la sua ambizione mai nascosta di rincorrere un mondo migliore. E noi pensiamo che tutto ciò si possa costruire partendo anche dalla tavola a cui ci sediamo ogni giorno. Quella porzione di cibo che ci fa vivere, andare avanti, ha una forza simbolica immensa come, pensiamo, le sue parole, i suoi gesti, quello che lei farà in questi quattro anni alla Casa Bianca. Non ci vuole molto. Non è necessario proporre leggi al Congresso o stravolgere la sua fitta agenda di impegni. Basterebbe una parola in una conferenza stampa, un messaggio televisivo al suo popolo per raccontare che noi siamo ciò che mangiamo, che stare a tavola è un piacere per noi stessi e per chi vive con noi, che se si mangia meno e meglio si risparmia pure, che la nostra è la civiltà degli sprechi, che mangiare davanti alla tv è una cattivissima abitudine. Far parlare di cibo il presidente degli Usa potrà sembrare un’eresia. Ma ci provi, signor Presidente. La vita è troppo breve per mangiare male. E lei che ci sta insegnando quanto sia importante cogliere l’attimo non potrà dimenticarlo.